Venezia, 18 maggio 2015

 

COMUNICATO STAMPA

 

DIEGO BIRELLI

GRAPHIC DESIGNER

 

​21 maggio > 12 giugno 2015

Archivio Progetti, Sala espositiva

Venezia, Dorsoduro 2196, Cotonificio

 

inaugurazione

21 maggio 2015, ore 12

 

 

mostra

a cura di

Michele Galluzzo

 

orario

lunedì > venerdì 9.30 > 13.30 – giovedì 15 > 17.30

chiuso sabato e festivi

ingresso libero

 

inaugurazione

21 maggio 2015, ore 12

 

saluti

Serena Maffioletti, responsabile scientifico Archivio Progetti

interventi

Michele Galluzzo, Università Iuav di Venezia

Roberto Masiero, Università Iuav di Venezia

Domenico Luciani, Fondazione Benetton Studi Ricerche – Treviso

Adriana Pellizon

 

10 giugno 2015, ore 15

tavola rotonda

«Birelli nella storia della grafica italiana»

Auditorium, Cotonificio

interventi

Fiorella Bulegato, Università Iuav di Venezia

Mario Cresci, Isia – Urbino

Gianluigi Pescolderung, Studio Tapiro – Venezia

Mario Piazza, Scuola del Design – Politecnico di Milano

Raimonda Riccini, Università Iuav di Venezia

 


In occasione dell’acquisizione del fondo Birelli, l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia presenta una mostra di manifesti, libri, stampati, bozzetti e negativi fotografici, per raccontare e contestualizzare un protagonista ancora poco noto del panorama della progettazione grafica italiana. La vivace e poliedrica identità di Diego Birelli, raccontata e analizzata finora per la sua costante ricerca artistica, trova un punto di vista complementare nello studio del suo lavoro come graphic designer.

 

La mostra di presentazione del fondo documentario rappresenta infatti l’occasione per fare luce sulla relazione fra il progettista (nato ad Asti nel ’34 e veneziano d’adozione), il mondo editoriale, i movimenti culturali e politici, le istituzioni pubbliche e il panorama del graphic design locale e nazionale, attraverso alcune tracce di indagine aperte.
Un primo focus presente in esposizione riguarda il coinvolgimento di Birelli nella temperie politica e sociale veneziana a partire dalla prima metà degli anni Sessanta, evidente nei manifesti e stampati per il Partito Comunista Italiano, per il Partito di Unità Proletaria e per Democrazia Proletaria e nei giornali Libertà al Cile a sostegno della repubblica di Allende realizzati per la Biennale del ’74.

L’analisi della produzione militante di Birelli per le federazioni locali delle principali sigle della sinistra italiana e per le biennali di rottura dirette da Carlo Ripa di Meana va vista anche alla luce del ruolo cardinale giocato dal Capitale di Karl Marx nell’ambito della 56^ Biennale di Okwui Enwezor appena inaugurata. Inoltre il legame con il contesto sociale e culturale del territorio veneziano è evidente in mostra con le campagne di comunicazione proposte negli anni Ottanta per l’Assessorato alla Cultura del capoluogo veneto e con i contributi attivi offerti come grafico del Consorzio Venezia Nuova nei suoi primi anni di vita.


Un secondo tema di indagine della mostra riguarda la tematica del design editoriale, che vede Birelli come uno dei protagonisti del vivace fermento vissuto da tale settore in Italia in seguito al secondo dopoguerra. Tra gli anni Sessanta e Novanta egli si trova ad essere art director per Marsilio, Electa (rinata nel ’65 con Giorgio Fantoni, il quale lo sceglie come primo designer della nuova casa editrice), Alfieri, Touring Club Italiano e fondatore in prima persona di Albrizzi editore nel ’82.

 

Il rapporto con la fotografia attraversa tutto il percorso espositivo: con essa infatti Birelli si relaziona professionalmente sia come art director (lavorando al fianco di Mario Cresci, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Ugo Mulas, Toni Nicolini, Ferdinando Scianna), sia come fotografo egli stesso (formatosi con gli insegnamenti di Italo Zannier presso il Corso Superiore di Disegno Industriale e, successivamente, del teorico della fotografia Luigi Crocenzi).


La selezione dei materiali esposti è volta a evidenziare il processo e la metodologia progettuale tipica dei graphic designer attivi nella seconda metà del secolo passato.

Per questa ragione la presenza di bozzetti, prove di stampa e studi, accanto a progetti finiti, è utile a chiarire non solo le differenti fasi nella produzione di un elaborato, ma anche l’influenza degli strumenti utilizzati sull’estetica di un progetto.

La mostra in questione è solo un primo tentativo di contestualizzazione dell’operato del designer all’interno del panorama contemporaneo della progettazione grafica nazionale e del fermento vissuto dalla disciplina nella città di Venezia, auspicando che ci siano indagini future in questo senso.

 

 

 

 

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