Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Vesper. Rivista di architettura, arti e teoria

 


Guido Guidi, Sardegna, 11 maggio 2011

 

 

Vesper No. 9 L’avversario

Call for abstract e call for paper

 

 

Vi costruirò una città fatta di stracci, io!

Vi costruirò senza progetto e senza cemento

Un edificio che non distruggerete, e che una sorta d’evidenza schiumante

Sosterrà e gonfierà, che verrà a ragliarvi sul naso

E sul naso gelato di tutti i vostri Partenoni, delle vostre arti arabe, e dei vostri Ming.

Henri Michaux, Contro!

 

Garcin: Capisco benissimo che la mia presenza la infastidisca. E, personalmente anch’io preferirei restare solo: ho bisogno di mettere in ordine la mia vita e di concentrarmi in me stesso, di raccogliermi. Ma sono sicuro che potremo benissimo adattarci l’uno all’altro; io non parlo, non mi agito mai e faccio poco rumore. Soltanto, se posso permettermi un consiglio, bisognerà comportarci tra di noi con la massima gentilezza. Sarà la nostra miglior difesa.

Jean-Paul Sartre, A porte chiuse

 

Preferenza per certe virtù. Noi non attribuiamo particolar valore al possesso di una virtù se non quando ne abbiamo constatata la completa mancanza nel nostro avversario.

Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano

 

 

All’inizio del nuovo millennio è edito L’adversaire (2000), romanzo scritto da Emmanuel Carrère, ispirato da una storia vera. Il titolo del racconto rimarca la doppia vita di un tranquillo, affermato medico di provincia fondata su falsità e su risposte alle attese degli altri: l’avversario è “dentro”, non un nemico alla porta di casa. Nel 2002 il racconto viene trasposto, con la regia di Nicole Garcia, nell’omonimo film; l’interpretazione magistrale di Daniel Auteuil non dà scampo: non sono offerti caratteri evidenti dell’altro che si annida dentro il protagonista, non si tratta di un problema di doppia personalità. Le ragioni della nascita dell’avversario non emergono, il tragico finale non regala alcuna catarsi: il protagonista opta, come nella storia reale di sfondo al romanzo, per una brutale cancellazione di tutti i più vicini testimoni delle sue simulazioni, dei suoi inganni.

Avversare è volgersi verso qualcuno o qualcosa contro (in un combattimento, in un gioco, in una discussione, in un processo…), ma è anche prendere le distanze da una posizione, da una teoria come da una pratica. L’etimologia dell’avversario implica quindi una logica di fronteggiamento: l’esser rivolto contro dischiude però paradossalmente il legame costitutivo dell’interazione fra antagonisti. Questo “incrocio di sguardi” fa dell’interazione conflittuale un luogo privilegiato di produzione di mascheramenti, mimetizzazioni, ma anche parate, ostentazioni, minacce, intimidazioni. Ancora, quella con l’avversario non è solo relazione di esercizio attuale della forza, ma anche e soprattutto, come sottolinea Louis Marin, di “forza in riserva nei segni”.

L’avversario prende corpo sia inseguendo accanitamente progetti dell’Eden, sia lasciando prosperare immani miserie, mancanze, accantonandole in un altrove, che poi ritorna. È la misura (avversativa) della difficile ricerca di un equilibrio.

Il termine ricorre in innumerevoli biografie nella storia dell’architettura, delle arti, del pensiero, delle scienze, della politica; certo, a volte si assiste a inversioni: alcuni noti avversari sono diventati poi seguaci e viceversa.

Cosa accade quando non c’è reciprocità nell’avversione? È il caso di Salieri che aveva eletto Mozart a suo acerrimo rivale. Mozart però ignorava la rivalità di Salieri: il suo talento non poteva avere rivali. Suona significativa la scelta di Miloš Forman nel suo film Amadeus (1984) di far raccontare la vita del compositore austriaco proprio da Salieri: il genio non è in grado di raccontare sé stesso, lo può fare il suo rivale a sua insaputa.

A differenza del genio, l’avversione, la rivalità, l’inimicizia, di nuovo, sono sempre relazionali. Lo attestano le lingue, in cui spesso amicizia e inimicizia si richiamano quasi letteralmente: in latino con hostis (nemico) e hospes (ospite); in tedesco con Feind e Freund. Un concetto non esclude l’altro, l’amicizia non è negazione dell’inimicizia e viceversa. Piuttosto, secondo Carl Schmitt, l’amicizia necessita dell’inimicizia per definire sé stessa: in condizione di guerra è la determinazione di un nemico comune a produrre l’identità (se la storia ha consolidato la figura del “nemico assoluto” è più difficile trovare la figura dell’“amico assoluto”). Diversamente la philia greca, legame di “amicizia” proprio delle relazioni di non parentela e tra estranei, elide la possibilità dell’inimicizia presupponendola. Infatti l’avversario nelle gare sportive o nelle negoziazioni di mercato rientra all’interno della philia, in quanto è una neutralizzazione della guerra, dell’“inimicizia politica”.

Restando in Grecia, è carica di significati la competizione tra Sparta e Atene: avversare è confermare, verificare, irrobustire la propria identità, farsi bandiera di una posizione. La contrapposizione tra realtà urbane attraversa i secoli, interessa molteplici geografie, investe tutti i continenti. Ma di nuovo il contro può essere un moto interiore: mitologicamente da una battaglia fraterna, tra i due figli della lupa, nasce Roma, concretamente ricorre la contrapposizione tra banlieue e baricentri delle città. Nel 1970 Wolf Vostell nell’opera Paris en béton cementifica la Ville di Parigi spronando la sua periferia a fare da sola, a darsi un’identità attraverso la perdita del centro. La grande festa per la caduta del muro di Berlino (1989) è solo un ricordo, ancora altri muri sono costruiti forse ora più “semplicemente” a dividere società ricche e sempre meno numerose da folle di popoli in cerca di possibilità. Per chiarire le distanze, non solo sorgono muri, ma, quando le misure lo permettono, nascono enclave, duplicati di città come la seconda Samarcanda ora in costruzione. La copia, denominata Eternal City, ripropone, in diciassette ettari di terreno, quanto i viaggiatori della Silk Road desiderano visitare evitando il reale ambiente urbano.

