Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Aganis. Performatività orali e poetiche dell’inudibile

di Chiara Cecconello

con la supervisione di Annalisa Sacchi

 

Aganis è un progetto sonoro-performativo che interroga le relazioni tra corpi, suoni e mitopoiesi dei luoghi.

È una ricerca sulla figura dell’anguana - creatura magica propria dell’immaginario mitologico del nord est italico - spesso inserita in una toponomastica che porta al confine di zone antropizzate, coincidenti con punti di discontinuità del terreno, come grotte, laghi, spelonche e sorgenti d’acqua. Aganis è figura tentacolare che attiva un ripensamento della soggettività in un’accezione postumana e transfemminista. Tracciando una serie di percorsi attraverso luoghi alle volte umidi e bui, altre volte morbidi e caldi, Aganis si sintonizza con l’inudibile, inteso come il non-suono e il non-ascoltato, l’ignorato e limmaginato (Salomé Voegelin, Sonic Possible Worlds. Hearing the Continuum of Sound, 2014), e attiva un “immaginario orale” che cerca il suono dell’anguana.

In linea con gli studi all’incrocio tra vocalità e mitologia di Adriana Cavarero, l’anguana propone un pensiero polmonare: non collocato nella mente - luogo del pensiero metafisico, semantico e insonoro - bensì ubicato nei bronchi, connessi quindi a respiro e fonazione e, per estensione, alla cavità orale.

A partire da queste considerazioni e ricollocazioni, la ricerca del suono dell’anguana si concretizza in una performance sonora che intreccia pratiche vocali e dascolto all’interno di una drammaturgia di possibili alleanze con altre figure della mitologia occidentale la cui voce esiste in eccedenza al suo utilizzo linguistico. Le alleanze dell’anguana consentono di individuare specifiche voicetracks - termine proposto da Norie Neumark - che suggeriscono una comprensione materialista della voce, ponendo l’attenzione su come e perché essa si muove, piuttosto che a ciò che dice o a chi rappresenta. In Aganis, le Voicetracks sono dunque configurazioni di corpo-voce-orecchio: la voce inarticolata o silenziata delle sirene ascoltata dalla centralità di Ulisse, la voce incorporea di Eco e quella ventriloqua della Pizia. 

Oltre a queste configurazioni, le tracce vocali, che richiamano le Vie dei Canti australiane (Bruce Chatwin, Le Vie dei Canti, 1987), suggeriscono una stretta relazione tra voce, suoni e luoghi. La ricerca sonora si muove dalla cavità rocciosa alla cavità orale e viceversa, affiancando metodologie di ascolto derivanti dalle pratiche di deep listening di Pauline Oliveros, a una pratica corporeo-vocalica che non coinvolge solo la voce ma tutta la cavità orale: se la bocca è il luogo in cui si forma il linguaggio, ovvero ciò che distingue l’umano dal non umano, questa può essere anche il luogo in cui ripensare questa distinzione. Boccalità e vocalità, in relazione acustica con l’ambiente esterno, concorrono a formare una performatività orale. La bocca, dunque, diventa spazio ospite per l’anguana e i suoi rifugi.