Venezia, 13 aprile 2012

 

 

SI FA PRESTO A DIRE «MOBILITÀ» (SOSTENIBILE)

 

Dalla ricerca più avanzata di Iuav, ecco la mostra che solleva il velo sul futuro prossimo.

DESIGN

 

Tricicli pieghevoli per adulti, Biciclette anfibie, pedalò che, da fermi, accumulano energia elettrica da utilizzare negli spostamenti, bricole avveniristiche che montano piccole pale eoliche per poi illuminarsi di notte e pure piccole pale eoliche portatili per le «emergenze» come la ricarica al volo del proprio telefonino e un mulino per la microidraulica

INFRASTRUTTURE

Come sarebbero la Romea e la Triestina trasformate in strade turistiche? Cosa diventerebbero tre mostruose circonvallazioni? La tangenziale di Mestre un viale urbano, quella di Cologno Monzese una Strada-Parco e di Sant’Agata Militello una Strada del Mediterraneo. Solo a patto di venir connesse al tessuto urbano. E poi, ancora, la rivoluzione possibile del Vallone Moranzani e della cassa di colmata A, nel Veneziano

 

«SPAZI E FORME DELLA MOBILITÀ»

progetti didattici e di ricerca dei docenti

Giancarlo Carnevale, Carlo Gaino, Esther Giani, Serena Maffioletti, Roberto Sordina e Alberto Mazzucato

 

curata da Claudio Mistura

con Paolo Angelozzi, Sara Bertoldo, Elia Borgato, Irene Peron

 

inaugurazione 16 aprile 2012 ore 16

 

16 aprile > 3 maggio 2012

spazio espositivo “Gino Valle”

Cotonificio veneziano

Dorsoduro 2196, Venezia

ore 9 > 19 lun-ven

 

pagina web della mostra

 

Tre Unità di ricerca dell’Università Iuav di Venezia:

Unità di ricerca aree dismesse e riqualificazione paesaggistica, Unità di ricerca infrastrutture per la mobilità il progetto sostenibile nella costruzione dei paesaggi italiani contemporanei e Unità di ricerca le condizioni dell'abitare, coordinate dall’Area di Ricerca «Progetto e Costruzione», presentano una mostra che racconta di come una progettazione consapevole e aggiornata delle nuove infrastrutture e dell’adeguamento di quelle esistenti può offrire alla qualificazione dei territori che ne sono attraversati ma anche quanto il design applicato alla mobilità sostenibile possa stupire e cambiare concretamente il quotidiano.

Attraverso un’ampia attività di conferenze, mostre, progetti, laboratori didattici, corsi monotematici e pluridisciplinari, progetti di ricerca, convenzioni si è arrivati a questa prima sintesi che mette in mostra il meglio della ricerca Iuav in tema di mobilità sostenibile e ripensamento «lento» e a «misura d’uomo» delle principali infrastrutture.

 

PROGETTI

 

DESIGN

 

Tricì

è un mezzo di trasporto a tre ruote pieghevole ad assetto variabile, dà la possibilità di pedalare in libertà e comodità in base alle diverse situazioni ambientali, corto maneggevole e con un’ottima visibilità nell’utilizzo urbano, Tricì si trasforma quando si necessita di comodità e tranquillità e diventa lungo e comodo con una posizione di guida semidistesa.

 

Reverse

è un veicolo anfibio a propulsione ibrida, in grado di muoversi agilmente sia sul terreno che in acqua. È un mezzo biposto semplice ed essenziale, caratterizzato da un telaio (in alluminio) simmetrico, che ne permette la bidirezionalità e una ottimale distribuzione delle masse. La superficie trasparente in policarbonato ruotabile sul telaio può assumere due posizioni diverse;  quella superiore ha funzione di cupolino, utile nell' uso terrestre per ripararsi dagli agenti atmosferici; mentre quella  inferiore, con funzione di scafo, permette la galleggiabilità e la navigazione acquatica.

 

Ermete

generatore eolico portatile

Energia elettrica gratuita solo quando ne ho bisogno e in qualsiasi luogo a patto che soffi un po’ di vento, indipendentemente dalla conformazione del terreno e anzi traendo vantaggio dalle imperfezioni, come spuntoni di roccia, ammassi di detriti su cui sarebbe impossibile o molto dispendioso collocare una normale pala eolica. Ermete è un aerogeneratore portatile, adattabile ad ogni tipologia di superficie su cui può saldarsi autonomamente, senza servirsi di tiranti o controventature. Tutto il sistema, che comprende regolatore di carica, batterie ed inverter, non supera i 12,5 Kg.

