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VALENTINA CARLI

2016-2017

2016-2017

 

Valentina Carli (1978) architetto, si laurea presso l’Università Iuav di Venezia nell’ottobre del 2004 con una tesi di ricerca intitolata “S.F.M.R. – Sistema ferroviario metropolitano regionale nell’area metropolitana veneta diffusa”, coordinata dal Prof. A.Villa.

Dal 2015 è assegnista di Ricerca presso lo Iuav con uno studio sulla “Fattibilità tecnica delle riconversioni e delle tecnologie necessarie per la costruzione, la ristrutturazione e il tamponamento”, seguita dal Prof. P.A.Val. Attualmente svolge la libera professione, cercando di coordinare l’attività progettuale con quella accademica. Nel suo lavoro, l’esito formale nasce sempre da esigenze di carattere costruttivo e strutturale, da configurazioni di vari modi d’uso e da dispositivi di funzionamento.

 

Fattibilità tecnica delle riconversioni e delle tecnologie necessarie per la costruzione, la ristrutturazione e il tamponamento (suddivisione degli spazi interni, coibentazione, adeguamento normativa antincendio e sismica, ecc.) (ICAR/14)

responsabile scientifico: Antonella Cecchi, Pierantonio Val

 

L’analisi del territorio e il confronto con i soggetti che vi operano a diversi livelli, ha portato ad allargare l’attenzione su un ambito più articolato e composito di edifici industriali, non solo sui capannoni edificati durante la Tremonti Bis.

Si è deciso infatti di ampliare l’osservazione, analizzando anche i manufatti edificati precedentemente, a partire dagli anni 60-70. Questo perché, il più delle volte nel Veneto, ci si trova di fronte a complessi industriali dismessi che hanno forme poliedriche, cresciute nel tempo, in seguito a successivi ampliamenti.

La stessa domanda nel territorio è orientata a richiedere interventi di rigenerazione e adeguamento sismico di tali composite strutture, prodotto di aggregazione di corpi edilizi realizzati in fasi diverse e con strategie costruttive differenziate.

Con questi presupposti, la ricerca ha scelto l’area della pedemontana su cui attuare la sperimentazione.

In particolare è stata scelta la zona dell’Alto Vicentino in quanto area emblematica e rappresentativa per individuare l’intervento campione.

In tale conteso è emerso il caso studio concreto, attraverso virtuosi colloqui e strette relazioni istituite nel territorio.

La sperimentazione progettuale di riconversione ha una doppia valenza. Da un lato è il luogo dove si sono testati in forma applicata (e con un alto grado di concretezza) l’insieme degli obiettivi e delle elaborazioni complessive della ricerca. Per altro verso, i forti caratteri di concretezza del progetto hanno permesso di mettere in luce vari aspetti utili per ricalibrare in modo retroattivo “dal basso” alcune considerazioni della ricerca di carattere generale.

Il progetto ha così potuto meglio integrare la ricerca accademica con la possibilità di sperimentare l’utilizzo dei nuovi metodi di produzione edilizia presenti sul mercato edilizio del territorio, proponendo soluzioni non soltanto in termini di oggetto architettonico, ma cercando di definire un’impostazione metodologica progettuale al fine di individuare dei protocolli di intervento, quale risposta ad una reale domanda e necessità politica e di territorio.

Il caso studio prescelto risulta interessante dal punto di vista compositivo, perché costituito da parti diverse, realizzate in momenti differenti attraverso l’uso di tecnologie a secco emblematiche della trasformazione delle tecniche costruttive dell’edilizia prefabbricata nel territorio veneto.

Proprio per questo le strategie di intervento elaborate possono costituirsi come protocollo metodologico di intervento replicabile in contesti analoghi. Al fine di pervenire ad una ottimizzazione qualitativa ed economica dell’intervento, il progetto ha assunto come scelta prioritaria l’integrazione.

