Venezia, 26 marzo 2018
COMUNICATO STAMPA Il Foro Boario di Bepi Davanzo Metrica di un’architettura
sospesa mostra a cura di Roberta Albiero,
Giovanni Mucelli e Martina Davanzo con la collaborazione
dell’Archivio Progetti Università Iuav di
Venezia Cotonificio Santa Marta Spazio espositivo
“Gino Valle” 27 marzo > 13 aprile 2018 27 marzo 2018, ore 17 Inaugurazione della
mostra intervengono Alberto Ferlenga,
rettore Iuav Martina Davanzo Roberta Albiero, Renato
Bocchi, Antonella Gallo, Serena Maffioletti,
Giovanni Mucelli, Iuav |
A dieci anni dalla scomparsa di Giuseppe
Davanzo, architetto trevigiano, già assistente di Carlo Scarpa e per molti anni
professore allo Iuav, l’ateneo lo ricorda con una mostra che presenta uno
studio sullo straordinario complesso del Foro Boario di Padova (1965-68), vera
e propria sperimentazione sul tema della prefabbricazione e che, oggi, dopo
anni dalla sua dismissione, appare come un’architettura sospesa. Soggetto
a un progressivo degrado, il Foro di corso Australia non è mai stato restaurato
e ripensato in termini di nuovi usi e funzioni congruenti e atti a
favorirne la naturale vocazione a grande piazza coperta alla scala urbana. E
nemmeno è stato oggetto di un ripensamento che ne potesse definire, oggi, un
ruolo urbano negato in origine proprio dalla sua funzione. La trasformazione
del Foro è intesa, quindi, non solo come rivalorizzazione dell'architettura ma
come significativa opportunità urbana.
La mostra pone anche un interrogativo
sull’identità futura delle architetture del XX secolo alla luce
della loro fragilità e sul problema di gestirne la trasformazione a partire
dallo studio delle sue caratteristiche spaziali, fisiche, costruttive.
Ai materiali dell’archivio Davanzo, che
comprende disegni e modelli del progetto originario, le fotografie del cantiere
di Luciano Svegliado, e la recente ricognizione del fotografo Paolo Mazzo, si
affiancano ridisegni, misurazioni e accurate ricostruzioni, che indagano
l’innovativo sistema costruttivo, raffinata macchina di equilibri e le
valenze spaziali e urbane, a conferma di un’attualità sulla quale
investire per determinarne un nuovo senso.
Le sperimentazioni degli studenti dell’Atelier
di sostenibilità ambientale, tenuto dai professori Roberta Albiero,
Giovanni Mucelli, Chiara Tambani, parte integrante della mostra, esplorano
scenari futuri che, preservando l’identità della fabbrica, ne colgano il
potenziale di trasformazione.
Hanno collaborato alla mostra:
Giuseppe Biasi, Sebastiano Pozzebon, Beatrice
Scarparo, Niccolò Zorat, Beatrice Bonetto, Emilia Bonsembiante, Denisa Draghici
e Erica Avellina.
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