
L'avversario
Autunno-inverno 2023
in copertina:
Greg Girard, Prince Bar, Okinawa, 2008
Tutti i contributi pubblicati in questo numero sono stati sottoposti a un procedimento di revisione tra pari (Double-Blind Peer Review) ai sensi del Regolamento Anvur per la classificazione delle riviste nelle aree non bibliometriche, ad eccezione dei testi presenti nelle rubriche Citazione e Inserto.
ISSN 2704-7598
ISBN 978-88-229-2139-0
acquista su Quodlibet
Avversare è volgersi verso qualcuno o qualcosa contro (in un combattimento, in un gioco, in una discussione, in un processo…), ma è anche prendere le distanze da una posizione, da una teoria come da una pratica. L’etimologia dell’avversario implica quindi una logica di fronteggiamento: l’esser rivolto contro dischiude però paradossalmente il legame costitutivo dell’interazione fra antagonisti. Questo incrocio di sguardi fa dell’interazione conflittuale un luogo privilegiato di produzione di mascheramenti, mimetizzazioni, ma anche parate, ostentazioni, minacce, intimidazioni. L’avversario prende corpo sia inseguendo accanitamente progetti dell’Eden, sia lasciando prosperare immani miserie, mancanze, accantonandole in un altrove, che poi ritorna. È la misura (avversativa) della difficile ricerca di un equilibrio.
Autori
Sara Marini (Editoriale); Marguerite Duras (Citazione); Francesco Urbano Ragazzi (Inserto); Katharina Hövelmann (Archivio); Roberto Esposito (Saggi); Lorenzo Mingardi (Saggi); Silvia Bodei, Adheema Davis (Saggi); Marco Mazzeo (Saggi); Jacopo Rasmi, Luca Vettori (Ring); Francesco Trovò (Ring); Benjamin Chavardès, Lorenzo Ciccarelli (Ring); Michelangelo Pivetta (Progetti); Carlo Gandolfi (Progetti); Lamia Hadda, Alberto Pireddu (Traduzione); Mardi ibn Ali al-Tarsūsī (Traduzione); Kengo Kuma con Marco Vanucci (Intervista); Jacopo Galli (Tutorial); James Carpenter (Building); Fabrizio Marzilli (Fundamentals); Paolo Bosca (Fundamentals); Kris Pint (Fundamentals); Jacopo Cantalini, Federico Della Sala (Fundamentals); Fabio Salomoni (Fundamentals); Marcos Amado Petroli (Fundamentals); Gianpaolo Cacciottolo (Fundamentals); Philip Goldswain (Fundamentals).
Indice
Abstract dei contributi
Sara Marini
L'avversario
Parole chiave
Avversario, conflitto, tempo, nemico, minaccia
Avversare è volgersi verso qualcuno o qualcosa contro (in un combattimento, in un gioco, in una discussione, in un processo…), ma è anche prendere le distanze da una posizione, da una teoria come da una pratica. L’etimologia dell’avversario implica quindi una logica di fronteggiamento: l’esser rivolto contro dischiude però paradossalmente il legame costitutivo dell’interazione fra antagonisti. Questo incrocio di sguardi fa dell’interazione conflittuale un luogo privilegiato di produzione di mascheramenti, mimetizzazioni, ma anche parate, ostentazioni, minacce, intimidazioni. L’avversario prende corpo sia inseguendo accanitamente progetti dell’Eden, sia lasciando prosperare immani miserie, mancanze, accantonandole in un altrove, che poi ritorna. È la misura (avversativa) della difficile ricerca di un equilibrio. Il termine ricorre in innumerevoli biografie nella storia dell’architettura, delle arti, del pensiero, delle scienze, della politica, certo a volte si assiste a inversioni: alcuni noti avversari sono diventati poi seguaci e viceversa.
