comunicato stampa

 

È veneziano il ricercatore dell’Università Iuav che ha scoperto un disegno inedito di Michelangelo a Roma: si tratta dell’ultimo disegno noto dell’artista.

 

Vitale Zanchettin in meno di un anno, ha scovato il foglio inedito nell’ambito di una ricerca finanziata dalla Alexander von Humboldt Stiftung di Roma sui primi anni di Michelangelo a San Pietro, un foglio di valore inestimabile che rappresenta una pianta parziale di uno dei pilastri della cupola di San Pietro.

 

La scoperta verrà presentata ufficialmente lunedì 10 all'Archivio della Fabbrica di San Pietro, alla presenza del cardinale Angelo Comastri e del vescovo Vittorio Lanzani.

 

“La sicurezza del tratto, la mano esperta e abituata a prendere le decisioni di fronte alla pietra grezza lasciano pochi dubbi: è di Michelangelo lo schizzo che rappresenta una pianta parziale di uno dei pilastri radiali del tamburo della cupola di San Pietro, all'altezza della trabeazione sopra le colonne. Un'ulteriore conferma giunge dal tipo di rappresentazione in pianta, con la caratteristica doppia linea che mette in evidenza diversi livelli dell'oggetto come se la pietra fosse trasparente. Assieme al disegno, realizzato con mano sicura anche se debole, vi sono alcune cifre: 6, 9 e ¾”.

 

Vitale Zanchettin racconta così, con gergo tecnico da studioso dell’architettura, le molteplici cifre stilistiche che hanno permesso l’attribuzione a Michelangelo del disegno. Il foglio è stato concepito come comunicazione ai cavatori di pietra tracciata con gesso color sanguigna. Probabilmente realizzato in cantiere ai piedi della Basilica in una delle molte officine di tagliapietra a cielo aperto, il disegno risale alla primavera del 1563, dopo che alcune partite di travertino da Fiano erano state giudicate inadatte ad essere scolpite. Il foglio attraversa oltre quattro secoli sepolto fra gli atti ufficiali dell'economo.

 

Sul foglio campeggiano anche le annotazioni di un soprastante della Fabbrica di San Pietro che spiega all’economo come i carri trainati da bufali che portavano i conci di marmo a San Pietro fossero stati fermati dai proprietari delle aree.

 

Così una semplice annotazione logistica, vergata sul retro di un disegno a sanguigna del maestro, sopravvive ai secoli come documento economico.

 

Sono pochissimi i disegni autografi per San Pietro conservati visto che l'artista, poco prima di morire, decise di distruggere gran parte dei fogli che conservava.

 

Michelangelo lavora come architetto nella Basilica di San Pietro dal 1547 fino agli ultimi giorni della propria vita, nel febbraio del 1564.

 

I disegni di Michelangelo erano oggetti da collezione quando l’artista era ancora in vita, ricercatissimi, da Aretino da Venezia che non li ottenne, al granduca di Toscana che estorce con la forza due piccoli ritratti dei figli della vedova del suo aiutante, tutto, pur di avere qualcosa uscito dalle mani di Michelangelo.

 

 

VITALE ZANCHETTIN

 

Studente Iuav prima e ricercatore nello stesso ateneo, poi, Vitale Zanchettin è nato a Mestre nel 1967 e si è laureato allo Iuav nel 1996 con una tesi dedicata al progetto di Borromini per il tiburio della chiesa di Sant'Andrea alle Fratte a Roma.

Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in storia dell'architettura presso lo stesso ateneo nel 2000 con una tesi dal titolo: “Ernst May. Città e architetture da Breslavia a Francoforte”.

 

Dal novembre 2002 è ricercatore di Storia dell'Architettura presso il Dipartimento di Storia dell'Architettura dello Iuav.

 

Dal 2001 insegna costruzione delle opere di architettura presso il claPE (Iuav-Corso di Laurea in Produzione dell'Edilizia).

 

È stato collaboratore scientifico del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza per l'organizzazione della mostra dedicata a Carlo Scarpa (Vicenza-Verona 2000).

 

Nel 2001-2002 è stato borsista presso la Bibliotheca Hertziana di Roma (Max-Planck-Istitut für Kunstgeschichte), concentrandosi sullo studio della genesi del Tridente di Piazza del Popolo a Roma durante il primo Cinquecento, ora in fase di pubblicazione.

 

In passato si è occupato molto di Borromini, dell’Architettura sociale tedesca degli anni ’20 del ‘900 e ha seguito con particolare passione, la Roma del primo ‘500 e la sua “architettura a scala urbana”.

 

 

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