Venezia, 10 marzo 2017
COMUNICATO STAMPA Il rettore Alberto Ferlenga in
merito alla mostra sui progetti per il Mose |
La vicenda del Mose, come tutti sappiamo,
continua a creare polemiche e puntualmente, anche nel caso della mostra
annunciata presso gli ambienti di Thetis, sono state riproposte antiche
argomentazioni riprendendo - mi sembra - solo il punto di vista, assolutamente
legittimo ma parziale, dei comitati.
Da parte mia vorrei ribadire la posizione di
Iuav.
La mostra, che viene organizzata durante lo
svolgimento della Biennale di Architettura, ma non ha nulla a che vedere con
essa, rappresenta la prima occasione per rendere visibili i progetti elaborati
da Iuav per il Mose nel corso degli ultimi anni.
I progetti che verranno presentati appartengono
a due categorie:
Quelli essenzialmente architettonici,
elaborati nella scuola sulla base di convenzioni e costantemente monitorati e
approvati dalla Soprintendenza, che corrispondono nella sostanza (anche se non
integralmente) alle opere in corso di costruzione.
Quelli di tipo paesaggistico realizzati in
autonomia da Iuav, e mai finanziati sino ad oggi, che rappresentano il
tentativo di legare le opere tecniche ad un paesaggio estremamente delicato e
di immaginare un uso pubblico di parte delle strutture.
L’insieme dei progetti rappresenta
l’impegno preso da Iuav, una volta deciso di costruire il Mose, di
contribuire ad un suo corretto inserimento e, soprattutto, lo sforzo di far
convivere Ingegneria, Architettura e Paesaggio come in qualsiasi opera di
questo tipo dovrebbe essere sin dall’inizio immaginato.
In altri termini: l’assunzione di
responsabilità di una Università sita a Venezia, che si occupa da sempre di
queste questioni, rispetto a temi che riguardano il suo territorio e che molto
raramente vengono affrontati nel nostro paese.
Tutto ciò, lo ricordo, è indipendente e
successivo alla decisione di optare per il sistema Mose e a qualunque giudizio
in merito e riguarda, lo ripeto, una assunzione di responsabilità che mi sembra
doverosa per il miglioramento di una struttura comunque decisa in una città
come Venezia, per la salvaguardia della quale ognuno dovrebbe fare la sua
parte.
Noi abbiamo fatto la nostra parte e la mostra
è finalmente l’occasione per condividere i risultati. E mi sembra anche
il segno di un cambiamento che va nel senso di rendere pubbliche e giudicabili
proposte che per anni, nel passato, abbiamo chiesto, invano, di rendere
visibili.
Insomma, per quanto ci riguarda mi sembra di
poter rivendicare il ruolo di Iuav in questa vicenda progettuale che ha visto
coinvolte un’opera pubblica e una università pubblica: sia nella sostanza
di progetti che hanno indubbiamente elevato il livello delle originarie opere
di ingegneria (ma questo lo si potrà valutare ad opere concluse), sia nel
metodo, nel rendere cioè finalmente noto il lavoro fin qui fatto.
L’auspicio a questo punto è che le opere
di inserimento paesaggistico e le possibilità di uso pubblico di parti delle
strutture possano in questa fase finale e delicata trovare una accelerazione
delle azioni, di tipo economico e progettuale, necessarie a realizzarle.
Questo per quanto ci riguarda, mentre non è
certo di nostra competenza decidere in merito all’esposizione di proposte
alternative al Mose, a suo tempo fatte e a suo tempo divulgate.
Alberto Ferlenga
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