Marguerite Duras
Sinking
Parole chiave
Abisso, casa, scavo, cemento, Marguerite Duras
Breve estratto da Marguerite Duras, La vita materiale. Marguerite Duras parla a Jérôme Beaujour, Feltrinelli, Milano 1992, p. 68.
Francesco Urbano Ragazzi
Adoration. Nothing Against
Parole chiave
Pauline Curnier Jardin, carcere, arte pubblica, detenzione, esclusione sociale
Un grande wall drawing e un film animato trasformano la sala colloqui di un carcere in un luogo di festa. Adoration, questo il nome dell’opera di Pauline Curnier Jardin realizzata per la Casa di Reclusione Femminile della Giudecca, inaugura l’8 aprile 2022 a Venezia per diventare permanente e a uso esclusivo della comunità penitenziaria. Retroscena e avanscena del progetto vengono raccontati dai curatori descrivendo una forma di liturgia dell’arte che affronta le dinamiche di inclusione/esclusione sociale. Adoration è un’opera d’arte pubblica chiusa al grande pubblico; è commissionata e realizzata da un gruppo di detenute; viene inaugurata in occasione della Biennale di Venezia e la sua vita è tutta al di là dell’evento. Al di là del tempo e dello spazio dell’arte, al di là delle maschere sociali, al di là del consumo culturale.
Katharina Hövelmann
L’archivio di un avversario. Sulla nascita dell’archivio di Adolf Loos
Parole chiave
Adolf Loos, Albertina, Vienna, Ludwig Münz, Franz Glück
Largamente dimenticato fino agli anni Sessanta, Adolf Loos, avversario di Joseph Hoffman e nemico della secessione, è oggi inseparabile dalla storia dell’architettura. Loos si era posizionato come avversario nei confronti dell’architettura contemporanea, facendo di questa avversione la cifra della sua figura di architetto. Loos disponeva di un’ampia rete di contatti, tra cui numerosi studenti e amici che lo veneravano. Ma come si è arrivati a poter fare ricerca sulla sua opera? Il testo ricostruisce le tappe che hanno portato all’istituzione dell’archivio di un avversario, a partire dal lavoro avviato dagli storici dell’arte Franz Glück e Ludwig Münz dopo la morte di Loss del 1933, fino all’acquisizione tra i fondi dell’Albertina di Vienna.
Roberto Esposito
L'avversario
Parole chiave
Genesi, Avversario, Iabbòq, Giacobbe, angelo
L’oggetto dello scritto è costituito da quello che per certi versi è considerato l’archetipo di tutte le lotte. Si tratta di uno dei passi più enigmatici della Bibbia (Genesi 32,22-33) che racconta della lotta, sul fiume Iabbòq, di Giacobbe con un essere sconosciuto, il cui esito resta incerto. Il tema è stato ripreso tante volte nella cultura teologica, filosofica, letteraria, pittorica, senza che se ne sia penetrato l’intero significato. Nel testo dell’autore, dopo aver descritto la scena, verranno poste fondamentalmente tre domande: 1. Si tratta davvero di una lotta (o di un sogno, di un presentimento, di un abbraccio)? 2. Chi è l’avversario (un uomo, un dio, un angelo, sé stesso)? 3. Chi resta vincitore (o il combattimento non ha vincitori)?
Lorenzo Mingardi
Gli stadi per il Mondiale di Calcio Italia ’90. Riti, mascheramenti e antagonisti
Parole chiave
Stadio, Coppa del Mondo, Italia ’90, architettura dello sport, rivalità
I Mondiali di calcio del 1990 organizzati in Italia rappresentano un caso studio unico nell’ambito delle manifestazioni sportive: molti furono i soggetti coinvolti nell’organizzazione dell’evento e molte le ripercussioni sullo scenario economico, politico, culturale e sociale del Paese. Il saggio analizza gli stadi costruiti per Italia ’90, contestualizzandoli all’interno del fenomeno globale della Coppa del Mondo. Le nuove strutture sono il frutto di numerosi mascheramenti e si caratterizzano per la loro natura antagonista nei confronti della città. Un aspetto peculiare di Italia ’90 rispetto ai mondiali precedenti ha riguardato le dinamiche organizzative dell’evento, volte a rafforzare la politica economica interna e a veicolare il Made in Italy in tutte le possibili declinazioni della cultura del progetto.
