Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Vesper No. 4 | Esili e esodi | Primavera-estate 2021

 

 

Maroje Mrduljaš

Una macchina biopolitica. L’Hotel Emigranti

 

All’inizio del XX secolo, il flusso migratorio proveniente dalla duplice monarchia austro-ungarica aveva raggiunto il suo picco. L’Ungheria si rese conto che non solo stava perdendo il controllo sul processo di emigrazione, ma anche che i viaggi in partenza dai porti affacciati sull’Oceano Atlantico costituivano una diretta perdita economica per Fiume (Rijeka), l’unico porto ungherese. Il regno magiaro promulgņ cosģ delle leggi per le quali Fiume divenne l’unico punto di imbarco possibile e nel 1903 venne attivata la linea diretta Fiume-New York. Il crescente numero di emigranti a Fiume fece allora sorgere problemi legati all’alloggio, con la conseguente paura per l’insorgere di infezioni e criminalitą. Fu per questi motivi che le autoritą incaricarono l’ingegner Szilįrd Zielinski di progettare tra il 1906 e il 1907 l’Hotel Emigranti. Il progetto integrava varie funzioni volte alla sanificazione dei passeggeri e dei loro bagagli, all’elaborazione e alla classificazione di dati medici e amministrativi, all’equipaggiamento di spazi isolati per gli alloggi e le aree destinate alla socializzazione degli emigranti. Situato al limite della zona dei depositi, l’Hotel funzionava come un lazzaretto all’inverso, una macchina bio-politica che regolava completamente il flusso di migranti. Nel 1914 l’hotel perse la sua funzione originale.

 

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