Vesper No. 3 | Nella selva | Autunno-inverno 2020
Dario
Gentili, Federica Giardini
Selva e
stato di natura: variazioni cinestesiche per il contemporaneo
In filosofia e non solo, l’immagine della “selva”
– sia come simbolo sia come categoria ermeneutica e di pensiero –
appartiene al mondo latino antico e ancora svolge un ruolo fondamentale nella
prima modernitā, in quell’arco di tempo che va dalla “selva
oscura” di Dante alla “ingens sylva” di Giambattista Vico. La
concezione vichiana della selva č di qualche decennio successiva alla
tematizzazione di Thomas Hobbes, di quello “stato di natura”, che
viene opposto all’ordine politico, in quanto condizione ferina, di
minaccia alla sopravvivenza che, a riferimento antropologico, assume le societā
considerate all’epoca “primitive” o “selvagge”.
La partizione dualistica opporrebbe dunque civiltā a barbarie, politica a
condizione ingovernata, sicurezza a minaccia. Questo contributo intende
riaprire quella che appare una selezione ideologica del retaggio culturale europeo
ai fini delle contemporanee politiche di governo della attuale crisi
antropologica.
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