Silvia Bodei, Adheema Davis
Geografie della città divisa durante l’apartheid. Il caso di Block AK a Durban
Parole chiave
Aianificazione urbana, patrimonio architettonico, memoria collettiva, apartheid, decolonizzazione
Block AK, un’area di circa sei ettari a Greyville, nel centro di Durban (Sudafrica), un tempo sede di una vivace comunità multiculturale, è oggi quasi disabitata, segnata ancora dalle segregazioni dell’apartheid (1948- 1994). Dichiarata “area per i bianchi” nel 1963, venne imposto lo spostamento forzato degli abitanti e la sua demolizione (conclusa nel 1980). Molto poco è rimasto della vita di allora: solo poche foto e la voce di chi ci abitava. Il contributo, dopo un’introduzione sulla pianificazione urbana dell’apartheid, ripercorre la storia del luogo cercando di tracciarne la configurazione originaria e i possibili scenari futuri. Recuperare la memoria di Block AK è una necessità urgente, anche alla luce di altre esperienze avvenute in Sudafrica, come a District Six (Cape Town) e South End (Gqeberha), dove due musei, sorti adiacenti ad aree demolite dall’apartheid, ne testimoniano la storia. Gli abitanti originari, uniti nel Block AK Action Committe, esigono un risarcimento e rivendicano la loro identità.
Marco Mazzeo
L’avversario per definizione. Il caso Muhammad Ali
Parole chiave
Aggressività, choc, linguaggio, pugilato, rito
Il saggio prende in esame un caso che si inserisce nel cuore dei conflitti degli anni Sessanta e Settanta. Muhammad Ali non è solo un pugile: è oratore, poeta, attore politico negli Stati Uniti della guerra del Vietnam. Il contributo ne analizza le caratteristiche conflittuali: per un verso è l’avversario per definizione perché sembra seguire il cliché (pugile, nero, istrione); per un altro Muhammad è colui che ridefinisce la nozione stessa di avversario perché stravolge le categorie del tempo cui appartiene. È un pugile che parla; è un nero che non si sottomette; anticipa alcune caratteristiche del mondo e del lavoro tipiche del XXI secolo.
Jacopo Rasmi, Luca Vettori
Infinire il gioco
Parole chiave
Atleta, performance, spettacolo, hacking, gioco
L’avversario è un problema discusso da due maschere filosofiche che dialogano: un pubblico e un atleta. Insieme svolgono una critica dell’attività sportiva mentre rinnovano il desiderio per essa. Il cardine di questa conversazione è l’idea di un gioco irriducibile all’economia dell’attenzione e alla cattura dello spettacolo in cui l’evento atletico tende a scivolare con la complicità dei media. Della natura scenica e immaginifica dello sport si definiscono quindi due prospettive in tensione. Allo sfinimento del gioco, nonché dei giocatori all’interno della macchina competitiva e mediatica, si contrappone una volontà di infinirlo, sottraendolo all’alienazione di obiettivi esteriori al suo godimento. Senza inscenare una battaglia eroica e concorrenziale, i due personaggi concordano nell’occupare e deviare il campo dell’“avversario” con gesti pirata.