La sperimentazione progettuale una volta individuate una serie di funzioni compatibili per la rigenerazione del manufatto, definisce una strategia progettuale che possa integrare la prioritaria necessità di adeguamento sismico del manufatto con le opportunità di valorizzazione spaziale dell’immobile e con l’esigenza di adeguarlo agli odierni criteri di efficienza e di sostenibilità gestionale, impiantistica e prestazionale. In questo modo alcuni degli elementi necessari per la riqualificazione dell’edificio, come i box bagno o i nuovi soppalchi sono realizzati in modo da essere parimenti componenti strutturali e fondamentali elementi architettonici per la riqualificazione dell’edificio.

La collaborazione con la ditta Sterchele ha favorito tutto questo, anche se i tempi ristretti hanno, per ora, solo indicato delle virtuose vie per un più puntuale affinamento applicativo futuro di quanto qui definito.

Allo stesso modo il dialogo ricercato nel progetto tra il contesto esistente e il nuovo intervento ha permesso di dare vita ad un elevato risultato architettonico che possa risultare declinabile anche in altre situazioni analoghe, al fine di costituirsi come frammento per un nuovo linguaggio architettonico della rigenerazione del presente.

 

 

The THE PLANNING OF RECONSTRUCTION- CASE STUDY:

Architectural and functional regeneration, integrated in seismic adaptation, of a composite industrial building, in the province of Vicenza as an emblematic case

 

Territory analysis and debate with people working on it at different levels has led the attention to a more articulated and composite sphere of industrial buildings, not just on the plants built during the Tremonti Bis. It has been decided to extend the observation, also analyzing the artifacts built earlier, from the 60s to the 70s. This because, most of the time in Veneto, we overlook with abandoned industrial complexes that have polyhedric forms, grown meanwhile, due to subsequent enlargements. The demand itself in the area is oriented to request regeneration and seismic adaptation of such composite structures, produced by aggregation of building blocks made in different phases and with different construction strategies.

With these premises, the research has chosen the “pedemontana area” to realize the sperimentation. In particular, the area of Alto Vicentino has been chosen as an emblematic and representative area to identify the example of intervention. In this background emerged the real case study, through upstanding interviews and close relationships established in the territory. The design conversion experiment has a double significance. On one side, it is the place where the complex of objectives and elaborations of the research were tested in practice (and with a high degree of concreteness). On the other hand, the strong features of the project have allowed us to highlight numerous useful aspects to measure retroactively some considerations of the general research.

In this way the project has better integrated the academic research with the possibility of testing the use of new construction methods on the local market, proposing solutions not only in terms of architectural object, but trying to define a methodological planning approach in order to identify intervention protocols, as a response to a real and necessary demand both political and territorial.

The case study chosen is interesting from a composition point of view, because it consists of different parts, realized in different times through the use of dry techniques typical of the transformation of the constructing techniques of the prefabricated buildings in the Veneto region.

For this reason the intervention strategies elaborated can be considered the methodological procedure of intervention repeatable in similar contexts. In order to achieve a qualitative and economic optimization of the intervention, the project has choosen the integration as a priority.

The planning experimentation, once identified a series of compatible functions for the regeneration of the artifact, it defines a design strategy that could integrate the primary need of seismic adaptation of the artefact with the possibility of valorisation of the property in the space and the need to adapt it to today's efficiency and sustainability criteria for management, plant and performance.  In this way some of the elements necessary for the qualification of the building, such as the bath box or the new mezzanines are made to be equally structural and architectural elements as fundamental components for the building readaptation. The virtuous collaboration with Sterchele’s firm helped to promote all this, although the limited times have, for now, only indicated virtuous ways for a more accurate future application of what we defined here. At the same time the sought dialogue within the project, between the existing context and the new intervention, has led to a high architectural achievement that could be repeatable in other similar situations in order to establish itself as a track for a new architectural language of regeneration of the present.