Venezia, 12 gennaio 2011
COMUNICATO STAMPA
12
gennaio 2011 I
lati del volto Architettura,
arte, design, scienza Un
convegno allo Iuav lunedì 17 e martedì 18 gennaio 2011 Quanti volti racchiude un solo volto? E come funziona strategicamente il volto nella comunicazione? Che rapporto ha il cambiamento del volto con la nostra identità? È possibile che gli animali si riconoscano tra loro dalla conformazione del muso (e non solo dall’odore), non come specie ma come individui? Cosa accade con la Chirurgia plastica? Cosa accade nei casi di trapianti di volto, di innesto di elementi artificiali, di cambiamento di sesso? Come si riconosce un individuo che ha “cambiato faccia”? |
Il 17/18 gennaio si terrà a Venezia il convegno “I lati del volto” che si propone di scoprire i vari “lati” del volto e come questi siano colti nella contemporaneità, secondo settori diversi che vanno dall’Arte contemporanea alla Moda, dall’Architettura al Design, dalla Psicologia alla Etologia.
Una ricerca che mette a confronto, su uno stesso tema, settori disciplinari diversi e competenze diverse. Saranno presenti, infatti, anche grandi artisti come Nicola Samorì e Gabriele Brucceri.
17 gennaio
Aula Magna dell’Università Iuav
Tolentini, Santa Croce 191, 30135, Venezia
18 gennaio
Atelier 29, M7, Facoltà di Design e Arti
Magazzini Ligabue
Dorsoduro 1827, 30123, Venezia
consulta
il programma del convegno
Quanti volti racchiude un solo volto? E come funziona strategicamente il volto nella comunicazione che va dalla moda al riconoscersi degli animali tra di loro?
Dal momento che il volto è così intimamente legato al problema dell’identità, la pluralità di volti che abita un solo volto, non può che evocare, in uno stesso individuo, altri modi di essere plurale. Talvolta basta un tic, una smorfia, l’enfatizzazione o la soppressione attraverso il maquillage di un tratto o di un colore del viso, per costituire una fuga dal suo ordine. Può accadere, tuttavia, che una sovversione possa dare luogo all’instaurazione di un ordine diverso da quello precedente. Un certo ordine del viso può perdurare inalterato per dei secoli, e poi, con il variare di alcuni criteri valutativi, può iniziare a vacillare. E così l'opposizione tra naturale e artificiale, può divenire irrilevante e ciò che una volta era considerato brutto, essere giudicato addirittura bello. È quanto accade oggi nelle mode, sia quelle giovanili che dell’haute couture.
Tuttavia, da qualche parte resta pur sempre
un'opposizione persistente tra senso e non senso corporeo. Si tratta di una
tensione costante che spesso rende precarie le frontiere tra ciò che è il
nostro sistema naturale, biologico e fisiologico, e l'ordine dei valori.
Questa energia in costante tensione è una delle maggiori fonti
d’ispirazione per l’arte contemporanea, la cui messa in scena della
pluralità del viso rivela le forze agite su di esso come genesi stessa delle
sue forme. Si tratta di forme instabili che oscillano tra l’informe e il
deforme. Strettamente legato alla variazione e deformazione del viso si pone un
altro problema: il riconoscimento
dell’identità nel cambiamento. Che rapporto ha il cambiamento del
volto con la nostra identità? Sono questi i problemi che oggi si pongono le
scienze cognitive. Analogamente, in che modo l’etologia ha affrontato il
problema degli identikit nel mondo degli
animali? È possibile che gli animali si riconoscano tra loro dalla
conformazione del muso (e non solo dall’odore), non come specie ma come
individui? E in che modo un’analisi comparata tra uomini e animali può
fornire nuova conoscenza alle scienze cognitive? Molte ricerche oggi si
avvalgono, con grande profitto, del computer le cui manipolazioni sul volto
mostrano fino a che punto la riconoscibilità di questo tenga duro al di là
delle più efferate distorsioni. Ma cosa accade con la Chirurgia plastica? Cosa
accade nei casi di trapianti di volto, di innesto di elementi artificiali, di
cambiamento di sesso? Come si riconosce un individuo che ha “cambiato
faccia”? L’identificazione e
il perdurare di un’identità visiva nel cambiamento sono cruciali anche
per il design e l’architettura. Dalla tendenza a vedere volti nelle
cose alle facciate delle case, identificate alla faccia, come
l’operazione di Beautification come “lifting” delle
facciate delle case. L’analogia
facce/facciate riguarda l’evoluzione delle facciate
nell’architettura contemporanea e il loro progressivo “perdere la
faccia”. Nel design, la tendenza a creare oggetti antropomorfi,
tendenza indicata come emotional design, è orientata a creare oggetti
ammiccanti che puntano sull’emozione più che sulla funzione: dai
videogiochi ai cartoni animati, dall’illustrazione alla pubblicità. Di
fatto il character design tocca uno dei meccanismi psicologici fondamentali,
quello della personificazione, cioè la capacità di proiettare
“animazione” e “emozione” su un oggetto d’uso o
un’interfaccia per finire con le macchine “umanoidi”, come i
Robot, gli androidi.
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