Francesco Trovò
Ambiente vs Paesaggio. Il territorio conteso tra urbanistica, ecologia e tutela paesaggistica
Parole chiave
Transizione ecologica, paesaggio, ambiente, energia rinnovabile, green deal
Le materie di ambiente e paesaggio sono caratterizzate da reciproche avversità concettuali e giuridiche, acuite dai temi legati alla transizione ecologica. Gli impianti di energia rinnovabile potranno avere effetti positivi sull’ecologia e l’ambiente, ma gli stessi produrranno potenzialmente un impatto negativo sui valori del paesaggio. Il confronto potrà portare a una scelta tra istanze rilevanti, fra loro contrapposte, che occorrerà equilibrare affinché una non sia preponderante rispetto all’altra. Alla posizione secondo cui la tutela del paesaggio è autonoma rispetto a quella dell’ambiente, se ne contrappone un’altra per cui il territorio va inteso in modo olistico; quest’ultima individua proprio nella separazione delle competenze una delle cause dell’inefficacia dell’azione di tutela e auspica la formazione di un unico nucleo decisionale in cui gli antagonismi siano messi a sistema e risolti, anche elaborando codici culturali per la costruzione di nuove convivenze.
Benjamin Chavardès, Lorenzo Ciccarelli
L’antagonista perfetto
Parole chiave
Vittorio Gregotti, Paolo Portoghesi, moderno, postmoderno, architetto intellettuale
Il contributo prende in esame le figure di Vittorio Gregotti (1927-2020) e Paolo Portoghesi (1931-2023) presentati dalla storiografia, e da loro stessi, come alfieri di schieramenti fieramente inconciliabili: da una parte il moderno dall’altra il postmoderno; da una parte l’adesione alla regola dall’altra l’esaltazione della deroga; da una parte il razionalismo dall’altra il manierismo; da una parte la Neue Sachlichkeit dall’altra l’Art Nouveau; da una parte Leon Battista Alberti dall’altra Francesco Borromini; da una parte Milano dall’altra Roma; da una parte la Biennale di Venezia del 1976 dall’altra quella del 1980.
Consapevoli della complessità dei due personaggi, delle sfumature culturali e dell’evoluzione teorica e figurativa di cui si sono fatti portatori, il contributo isola e discute alcuni frammenti del vasto mosaico che hanno intessuto per argomentare come, superata la stagione delle polemiche, due architetti che si credevano irriducibilmente lontani possano essere invece interpretati come affini se paragonati al contesto della più stringente contemporaneità.
Michelangelo Pivetta
Paranoia cefalopode. L’archeologia di West Star
Parole chiave
Bunker, Nato, archeologia, guerra, musealizzazione
Nel 1964 una moltitudine operosa, come una collettività di imenotteri segretamente affaccendati nella pancia del monte Moscal vicino a Verona, realizzava uno dei più vasti sistemi fortificati sotterranei del mondo: West Star. Il dispositivo architettonico militare, lungi dall’ospitare qualsiasi stravagante armamento, era contenitore speciale di marchingegni elettronici, parte di una rete che fino ai primi anni Duemila ha governato le attività Nato. Tecnicamente si pone come una gigantesca macchina destinata alla sopravvivenza antiatomica, pensata come una stazione orbitale o un sottomarino, niente altro che un immenso abitacolo pressurizzato in grado di vincere le forze della natura, stavolta scatenate dalla folle tendenza umana alla distruzione. Il progetto di recupero e musealizzazione farà di West Star contenitore e contenuto, museo di sé stesso e involucro di un apparato narrativo incentrato sulla guerra fredda destinato ai più giovani: un processo transitivo, dal monumento in sé, West Star, al racconto delle sue finalità, e viceversa.
