Venezia, 7 settembre 2020
L'impatto
dei cambiamenti climatici su città e territori Grazie
al progetto europeo Life Master Adapt, per quattro
aree pilota analisi di vulnerabilità e rischi, misurazione della capacità di
resilienza. A regioni ed enti locali coinvolti, supporto nell'elaborazione di
misure e piani di adattamento |
COMUNICATO STAMPA
Dal nord al sud dell’Italia, gli eventi
atmosferici disastrosi ci pongono ormai di frequente di fronte
all’impatto pesante del clima che cambia, palesando le vulnerabilità di
molte aree del Paese. Ma qual è la capacità di resilienza delle nostre città
e dei nostri territori? Quanto è importante il ruolo delle Regioni e
degli enti locali? Quali politiche e azioni mettere in campo e come
coinvolgere i diversi attori per adattare ai cambiamenti climatici le nostre
città e i territori?
Proprio a supporto di Regioni, aree
metropolitane ed enti locali ─ con l’obiettivo di accompagnarli
nello sviluppo di metodologie, strumenti e misure di adattamento ─, è
stato avviato Master Adapt (Main Streaming Experiences at Regional and local level for Adaptation to climate change), progetto
europeo con capofila la Regione Sardegna finanziato dal programma LIFE e
realizzato anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo.
Da poco conclusosi, confermando il suo alto livello di replicabilità, offre
oggi a patrimonio delle amministrazioni dell’intero Paese strumenti
concreti messi a punto nel corso del progetto, tra cui le “Linee
guida per le strategie regionali di adattamento ai cambiamenti climatici”
riconosciute buona pratica dalla Conferenza delle Regioni e delle Province
autonome e proposte al Ministero dell’Ambiente: potranno ora essere
utilizzati da altri territori per definire le proprie strategie di adattamento
al climate change.
I territori coinvolti e gli obiettivi strategici di
Life Master Adapt per renderli capaci di adattamento
Quattro le aree pilota protagoniste di Life Master Adapt, con il coinvolgimento complessivo di 53 Comuni: la Città
metropolitana di Venezia, un’aggregazione di otto Comuni a Nord di
Milano (asta fluviale del Seveso), la Città metropolitana di Cagliari e
la Rete Metropolitana del Nord Sardegna (Alghero, Porto Torres e
Sassari), infine l’Unione dei Comuni del Nord Salento. Territori
differenti per dimensione, caratteristiche climatiche, geologiche e
composizione morfologica, ma pure per sviluppo urbano e vocazioni
socioeconomiche, forma e status giuridico. A portare il proprio contributo e
supporto tecnico qualificati partner: Coordinamento Agende21 locali italiane,
ISPRA-Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale,
FLA-Fondazione Lombardia per l’ambiente, Ambiente Italia, Università Iuav di Venezia e Università degli studi di Sassari.
L’obiettivo complessivo del
progetto è stato quello di condurre le aree pilota a un miglioramento
globale del loro sistema di governance e
all’integrazione dell’adattamento ai cambiamenti del clima negli
strumenti “ordinari” di pianificazione e programmazione esistenti.
Nello specifico, alcuni dei Comuni coinvolti hanno sottoscritto il Patto dei
Sindaci per realizzare il PAESC, il Piano d’azione sostenibile per
l’energia e il clima a cui sollecita l’Europa, numerosi altri sono
stati accompagnati nella predisposizione dei Piani di adattamento locali,
infine nel caso della Regione Sardegna si è giunti all’adozione di una
Strategia regionale di adattamento.
...Verso l’adattamento al climate
change, a partire dall’analisi delle
vulnerabilità e dei rischi
Tutti gli attori hanno lavorato insieme per
quasi quattro anni, definendo un percorso verso l’adattamento. In una
prima fase si sono analizzate le vulnerabilità e si sono misurati tipologia e
livello di rischi legati ai cambiamenti del clima (esondazioni e allagamenti
urbani, siccità, ondate e isole di calore, incendi,…), ma anche si sono
valutate le capacità di reazione dei territori: in termini di attenzione delle
politiche pubbliche, presenza di popolazione fragile (ad esempio anziani e
bambini), risorse economiche da investire, oltre che, naturalmente, di
configurazione geomorfologica. In tema di climate
change, si tratta di uno dei primi esempi in
Italia di valutazioni quantitative che combinano i diversi fattori di
“sensibilità” dei territori a essere influenzati da eventi
atmosferici straordinari con quelli di capacità adattiva. Ora, grazie al
progetto, tali valutazioni sono definite in procedure standardizzate.
A partire dall’analisi dei maggiori
fronti di rischio emersi per i prossimi decenni, gli enti locali hanno definito
i propri obiettivi di adattamento e messo in campo oltre 330 azioni
locali concrete finalizzate a raggiungerli: dall’utilizzo di
nuove tecnologie per migliorare il monitoraggio climatico a soluzioni ecosistemiche (cioè basate sulla natura, come
l’introduzione di nuovo verde per mitigare ondate di calore e alluvioni
meteoriche), dal risparmio idrico e riutilizzo delle acque per diminuire i
rischi siccità alla riduzione degli impatti ambientali delle attività agricole,
fino ad azioni di permeabilità del suolo per favorirne il drenaggio...
Percorsi partecipativi per coinvolgere tutti gli
attori locali, con lo sguardo ai Goals di Agenda 2030
Per garantire il più efficace coinvolgimento
dei principali attori locali strategici ─ amministrazioni, associazioni
di categoria, associazioni ambientaliste e società civile mondo accademico,...
─ ciascuna area pilota ha attivato un percorso partecipativo concretizzatosi
in momenti di formazione per addetti ai lavori e amministratori locali,
workshop e incontri pubblici di sensibilizzazione sul tema
dell’adattamento al cambiamento climatico e sulla necessità di essere
capaci, appunto, di adattamento e di gestione dei rischi. Il tutto collocato in
un contesto di coerenza con le azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici
e insieme una visione di sviluppo sostenibile, alla luce degli obiettivi
internazionali di sostenibilità fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu.
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