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Dottore di ricerca Iuav vince il premio “Alvise Trincanato”

 

Marco Capponi, dottore di ricerca alla Scuola di dottorato dell’Università Iuav di Venezia, ha vinto la prima edizione del premio "Alvise Trincanato" per ricerche in storia dell'architettura con la tesi “Architettura teatina a Venezia. La costruzione della chiesa e del monastero di San Nicolò da Tolentino in età moderna”.

 

Il Premio “Alvise Trincanato” è istituito dall’associazione di promozione sociale A testa in su, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza. Il Premio ha lo scopo di sostenere giovani studiosi in ricordo di Alvise Trincanato, dottorando in Storia dell’Architettura all’Università Iuav di Venezia prematuramente scomparso nel 2019.

 

Un breve abstract della tesi vincitrice:

La vicenda del cantiere della chiesa di San Nicolò da Tolentino a Venezia, edificata dai chierici regolari teatini, è nota per il coinvolgimento dell’architetto Vincenzo Scamozzi (1548-1616) e per il suo brusco allontanamento dalla fabbrica nel 1595, quando i lavori erano da poco iniziati. Da quel momento, e per circa quattrocento anni, la tradizione storiografica sul complesso monastico dei teatini veneziani si è infatti concentrata prevalentemente su questioni attributive e sul solo edificio sacro, senza tuttavia adottare un metodo in grado di affrontare la principale difficoltà posta dal tema, quella cioè di una sostanziale carenza di fonti archivistiche di natura architettonica.

 

Il manoscritto sottoposto per il premio “Alvise Trincanato” costituisce una rielaborazione della tesi di dottorato difesa nel 2019 e intende ripercorrere la storia della costruzione dell’intero complesso di San Nicolò da Tolentino tra Cinque e Settecento per ribaltare il punto di vista dalla parte della committenza e utilizzare la fabbrica veneziana come punto di osservazione privilegiato allo scopo di affrontare i problemi legati all'architettura cosiddetta teatina: un’architettura intesa come un vestimentum che, esattamente come l’abito indossato dai padri, ieri come oggi, fosse in grado di adattarsi ai costumi dei diversi luoghi in cui vivevano, rendendo tuttavia ancor più difficoltosa la costruzione di una memoria condivisa.