percorso tematico
L’emergenza come situazione progettuale
sede
Palazzo Badoer
S. Polo 2468
informazioni
041 257 1426/1845/1865/1886/1787
coordinatore
Benno Albrecht
durata: tre anni
dottorandi
Fabiana
Cioni, Marco Marino, Vittore Negretto, Serena Pappalardo, Enrico Pulitani
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PRESENTAZIONE
La nostra può
essere definita a buona ragione una società dell’emergenza.
L’emergenza – ambientale, climatica, legata a eventi catastrofici
naturali o determinati dalle attività umane – è uno dei leitmotiv della
realtà dei nostri giorni. Per le sue drammatiche ricadute sulla vita delle
persone e delle comunità, per le sue conseguenze economiche e per
l’impatto spesso devastante su strutture, infrastrutture e opere, è
sempre più al centro dell’attenzione delle istituzioni a tutti i livelli.
Cresce inoltre la consapevolezza che l’emergenza, almeno in alcune delle
sue forme, sta diventando una condizione endemica, alla quale rispondere con
strumenti del tutto nuovi, ancora da mettere a punto.
Infatti
l’emergenza è da intendersi non soltanto come evento catastrofico
puntuale (terremoto, alluvione ecc.), ma anche come fenomeno di più lunga
durata le cui caratteristiche producono effetti violenti, squilibranti (guerre,
migrazioni, catastrofi ambientali come la siccità, la desertificazione ecc.).
In entrambi i casi si tratta di situazioni sulle quali è possibile immaginare
interventi progettuali, con metodologie e attività specifiche:
–
nell’immediato (es. abitazioni di emergenza, ausili medicali, mezzi per
procurarsi acqua potabile, sistemi di informazione efficienti…);
– nel
breve periodo (allestimento di presidi provvisori, spazi condivisi per
rafforzare il senso di comunità, interventi sugli aspetti sociali e umanitari,
prime opere di salvaguardia di beni culturali, sistemi di comunicazione
efficaci, dispositivi di cura e riabilitazione…);
– nel
lungo periodo (pianificazione, studio e restauro di monumenti e reperti,
ricostruzione, attrezzature, dispositivi, comunicazione, dotazioni
tecnologiche…).
Esiste poi un
terzo livello del problema, che sta emergendo con chiarezza in questi anni e
che riguarda fenomeni che prevedibilmente si protrarranno e anzi, si acuiranno,
nel futuro. Riguarda le nuove modalità delle migrazioni e della distribuzione
di popolazioni nei territori di accoglienza: i campi dei rifugiati non
rappresentano più oggi una situazione dichiaratamente temporanea, ma una vera e
propria nuova idea di insediamento. Si tratta di un fenomeno in costante
crescita, che richiede nuove cartografie e una nuova idea di
“luogo”, oltre che di cittadinanza. I campi profughi non sono più strutture
episodiche e transitorie, ma stanno assumendo forme di stabilità nel tempo che
devono essere oggetto una progettualità specifica. Questi insediamenti
riguardano sempre di più comunità mobili e de-territorializzate, molte delle
quali non hanno nel loro orizzonte futuro un rientro nelle proprie città o
villaggi (che spesso non esistono più e non saranno ricostruiti). Al loro
arrivo nel paese ospitante queste popolazioni, che occupano logisticamente un
territorio assegnato, lentamente riorganizzano gli spazi; modificano le norme
esistenti e ne impongono altre; propongono i propri stili di vita e di
convivenza; avanzano la propria cultura. Come si vede, è questa una grande
sfida per la ricerca.
Il percorso
di studi intende coinvolgere ricercatori di vare aree disciplinari che
contribuiscano a costruire un solido patrimonio di conoscenze in grado di
supportare decisioni e progettualità a tutti i livelli di intervento.
Obiettivi
principali della tematica sono:
- descrivere
e ordinare lo stato dell’arte;
- definire
nuove strategie e ambiti di ricerca innovativi;
- fornire specifiche
competenze attraverso un metodo di ricerca “design approach”.