 

Gira
«Muoversi in acqua con la forza dell’acqua» questa è l’idea da cui nasce Gira. La suggestione principale è la grande pala dei mulini ad acqua, che fino a poche decine di anni fa producevano energia sfruttando la corrente del fiume Sile. Gira è un catamarano a pedali di piccole dimensioni realizzabile industrialmente con tecnologie semplici e materiali comuni, utilizzabile da una o due persone permette all’occorrenza di sfruttare un assistenza elettrica per la propulsione, utilizzando come fonte di alimentazione delle batterie ricaricate automaticamente nei momenti di sosta all’ormeggio della barca dalla stessa pala utilizzata per la propulsione.

 

Cocai

è un sistema integrato di segnalazione marittima e di produzione energetica da fonte alternativa. Il nome, che ha origine dal dialetto veneziano, serve ad identificare un volatile autoctono della laguna: il gabbiano.  Come il gabbiano, Cocai vuole inserirsi in un contesto che si divide tra natura e infrastruttura creando una sinergia caratterizzata da reciproco vantaggio.

Si tratta di un sistema integrato di segnaletica navale e produzione energetica, alimentato attraverso l'energia del vento ed animato dalla marea, che in questo caso, per la prima volta, viene analizzata come opportunità piuttosto che come problema.

Il sistema  Cocai si può dividere in  quattro parti: la parte superiore composta da due generatori eolici ad asse verticale indipendenti tra loro; la parte centrale che racchiude tutti i dispositivi elettrici e meccanici, progettata per essere facilmente raggiungibile e per una semplice manutenzione; la parte inferiore composta da sei pale, immerse in piccola parte nell’acqua, che si muovono lentamente con la forza del moto ondoso; e la parte di supporto totalmente immersa, costituita da un palo infisso al suolo, con  diverse altezze a seconda della profondità del fondale.

 

Fenix

è un progetto che ridisegna la city-bike, realizzato da un gruppo di ricerca dell'università IUAV di Venezia in collaborazione con Pinarello.

Lo studio si è focalizzato sull'incremento della sicurezza nella mobilità lenta su strada, con lo sviluppo di un sistema di illuminazione integrato al telaio, che permette un'immediata visibilità del mezzo oltre che anteriore e posteriore, anche laterale.

Il telaio riprende l'identità aziendale, rielaborandola per una bicicletta da uso quotidiano: le caratteristiche della bicicletta da città sono state assimilate nel frame centrale, che si prolunga nella parte posteriore per diventare parafango. L'accessoristica in genere esterna alla bicicletta, dinamo, illuminazione, parafango, diventa parte stessa del mezzo, con il risultato di un oggetto funzionale e compatto. L'attacco ribassato del tubolare centrale rende la bicicletta unisex, aumentando l'accessibilità ed ampliando il bacino d'utenza.

 

H2PO

è un’azione di valorizzazione territoriale del Po. È nata da un viaggio in bicicletta lungo il corso del fiume e si è concretizzata nel progetto del Mulino Natante destinato alla produzione di energia elettrica pulita. Il progetto coniuga i tre aspetti alla base della disciplina della valorizzazione - conoscenza, utilità ed esperienza - con i tre elementi fondamentali del territorio: la Storia, mediante la riproposizione di un elemento tipico del passato di questi luoghi; l’Acqua, tramite la produzione di energia elettrica pulita e gratuita e il Paesaggio attraverso l’osservazione come primo passo per la sua salvaguardia e la sensibilizzazione ai temi ambientali. Il Mulino Natante è al tempo stesso rievocazione storica e proiezione verso il futuro.

È un oggetto concreto ma al contempo simbolico: come in passato serviva a produrre il pane, elemento base per l’alimentazione dell’uomo del tempo, così oggi è pensato per produrre energia elettrica, indispensabile per l’uomo moderno.

 

INFRASTRUTTURE

 

Parco lineare vallone Moranzani

Malcontenta, Porto Marghera (Ve)

Un Tempo era un vallone.

