Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Anacronismi. I tempi plurali dell'immagine

 

 

ciclo di conferenze

 

Alexander Nagel

New York University

1 ottobre 2013

Teatrino di Palazzo Grassi

ore 18

 

Georges Didi-Huberman

Ecole des Hautes ètudes en sciences sociales, Paris

22 ottobre 2013

Teatrino di Palazzo Grassi

ore 18

 

Philippe-Alain Michaud

Centre Pompidou, Paris

19 novembre 2013

Teatrino di Palazzo Grassi

ore 18

 

soggetti promotori

LABIM Laboratorio di teoria delle immagini (Dipartimento di Culture del Progetto, Iuav)

Scuola di dottorato Iuav

Palazzo Grassi

Punta della Dogana

François Pinault Foundation

 

le conferenze sono in inglese con traduzione simultanea in italiano

 

 

 

Un numero crescente di lavori nell’ambito della teoria dell’arte e dell’immagine si è concentrato sul ruolo e sullo statuto epistemologico delle relazioni anacroniche che attraversano gli oggetti artistici e, in generale, la cultura visiva. Sono ormai più di dieci anni che il dibattito sulla “questione dell’anacronismo” si è sviluppato con particolare intensità nell’orizzonte accademico della storia dell’arte e della teoria delle immagini, mentre un numero crescente di esposizioni e di collezioni museali ha proposto il montaggio tra opere contemporanee e del passato come forma visiva capace di condensare genealogie e di far emergere dispositivi e domande che attraversano tempi storici diversi. All’inizio degli anni Novanta Hubert Damisch indagava i modi in cui le opere d’arte riconfigurano attivamente i modelli di temporalità storica e si chiedeva: “Che cosa diciamo quando parliamo di ‘durata’? Che cosa diciamo quando parliamo di ‘storia’? E che cosa diciamo, poiché la domanda riassumerebbe tutte le altre, quando parliamo di ‘anacronismo’?” (Le jugement de Pâris, 1992).

La questione dell’anacronismo implica, infatti, la necessità di ridefinire concetti come “contesto”, “durata” e “storia” poiché essa - lungi dal ridursi ad una indebita confusione di tempi storici - tocca la definizione stessa dell’opera d’arte e della cultura visuale, attivando genealogie che trascendono il modello storicistico e l’idea di uno sviluppo temporale lineare scandito da “influenze”. È, piuttosto, sulla base di tratti strutturali che l’opera d’arte seleziona una serie di relazioni con altri oggetti e tempi, relazioni che non sono frutto di una mera legittimazione “contestuale”, ma che sono attivate dall’oggetto stesso ed in esso inscritte.

Nel 2000 Georges Didi-Huberman pubblica un testo che segnerà il dibattito e che offre un’ampia riflessione epistemologica sulla temporalità costitutivamente “plurale” dell’opera d’arte e dell’immagine, nel quale autori come Walter Benjamin e Aby Warburg giocano un ruolo cruciale (Devant le temps. Histoire de l’art et anachronisme des images, 2000, tradotto in italiano nel 2007). Numerosi sono i lavori che in quegli anni pongono esplicitamente al centro la questione della relazione tra opera d’arte contemporanea e opere del passato (tra gli altri: Mieke Bal, Quoting Caravaggio: Contemporary Art, Preposterous History, University of Chicago Press, Chicago 1999 e la raccolta postuma degli articoli dedicati da Daniel Arasse a questo tema: Anachroniques, Gallimard, Paris 2006), sino alla recente indagine di Alexander Nagel e Chris Wood sulla questione dell’anacronismo nel Rinascimento (Anachronic Renaissance, New York 2010) e al recente lavoro dello stesso Nagel sui rapporti tra arte contemporanea e dispositivi e funzioni dell’arte medievale (Medieval Modern, London 2012).

Che siano usate le espressioni “anacronismo” e “anacronistico”, o che si indichi invece il regime temporale multiplo dell’immagine come “anacronico” con un termine lontano da ogni connotazione peggiorativa (come propongono Nagel e Wood), ad essere in gioco sono le relazioni e condensazioni temporali ed il coacervo di temporalità differenti che attraversano l’immagine. Ciò non significa che queste relazioni siano a-storiche, al contrario, come riassume Walter Benjamin, la loro “specificità storica” consiste in “connessioni tra diverse opere d’arte che sono atemporali – zeitlos – e tuttavia non mancano di rilevanza storica”.

La questione del rapporto tra immagine e anacronismo e l’interrogazione della “temporalità plurale” che attraversa le opere contemporanee e non, così come gli oggetti della cultura visuale, è dunque cruciale per una storia dell’arte che rifletta in modo critico sui propri modelli temporali, per una teoria e una semiotica dell’immagine da sempre interessate alla temporalità specifica degli oggetti visivi e per ogni approccio che si fondi su uno sguardo ravvicinato alle opere, volto a reperire le relazioni, i dispositivi, i paradigmi teorici che permettano di dischiudere la “leggibilità” di quegli stessi oggetti.

 

Il ciclo di conferenze “Anacronismi. I tempi plurali dell’immagine” intende approfondire alcuni aspetti di un dibattito internazionale che investe diverse pratiche e diversi orizzonti disciplinari, attraverso l’intervento di alcuni tra i principali esponenti di quel dibattito.

Oltre alla conferenza pubblica è previsto presso la Scuola di dottorato Iuav un workshop con un numero limitato di partecipanti, rivolto a dottorandi e ricercatori post-doc, per proseguire la discussione sulla base di alcuni testi forniti dai relatori e letti in anticipo, al fine di sviluppare una riflessione condivisa e approfondita.

 

 

Informazioni

Angela Mengoni

angela.mengoni@iuav.it