Carlo Gandolfi
La mossa della torre. Un innesto nella Torre Locatelli di Mario Bacciocchi a Milano
Parole chiave
Mario Bacciocchi, moderno milanese, conflittualità urbana, torre, città
Questo è il racconto di un progetto fatto di relazioni, inserito in un sistema di rimandi che vanno dalla città, ai linguaggi che ne abitano le architetture; dalle decisioni, alle misure, fino alla scala del dettaglio, ossia quella che permette all’architettura di essere controllata e costruita. L’obiettivo è quello di raccontare come queste relazioni, alternandosi, assumono lo statuto di mosse successive in grado di formare la scena urbana, includendo conflitti e rimandi. Il racconto parte da una promenade che attraversa il Novecento milanese e si ferma in una casa, un innesto all’interno della Torre Locatelli costruita su progetto di Mario Bacciocchi negli anni Trenta. Un luogo dell’abitare sospeso, dove lo spazio aperto e quello domestico, sono immersi nella città grazie a una serie di traguardi visivi incrociati. Qui è possibile raccontare la città; qui si può vivere, danzare, fare feste e sentire il vento che a Milano non c’è mai, come se si fosse altrove, ridossati e lontani dai seppur prossimi antagonisti.
Lamia Hadda, Alberto Pireddu
L’arte della guerra nel trattato di al-Tarsūsī per Saladino, fine XII secolo
Parole chiave
Poliorcetica, Mardhī ibn Ali al-Tarsūsī, Saladino, guerra, trattato militare
Nell’ambito della letteratura intorno alla poliorcetica, il Tabsirat arbāb al-albāb fī kayfiyyat an-najāt fi’l-hurūb min al-anwā’ wa nashr a’lām al-a’lām fi al-’udad wa al-’alāt al-mu’īnah ‘ala liqā’ al-a’dā’, scritto da Mardhī ibn Ali al-Tarsūsī nel 1187, occupa una posizione di primissima importanza, poiché si colloca agli albori della trattatistica araba sull’argomento. Custodito presso la MS Huntington Collection della Bodleian Library di Oxford, al numero 264, il manoscritto è ancora pressoché inedito, essendo stato trascritto e tradotto solo in parte. Si propone dunque la traduzione di un estratto dedicato principalmente alla descrizione dei mangani, di cui si esplorano i significati e le diverse strutture e costruzioni. In esso, il confronto tra le differenti tecnologie in forze ai nemici è parso significativo nell’orientare la scelta dei fogli da approfondire: in queste pagine si tenta, infatti, una definizione delle potenzialità dell’avversario e delle possibilità, più o meno reali, di sconfiggerlo.
Mardi ibn Ali al-Tarsūsī
Informazioni per i saggi su come scampare ai combattimenti e la diffusione di istruzioni sull’equipaggiamento e sui dispositivi che aiutano ad affrontare i nemici
Parole chiave
Poliorcetica, Mardhī ibn Ali al-Tarsūsī, Saladino, guerra, trattato militare
Traduzione di Lamia Hadda e Alberto Pireddu di un estratto del trattato di Mardi ibn Ali al-Tarsūsī, Tabsirat arbāb al-albāb fī kayfiyyat an-najāt fi’l-hurūb min al-anwā’ wa nashr a’lām al-a’lām fi al-’udad wa al-’alāt al-mu’īnah ‘ala liqā’ al-a’dā’, 1187.
Kengo Kuma con Marco Vanucci
Artigianale e computazionale. L’altra modernità
Parole chiave
Kengo Kuma, modernità, artigianato, architettura giapponese, Hiroshi Hara
Alla fine del XX secolo, la computazione e la produzione digitale (tecnologie Cad/Cam) hanno introdotto un cambiamento paradigmatico nello sviluppo tecnologico, soppiantando la produzione industriale serializzata: la personalizzazione di massa a costo marginale nullo resa possibile dalle macchine digitali ha aperto la strada a una nuova forma di produzione che unisce la variabilità dell’artigianato e l’efficienza delle macchine meccaniche. L’opera di Kengo Kuma, in linea con la tradizione architettonica giapponese in cui l’edificio è costituito di parti intercambiabili, si è imposta all’attenzione internazionale per aver sfidato l’idea di un’architettura oggetto in cui l’unità del tutto prescinde l’articolazione delle singole parti. La sua architettura ha come scopo di ristabilire un rapporto con il luogo e di esperire lo spazio con tutti e cinque i sensi. L’intervista ripercorre la sua carriera intellettuale e professionale, mettendo in evidenza gli anni della sua formazione in Giappone, tra l’apprendimento dell’artigianato tradizionale e le sperimentazioni che lo hanno proiettato nell’avanguardia internazionale.