Nel 2019 Basil Rogger, Jonas Voegeli, Ruedi Widmer, Zurich University of the Arts, Museum für Gestaltung Zürich danno alle stampe il libro Protest. The Aesthetics of Resistance, nel 2021 Wolfgang Scheppe scrive Taxonomy of the Barricade. Image Acts of Political Authority in May 1968: la protesta dilaga sia sulla carta – in studi sulla contemporaneità e in retrospettive – sia nelle città per chiedere “doverosi” diritti ma anche per ribadire contrapposizioni non conciliabili. Fondata sul principio del decoro, esiste una vera e propria linea di ricerca del design urbano che sviluppa progetti e modelli contro i senza tetto: è un’architettura ostile ad ogni forma di povertà evidente.

Il campo delle arti ha sovente esibito la tensione che anima l’esser di fronte all’altro, come nella freccia pronta a scoccare dall’arco teso tra Abramović e Ulay e sino alla trasformazione dell’istanza spettatoriale in potenziale carnefice. Non è tanto l’iconografia del conflitto ad esser qui in gioco, ma il modo in cui le arti pensano le strategie e i dispositivi della costruzione dell’avversario, interno, esterno, fantasmatico: le logiche della sorveglianza e della minaccia, del nascondimento e della resistenza. Al tema Costruire il nemico Umberto Eco dedica un saggio, edito nel 2009, nel quale riflette sulle ragioni e sui meccanismi di progettazione di un avversario.

Borromini versus Bernini, il dibattito pubblicato nelle riviste tra Ernesto Nathan Rogers e Reyner Banham, la Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe che fronteggia la Philharmonie di Hans Scharoun a Berlino, già il solo nome della rivista “Opposition” testimoniano solo alcune delle numerose modalità e dei terreni di contrasto che segnano la storia dell’architettura.

Innumerevoli progetti nascono da contrapposizioni, quest’ultime possono portare anche a perdersi in un ossessivo scontro, come essere utili a chiarire non solo posizioni ma anche possibilità, a volte per poter affermare nuove abitabilità di spazi serve cambiare direzione, cambiare verso. Giancarlo De Carlo nel 1989 in occasione della consegna delle chiavi di Urbino afferma “sono geloso di questa città”, sottolineando la propria avversione a chiunque altro proponga progetti per il piccolo centro marchigiano. L’architetto, nello stesso discorso pubblico, evoca la propria sfida, sempre giocata sul suolo urbinate, con Francesco di Giorgio Martini; una sfida fondata su una profonda stima, su un confronto a distanza di secoli, concretizzata con opere accomunate da un’evidente tensione a modernizzare la città.

L’avversario può annidarsi nella committenza, più o meno illuminata. Anche se a volte si assiste a complicità senza dubbi tra mandatario e artefice proprio per progetti avversativi, come testimoniato ad esempio nella ricerca The Evidence Room (2016) di Anne Bordelau e Robert Jan Van Pelt. L’evidenza, rimarcata nel titolo, si riferisce alle caratteristiche concrete del progetto del campo di concentramento di Auschwitz. La ricerca dimostra che meccanismi di chiusura delle porte, tubature delle docce sono evidenze che fugano ogni possibile dubbio: l’architettura era progettata contro chi la doveva abitare, fino all’annientamento.

Ancora, la salvezza delle città e dei suoi monumenti dalla caduta nel tempo porta anche alla realizzazione di barriere dal sapore avversativo. Il progetto si trova a contrastare calamità naturali, corrosioni dettate dall’inquinamento, ma anche spesso materiali come la plastica o l’eternit. Questi avversari coincidono con connotazioni proprie dei contesti, ma anche con cambiamenti delle condizioni che sono conseguenze dettate da idee di modernità, da modi di vivere, di pensare e produrre (prima abbracciati, poi osteggiati).

Il più evidente e condiviso degli avversari resta il tempo, consumatore di luoghi e storie; pur essendo un antagonista imperante, molte opere, molti pensieri continuano, senza crepe, a sfidarlo.

 

 

Vesper è strutturata in rubriche, qui di seguito la call for abstract e la call for paper a seconda delle tipologie. Tutti i contributi nella loro forma definitiva saranno sottoposti ad un procedimento di valutazione tra pari secondo i criteri della Double-Blind Peer Review.

 

 

Call for abstract e call for paper >>

Norme redazionali >>

 

 

Calendario

 

Rubriche: Progetto, Saggio, Viaggio, Archivio, Tutorial, Traduzione, Fundamentals

Invio abstract entro il 1° marzo 2023

Notifica di accettazione abstract entro il 10 marzo 2023

Invio full paper entro il 5 maggio 2023

Notifica di accettazione paper il 20 maggio 2023

 

Rubriche: Racconto

Invio full paper entro il 1° marzo 2023

Notifica di accettazione paper entro 10 marzo 2023

 

Pubblicazione di Vesper No. 9, novembre 2023

 

 

 

contatti

t +39 041 257 1542

pard.iride@iuav.it

 

infrastruttura.iride@iuav.it