Utopie
misurate
mostra
12 > 27 ottobre 2023
Tolentini, ghiacciaia
inaugurazione 12 ottobre 2023, ore 17
organizzato da Dipartimento di Culture del progetto
a cura di Aldo Aymonino e Giuseppe Caldarola
locandina >>
abstract
"Ho tentato
sinceramente di essere obiettivo,
ma so che
mentirei se dicessi di esservi riuscito:
non si può
infatti non lasciare su un lavoro,
qualunque ne sia
la natura,
l'impronta dei
propri pregiudizi
e della propria
personalità".
Victor Wolfgang
von Hagen
(Antichi Imperi
del Sole - 1961)
A che serve
misurare quello che tendenzialmente non vuole essere misurato?
Misurare e Comparare,
come parti della conoscenza scientifica, sono atti fondamentali della
formazione dell’architetto progettista.
La mostra
raccoglie gli esiti della ricerca Utopie Misurate, intrapresa dieci anni fa dai
curatori, durante un workshop estivo di tre settimane all’Università Iuav
di Venezia.
Agli studenti, a
scopo didattico, si chiedeva di studiare uno dei modelli utopici che hanno
caratterizzato il lavoro di alcuni architetti dal XVIII al XX secolo e di
applicarlo in maniera estensiva sui 1680Ha della zona industriale di Porto Marghera.
Si generavano e supportavano riflessioni sulla trasformabilità di aree
urbanizzate a partire da una sorta di ‘gioco’; si tracciava un
esercizio speculativo, basato sull’evidente ossimoro della possibilità di
formare nuovi brani di città applicandovi, uno alla volta, differenti modelli
insediativi e misurandone e comparandone le conseguenti quantità.
A partire da
questo primo approccio speditivo e calibrato su attività laboratoriali, lo
studio è proseguito in maniera più approfondita, con l’obiettivo di
ampliare quell’esperienza e, attraverso il ridisegno e la ricostruzione
dei dati certi di ciascun modello (spesso pochissimi), renderla uno strumento
di lavoro e di utile riflessione per studenti e docenti.
I 23 progetti
utopici raccolti in mostra - selezionati dai curatori per loro alterne
rilevanze (o per semplici affinità e senza pretesa di configurazione di un
filone semantico coerente e continuo) - sono inevitabilmente dei
progetti-manifesto. Sono modelli, ad alto valore immaginifico, i cui contenuti hanno
inciso - e, in taluni casi, sono in grado di incidere tuttora! - in maniera
significativa nel pensiero progettuale.
In mostra,
ciascuno dei progetti-manifesto viene restituito con solo due tipi di disegni:
uno planimetrico, l’altro assonometrico.
Il disegno
planimetrico serve come visualizzazione semplificata della scala del Moderno e
come "progetto possibile" per una città monoautoriale e monomodello
(da non augurare a nessuno). Il disegno assonometrico, una delle
rappresentazioni predilette dalle avanguardie storiche del primo ‘900,
rende plasticamente l’impatto territoriale dei progetti sulla dimensione
standard del chilometro quadrato.
Nessun render,
nessuna immagine digitale in 3d che restituisca uno scenario “troppo
vero”, troppo rivelato, che depotenzi l’immaginario della lettura
individuale del “non detto” e del “non svelato”
segnico, così presente (e necessario…) all’interno di tutte le
rappresentazioni di Utopia.
Un’unica
traccia operativa che suggerisce di partire da dimensioni scientifiche
confrontabili – le unità di superficie del chilometro quadrato - e di applicare
i modelli su un’unica area spazialmente codificata per facilitare comparazioni
dirette, svelare idee e atteggiamenti degli autori rispetto alla città e al
territorio, con maggiore immediatezza rispetto a quella che potrebbe ottenersi
con un qualsivoglia saggio critico.
Il ridisegno dei
modelli si rende mezzo analitico per la lettura dei progetti e parallelo esercizio
di dissezione e riassemblaggio, di sovrascrittura delle visioni proposte.
L’applicazione
dei modelli in maniera isolata o reiterata serialmente su un’area
chiaramente riconoscibile – l’area industriale di Porto Marghera,
nel caso di specie – si rende strumento di indagine e di verifica così
come già sperimentato e applicato da Rem Koolhaas sull'area dell’Ij Plein
ad Amsterdam nel 1981, ma anche da Le Corbusier e da Hilberseimer nei
fotomontaggi sovrapposti alle zone centrali di Parigi e di Berlino.
Se l’utopia
prima che un problema di misura è una necessità di figura, è tuttavia difficile
immaginare che i Redents lecorbusieriani siano più piccoli delle Saline di
Chaux di Ledoux se non si mettono gli uni accanto alle altre… Da qui,
l’esigenza di misurazione e di comparazione, riportando i diversi modelli
alla stessa scala per confrontarli dimensionalmente e applicarli su
un’area immediatamente riconoscibile.
La scelta di
Porto Marghera come campo applicativo di indagine ha molteplici motivi: è
un’area sostanzialmente rarefatta che si confronta visivamente e
territorialmente con uno dei centri storici più noti del Pianeta; è al centro
di uno dei nodi infrastrutturali e produttivi più importanti del Paese e
contiene all’interno del suo tessuto, forme urbane e modellistiche -
città compatta, città diffusa, città giardino, polo industriale, etc. - tipiche
e archetipiche della storia urbana XX secolo.
La mostra ha
origine e riscontro nella convinzione che, per un progettista, l’Utopia
sia anche e ancora un esercizio personale di desiderio e di bisogno.