Jacopo Galli
Verso la costruzione di un atlante ragionato della distruzione
Parole chiave
Distruzione, urbicidio, catastrofe, ricostruzione, atlante
“Distruzione” è oggi un termine centrale nel vocabolario dell’architettura e indica il grande avversario del continuo processo di modifica dell’ambiente naturale per le necessità antropiche. Il tutorial intende comprendere come la distruzione, la sua minaccia ma anche la sua tragica attuazione, sia stata nel recente passato – e possa divenire nell’imminente futuro – motore attivo per il ripensamento degli spazi urbani e degli assetti territoriali. Costruire un atlante delle distruzioni urbane consente di fornirsi di uno strumento fondamentale non tanto per la comprensione di un passato comunque poco esplorato, ma principalmente per il progetto di un futuro in cui distruzioni significative di brani urbani diverranno la norma e non l’eccezione. Il contributo individua alcuni strumenti progettuali in grado di orientare la navigazione nelle distruzioni passate e future, per poter affrontare efficacemente il grande avversario.
James Carpenter
Ecologie di luce. Ground Zero
Parole chiave
Jcda, Ground Zero, New York, 11 settembre, James Carpenter
A volte l’avversario diventa nemico, entra nella città e ne distrugge simboli e sicurezze. A questa violenza si può rispondere con una chiusura oppure riproponendo la città come luogo aperto al mondo. Il contributo di James Carpenter (Jcda) riflette sul progetto del 7WTC, primo edificio eretto a Ground Zero, dopo l’attacco dell’11 Settembre 2001. Nel progetto, la cura del dettaglio costruttivo, il dimensionamento degli elementi, lo studio del colore e della rifrazione della luce diventano strumenti per offrire una nuova ecologia dei luoghi, una cura per corpi e menti feriti dall’incursione del nemico. Accompagnano il testo tavole con disegni di dettaglio curate dal gruppo di lavoro The Formwork, che, rielaborando criticamente disegni esecutivi, varianti di progetto, fotografie e mockup, documentano il delicato equilibrio fra imperativi di sicurezza, esigenze tecnologiche e ambizioni estetiche che Jcda ha saputo creare per rispondere agli obiettivi programmatici del proprio sforzo etico e creativo.
Fabrizio Marzilli
Douglas Darden and the Allegory of the Adversary
Parole chiave
Douglas Darden, Condemned, perdita, Underbelly, limite
L’architetto americano Douglas Darden individua nel dittico di teoria e progetto un binomio antagonista. Attraverso la pratica progettuale, egli identifica il rivale come perdita costruttiva nei confronti di una data idea di architettura favorendone un’altra, intesa come “mediazione critica sulla finitudine e sul fallimento”. Questo dialogo sottolinea un tema intrinseco dell’architettura, cioè il rapporto tra costruzione e distruzione, tra positivo e negativo. Ogni atto architettonico diventa un dialogo tra queste coppie fondamentali, dove la potenzialità dell’architettura risiede nel “riconoscimento di questa condizione reciproca” e nella capacità secolare dei canoni architettonici di essere capovolti. Il testo restituisce, nella figura e nell’opera di Darden, il tema dell’avversario come attitudine per una ri-significazione dell’architettura attraverso l’indagine su ciò che sta dietro, ciò che è nascosto, verso quel limite che l’architetto identifica nell’architettura stessa.
