Vesper No. 1 | Supervenice | Autunno-inverno 2019
Sara Marini
Supervenice
Venezia è nota, la sua identità è così conosciuta da
essere considerata scontata, sintetizzabile come un logo e ripetibile: la
città mostra il proprio volto lasciando nello sfondo la propria
struttura. Oro e fango qui si mescolano dando corpo a un documento multiforme.
Concreto e immaginario, autentico e replicabile, minuto e smisurato, potente e
fragile si scambiano la scena, si mescolano guardando Venezia come oggetto
cangiante.
L’alter ego di quanto è noto e scontato è superlativo
ovvero supera canoni predeterminati, è l’impensabile condensato nel
prefisso di una lingua altra, poiché si palesa solo quando si esce da Venezia,
quando sollevandosi la si guarda da fuori. Così emergono dalla sua
immagine fissa azioni e progetti, modi e opere che trasportano la città
in un’altra dimensione, che la trasfigurano. Questo vento (super) lento
la traversa ma non la cambia: Venezia continua a offrire il suo volto noto allo
specchio che la riflette quotidianamente. Piegare quel vento per andare dentro
l’oggetto implica immergersi, almeno per il tempo di un racconto su
carta, nelle deviazioni, nelle contraddizioni di Supervenice. Venezia
è continuamente progettata, faticosamente “perseverata”, nata
fortunosamente in un luogo inabitabile contraddicendo le norme
dell’attuale idea di sostenibilità, già allora metteva in campo desideri
e paure. La città è fronteggiata da quel che resta della più grande
zona industriale d’Europa, a questa concreta traccia di modernità
novecentesca si frappone un’ipertrofia bibliografica: una gigantesca
biblioteca ideale è stata costruita misurando la città più umorale,
lunatica dell’Occidente. Anche se Marco Polo la trovava noiosa, tanto da
non volerci tornare, la sua stabilità, come in un ambiente orientale,
dipende dallo scirocco e dalla luna. Questa sua indeterminazione primordiale la
rende il miglior laboratorio, impensabile in altri contesti, per mettere a
fuoco questioni cruciali per il futuro. Il contesto muta e con esso vacillano
certezze che riaprono la via della ricerca, del progetto: Supervenice è
scavare nel territorio più noto per estrarne genealogie anacroniche. Il super
alter ego di Venezia è una grande bolla che sospende il dato
temporale mentre lo spazio vacilla: quel che resta è solo progetto.
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