Venezia, 18 marzo 2016

 

COMUNICATO STAMPA

 

CA’ FOSCARI E IUAV INVITANO LA CITTÀ

ALLA NUOVA PRIMAVERA DELL’UNIVERSITÀ

Atenei veneziani e istituzioni a confronto

su ricerca e conoscenza per il futuro del Paese

lunedì 21 marzo, ore 10

auditorium Santa Margherita

 

 

 

VENEZIA – Gli atenei veneziani inaugurano la nuova primavera dell’Università lunedì 21 marzo a partire dalle ore 10 all’Auditorium Santa Margherita. L’Università Ca' Foscari Venezia e l’Università Iuav di Venezia, infatti, aderiscono all'iniziativa nazionale lanciata dalla Conferenza dei Rettori (Crui) per parlare all’opinione pubblica del valore dell’università e del suo ruolo strategico per il futuro del Paese.

 

“L’Università che merita!” è il titolo dell’evento pubblico veneziano, durante il quale i ricercatori racconteranno le loro ricerche e si svolgerà una tavola rotonda, sui temi chiave della giornata alla quale parteciperanno Michele Bugliesi, rettore di Ca’ Foscari, Alberto Ferlenga, rettore di Iuav, Pierpaolo Baretta, Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Elena Donazzan, Assessore Regionale all’istruzione, alla formazione, al lavoro e pari opportunità, Paolo Romor, Assessore alle Risorse Umane e Politiche Educative del Comune di Venezia. L’obiettivo della giornata nazionale sarà individuare le nuove sfide da portare al centro del dibattito istituzionale, con la convinzione che solo la conoscenza può liberare il futuro dell'Italia.

 

Gli 80 atenei aderenti alla Conferenza dei Rettori mettono in evidenza dieci punti per inaugurare una Nuova Primavera:

L’istruzione universitaria crea individui più liberi e più forti. La laurea aumenta la possibilità di trovare occupazione e consente di guadagnare di più. Fatto 100 lo stipendio di un diplomato, quello di un laureato è pari a 143. Un tasso di disoccupazione pari al 30% per i diplomati, scende al 17,7% per il laureati.

La presenza di un’università genera territori più ricchi. Attraverso trasferimenti di tecnologia, contaminazione di conoscenza, divulgazione, sanità e servizi per i cittadini, posti di lavoro diretti e indiretti, consumi dei residenti temporanei, miglior qualità della vita culturale. 1 euro investito nell’università frutta almeno 1 euro al territorio.

Grazie all’università il paese è più innovativo e competitivo. Nonostante crisi e sottofinanziamento l’Italia si colloca all’8° posto tra i paesi OCSE e davanti alla Cina per quantità assoluta e qualità della produzione scientifica.

L’Italia ha il numero di laureati più basso d’Europa (e non solo). UK 42%; OCSE 33%; UE21 32%; Francia 32%; G20 28%; Germania 27%; Italia 17%

L’Italia non investe nell’università. Investimento in euro per abitante: Singapore 573, Corea del Sud 628, Giappone 331, Francia 303  e Germania 304. Italia 109.

L’Italia ha applicato l’austerity all’università. Fondi pubblici nel 2009: 7.485 mln. Nel 2016: 6.556 (-9.9%). Fondi pubblici 2010-2013: Francia + 3,6% Germania +20%

L’università è in declino. Meno studenti, meno docenti, meno dottori di ricerca. 130.000 studenti in meno su 1.700.000 negli ultimi 5 anni. 10.000 docenti e ricercatori in meno su 60.500 dal 2008 al 2015. 5000 dottori di ricerca in meno negli ultimi 5 anni.

Il diritto allo studio non è più garantito. Italia 0%-9% degli studenti usufruisce degli strumenti di supporto allo studio. In Germania il 10%-30% degli studenti. In Francia fra il 40% e l’80%. Inoltre in Italia il numero degli aventi diritto supera la disponibilità delle risorse.

Personale tecnico-amministrativo e docenti non sono incentivati. Il contratto di lavoro del personale tecnico-amministrativo è fermo al 2009, gli stipendi dei docenti al 2010. Le retribuzioni sono fra le più basse d’Europa.

–  Norme bizantine impediscono all’Università di essere competitiva

L’Università compete nella didattica e nella ricerca con avversari internazionali snelli ed efficaci. Ma è trattenuta nel suo slancio dal peso di regole complicate.