Una depressione lentamente colmata da strati di rifiuti industriali di provenienze eterogenee: fanghi, ceneri, scarti varii. Un assortimento variegato che, nel tempo ha colmato l’avvallamento iniziale fino a costituire un breve rialzo, stretto tra due strade. La lingua di terra così denominata si sviluppa per circa tre km con uno spessore medio di 180 m, e, per completare il quadro, su gran parte di essa corre uno dei più potenti elettrodotti d’Europa, sostenuto da ben 44 tralicci alti mediamente 40 m. L’intervento prevede una rinaturalizzazione dell’area ed opere di «compensazione» (quanto sa essere elegantemente ipocrita la definizione di una pratica consolatoria e risarcitoria) quali l’interramento delle linee elettriche e l’inserimento di funzioni destinate al tempo libero, allo sport, all’aggregazione sociale.

 

Parco umido in Cassa di Colmata A

Fusina, Porto Marghera (Ve)

Camminare sull’acqua.

Gli oltre 140 ettari della Cassa di Colmata “A” di Fusina, a Porto Marghera, stanno diventando un grande parco acquatico, un impianto di fitodepurazione e di finissaggio delle acque che offre una rilevante opportunità progettuale: disegnare un paesaggio anfibio, fatto per l’80% da specchi d’acqua e per il resto da passeggiate e percorsi che separano i vasti bacini. Circa 20 ettari della Cassa di Colmata sono destinati ad un parco attrezzato: il centro visitatori è l’unico volume del parco e raccoglie sia spazi espositivi sia ricettivi. Il parco è pensato come un luogo da frequentare e percorrere a «velocità differenziate» proponendo scenari e funzioni tipiche del tempo libero e compatibili con il paesaggio su cui insiste.

 

Triestina, la SS14: da strada statale a strada turistica

La SS14 reca profondamente impresso nel suo tracciato lo stratificarsi delle morfologie insediative che il Triveneto ha espresso dal più lontano passato: una strada fortemente abitata, che unisce paesi e città, veste ruoli e forme di centro urbano, s’adorna di nobili architetture, serve le terre di bonifica, dialoga con i paesaggi posti tra alpi e lagune, solca la piana veneto-friulana, costeggia la riviera triestina, disegna i rilievi carsici; ripercorre i luoghi della fondazione preromana e romana e delle molte successive rifondazioni ad opera della Repubblica di Venezia, dell’Impero austroungarico e dell’Italia, nelle diverse geografie che i secoli hanno loro assegnato. Dal suo tracciato si palesano i paesaggi che compongono la storia veneta e italiana: le aree archeologiche romane di Altino e Aquileia, le opere idrauliche della Repubblica di Venezia, i grandi centri veneti e friulani di Venezia e Trieste… Il progetto per questa strada diviene dunque un possibile catalogo di alcuni dialoghi che la SS14 interpreta, reagendo ai materiali narrati dalle molte storie e molte geografie che il suo tracciato dipana.

 

Strada Romea (SS309)

Ripensare l’attuale Strada Romea (SS309) nella prospettiva del suo inserimento in un quadro infrastrutturale del tutto nuovo, segnato dalla futura, possibile realizzazione della   Nuova Romea Commerciale (E 55, strada a traffico selezionato con caratteristiche autostradali), significa compiere una riflessione progettuale fortemente innovativa, finalizzata a una complessiva ridefinizione della Romea stessa, che, liberata dal traffico pesante, dovrebbe poter acquisire forme di fruizione diverse e nuove, coerenti con la specificità dei territori attraversati. Si pensa alla trasformazione della SS309 in una strada totalmente rinnovata, non più a scorrimento veloce, utilizzata dai mezzi pesanti, ma a traffico lento, funzionale non solo al miglioramento della condizione abitativa di quella “città lineare” che per estesi tratti si struttura lungo il suo tracciato, ma anche alla ridefinizione dei modi e dei livelli di accessibilità ai molti centri balneari sorti lungo la costa e alla realizzazione,  quindi, di un tipo infrastrutturale nuovo che denominiamo “strada turistica”. Continuità identitaria, rispondenza funzionale, riqualificazione morfologica. L’applicazione di queste linee guida ha inciso su molti aspetti della ricerca, soprattutto nelle proposte di messa in sicurezza della strada e nella ridefinizione della sua sezione tecnica all’interno dei diversi centri abitati, quali quelli di Valli di Chioggia e di S. Anna di Chioggia qui rappresentati.