Paolo Bosca
Synchysis. The Path of Fluid Knowledge
Parole chiave
Sinchisi, Michel Serres, mescolanza, estetica del gusto, epistemologia
Sinchisi è una parola solitamente usata in retorica e in medicina che indica, in generale, confusione e caos. Michel Serres, nel suo I cinque sensi, riabilita questo termine per suggerire un tipo preciso di congiunzione: la parola nomina l’atto di convogliare due fluidi insieme e può aiutare a pensare alle cose nella loro mescolanza, superando le difficoltà che di solito portano solo al caos. La sinchisi sembra l’avversario perfetto della linearità che il pensiero moderno insegue. Non appena lo sguardo si sposta oltre le pretese di purezza analitica, ci si rende conto che in realtà la sinchisi indica un gioco di forze fatto di spinte e coinvolgimenti reciproci completamente legati al flusso in cui si manifestano. La sinchisi, nel senso suggerito da Serres, configura un’interazione mescolata, libera e repulsiva rispetto agli strumenti di oggettivazione.
Kris Pint
Reparative Architecture
Parole chiave
Alienazione, modernismo, object-oriented ontology, psicoanalisi, lettura reparativa
Considerando l’oggetto architettonico come un avversario non relazionale e non umano, si rivela paradossalmente la sua funzione riparativa. La riparazione è intesa qui nel senso dato da Eve Kosofsky Sedgwick, ovvero come la possibilità di usare gli artefatti culturali in modo creativo e trasformativo per affrontare conflitti interiori e affetti negativi. L’architettura riparativa non è quindi solo legata al benessere e al miglioramento dell’ambiente costruito. L’architettura può diventare riparativa anche quando funge da schermo di proiezione su cui i sentimenti di frustrazione, malinconia e disagio possono trovare una forma esterna. Proprio perché vuole pensare oltre l’essere umano, la teoria architettonica orientata agli oggetti ci permette di esaminare questo aspetto dell’oggetto architettonico come forza antagonista. Due casi lo illustreranno brevemente: la geometria malinconica della teiera Bauhaus di Marianne Brandt (1924) e la sublime indifferenza del cenotafio per Isaac Newton di Étienne-Louis Boullée (1784).
Jacopo Cantalini, Federico Della Sala
The Shield and the Bandit. City, Conflict and Escape Routes between Loraux and Lorenzetti
Parole chiave
Stasis, antagonismo, città, guerra civile, diserzione
Il contributo propone una riflessione sull’opera della storica francese Nicole Loraux, La Cité divisée. L’oubli dans la mémoire d’Athènes, dato alle stampe per la prima volta nel 1997. Considerato oggi un libro fondamentale per tutti coloro che desiderano approfondire la comprensione sul complesso fenomeno della città, le ricerche di Loraux si concentrano sull’impiego, attestato nell’Atene classica del V secolo a.C., del discorso e della rappresentazione pubblica come mezzo per sopprimere una particolare e fondamentale istituzione della polis: stasis, traducibile approssimativamente come “guerra civile”. Le riflessioni di Loraux sulla culla della democrazia nel momento stesso in cui questa vedeva la luce possono aiutarci a comprendere come la guerra civile e l’antagonismo siano meccanismi profondamente radicati nell’esperienza urbana e politica contemporanea, rivelando in questo modo traiettorie decisive e urgenti, crocevia e vie di fuga inedite per pensare, immaginare e agire il conflitto politicamente in modo diverso dalla metropoli.
Fabio Salomoni
The Football Supporter’s ‘Work’. Football, Adversaries, War Rituals
Parole chiave
Tifoso, riti, avversario, conflitto, pacificazione
Nell’immaginario moderno il “mestiere” del tifoso calcistico è intrinsecamente legato alla presenza di un avversario e alla necessità di mettere in scena con esso una battaglia simbolica collettiva fondata sulla contrapposizione amico/nemico in uno spazio specifico, lo stadio. Questa ritualizzazione della battaglia ha una dimensione prettamente simbolica e metaforica, spesso anche quando include manifestazioni di aggressività e di violenza fisica. Tali rituali settimanali a lungo sono stati derubricati a momentanee perdite di controllo e sostanzialmente tollerati. Da un paio di decenni il tifoso e i suoi riti guerreschi sono stati trasformati invece in allarme sociale e hanno legittimato una serie di misure coercitive e di controllo. Nel disagio del tollerare espressioni simboliche di inimicizia e di sovversione carnevalesche e nella volontà di produrre un mondo sociale iper-pacificato, le società contemporanee rivelano l’isolamento e l’insicurezza sulle quali sono fondate.
