Vesper No. 3 | Nella selva | Autunno-inverno 2020
Alessandro
Rocca, Jacopo Leveratto
Thoreau
e Kaczynski, la capanna mediatica. Costruire un manifesto
L’articolo analizza due capanne esemplari, quella che Henry David
Thoreau costruisce sulla riva del lago Walden nel 1842 e quella in cui
Unabomber si ritira, dal 1971, nei boschi del Montana, per mettere in luce come
questo tipo di costruzione rappresenti non solo il mezzo più immediato per
vivere secondo un ordine esclusivamente individuale, ma anche la formalizzazione
più essenziale di un manifesto personale, una dichiarazione sul senso
dell’abitare. Se, come ha scritto Timothy Morton, “Anthropocene
ends the concept nature: a stable, nonhuman background to (human)
history” (Timothy Morton, How I Learned to Stop Worrying and Love the
Term Anthropocene, in “Cambridge Journal of Postcolonial Literary
Inquiry”, vol. 1, no. 2, 2014, p. 1), ogni esilio e fuga dalla società
diventano un’esplorazione, talvolta involontaria, della natura, che
diventa un dispositivo ideologico. E il mezzo con cui storicamente questa
esplorazione si realizza è la capanna, un progetto anonimo e utilitario tanto
più efficace quanto più riesce a essere una non-architettura, un quasi nulla in
cui l’impatto simbolico è inversamente proporzionale
all’originalità architettonica.
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