Altre immagini del progetto qui e qui

 

Tangenziale est di Cologno Monzese

Il programma e gli esiti del concorso evidenziano come gli intenti dell’ente banditore (Milano Serravalle – Milano Tangenziali SpA) fossero circoscritti a un’opera tecnicamente valida sotto il profilo acustico, rimuovendo ogni considerazione riferita all’inserimento del nuovo manufatto in una porzione della periferia milanese oggi degradata (anche per la presenza di questa pesante infrastruttura stradale), un tempo, invece, vivo brano dell’hinterland industriale milanese. Il progetto vincente propone una galleria artificiale di circa 2 km, in acciaio e pannelli fonoassorbenti trasparenti, autonoma dal punto di vista energetico. Il progetto da noi avanzato si prefigge di risolvere i problemi della mobilità insieme ai problemi incisi in questo luogo dalla tangenziale – causa di margini urbani, fonte d’inquinamento visivo e acustico, origine di polveri sottili –, usando la nuova copertura come occasione per lenirne le ferite. Le superfici verticali e orizzontali della galleria artificiale (tunnel e semitunnel) sono pensate come superfici verdi, muri inerbiti che costituiscono gli sfondi ai brani urbani, superfici a giardino, visibili dagli appartamenti nelle case alte: un progetto semplice, economico, pensato per la qualità della vita degli abitanti e ugualmente efficace per i viaggiatori.

 

Tangenziale di Mestre

Ricomporre, riconfigurare, rifunzionalizzare: queste sono le domande che la città contemporanea sempre più spesso richiede. Le numerose, a volte vaste aree verdi o inedificate che fiancheggiano lungo tutto il suo sviluppo la tangenziale di Mestre offrono i materiali progettuali per trasformare questa parte della città in un luogo strategico per la ricomposizione delle aree urbane centrali con quelle periferiche, dove l’integrazione con il verde – i giardini, i parchi, la campagna – può concorrere a declinare le forme di un rinnovato modo di essere della città. In questo contesto, tanto la nuova edificazione per la residenza, i servizi e le attrezzature, quanto gli spazi per la mobilità e la sosta possono divenire le figure costitutive di una nuova parte di città, che trova nella tangenziale, rimodellata nel suo rilevato e ridisegnata come park-way, sia l’elemento caratterizzante della sua struttura morfologica, sia la principale infrastruttura di connessione alle diverse scale. La realizzazione del Passante prelude infatti alla possibilità di ridefinire la tangenziale come park-way, rendendo possibili nuovi scenari urbani: la tangenziale diviene il grande viale di Mestre, nuova rete di connessione e acceso ai luoghi. La ricchezza di questo vaso ambito urbano è implementata dalle due previste stazioni del Servizio Ferroviario  Metropolitano Regionale che, localizzate in prossimità della nuova “parte di città”, concorrono alla sua figuratività contemporanea.

 

La tangenziale di S. Agata Militello

La costa tirrenica della Sicilia è incisa da un complesso fascio infrastrutturale – costituito dalla SS113, dalla ferrovia Palermo-Messina, dall’A14 – così che Sant’Agata Militello, più che trarre vantaggi da queste infrastrutture, ne ha progressivamente subito il degrado ambientale. La realizzazione della nuova tangenziale – avviata anni or sono, ma non conclusa – può costituire un elemento di qualificazione, poiché consente di by-passare la città e accedere facilmente dall’autostrada al porto turistico, connettendo le Eolie ai Nebrodi. Questo progetto ricompone i brani esistenti della tangenziale in una strada-parco unitaria che nel circondare la città ne salda le forme alle ville, giardini, contrade, agrumeti, campi coltivati...cicatrizzando, attraverso il movimento morbido e verdeggiante della linea, l’antica ferita inferta alla bellezza del litorale. Il disegno paesaggistico usa specie mediterranee: mortella, camedrio femmina, lentisco, ilatro, fico d’India, palma da dattero, olivo... I dispositivi per il controllo dell’inquinamento acustico non sono elementi della produzione corrente, ma muri a sezione trapezia in pietra locale, su cui si arrampica la vegetazione, disposti a formare sequenze visive.

 

 

 

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