Marcos Amado Petroli
The Mechanization of the Sacred Grotto
Parole chiave
Grotta, teoria dell’architettura, architettura primitiva, architettura ancestrale, mito
La nozione di “grotta”, uno dei modelli architettonici più antichi e mitici, è attualmente in tensione con l’ethos meccanizzato del tempo. Il suo aspetto cavernicolo e uterino ha storicamente dato origine a fondamentali significati allegorici e metafisici. Tuttavia, la nozione di “grotta” si è scontrata recentemente con la realtà sociale quantificabile delle società tecnologiche. Il testo ripensa lo spazio della grotta attraverso posizionamenti teorici che ne evidenziano la trasfigurazione nel corso del tempo. Attraverso una ricerca comparativa, il contributo mette in luce come la consolidata “capanna primitiva” abbia messo in discussione la propria autonomia come sistema primario di territorializzazione della cultura umana.
Gianpaolo Cacciottolo
Chronicle of a Duel. Bonito Oliva vs. Celant
Parole chiave
Arte contemporanea, pratica curatoriale, Germano Celant, Bonito Oliva, esposizioni
Il contributo intende ricostruire ed esaminare le principali tappe della competizione tra due figure nodali della scena artistica italiana: Achille Bonito Oliva e Germano Celant. Dagli anni Settanta ad oggi la rivalità tra i due è divampata negli spazi elastici della critica e delle mostre, spazi che questa stessa rivalità ha galvanizzato in maniera decisiva. Due diversi modelli di critica, ma anche di curatela, che hanno segnato la storia recente dell’arte contemporanea in Italia e non solo. Ripercorrere le tappe della competizione culturale tra Achille Bonito Oliva e Germano Celant significa individuare gli snodi critici che hanno segnato la scena artistica italiana e internazionale degli ultimi cinquant’anni: la posizione e la funzione del critico, il valore della scrittura (critica e curatoriale), la mostra come spazio di verifica e sperimentazione, l’affermazione del curatore a scapito del critico in una dimensione ormai globale, l’importanza dei documenti e dell’archivio nelle pratiche critiche e curatoriali, il rapporto con le istituzioni.
Philip Goldswain
Adversarial Urbanism. Mining and Settlement in the Western Australian Goldfields, 1897-1905
Parole chiave
Boomtown, miniera, morfologia urbana, urbanizzazione, mappe
Nel 1901, meno di un decennio dopo la scoperta dell’oro, Kalgoorlie, Boulder e l’East Coolgardie Goldfield (Australia Occidentale) erano raffigurati in una serie di mappe elaborate, colorate e dettagliate che illustravano la complessità spaziale, amministrativa e territoriale di questo importante agglomerato urbano industriale in rapido sviluppo. Il contributo riflette sulle interazioni, le tensioni e i conflitti tra i diversi usi del suolo che costituivano questo insediamento, per esplorare l’“urbanesimo contraddittorio” risultante dalla rapidità della sua crescita. Attraverso l’analisi visiva delle mappe e l’identificazione di attori morfologici formalmente distinti, sono state individuate quasi ottanta aberrazioni nella griglia catastale della città. Ognuna di esse ha un processo, una temporalità e un’impronta distintiva sulla boomtown. La comprensione di questo periodo di contestazione, con le sue forme urbane arbitrarie determinate dalla negoziazione tra forze geologiche e metropolitane, rende complessa la storia urbana.
Contatti
Vai alla rubricaPublishing actions and research development