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Fiammelle ermetiche in opere d’arte a Firenze nell’ultimo Quattrocento

autore: Filippo Perfetti

relatori: Monica Centanni, Giovanni Battista Careri

 

Partendo da un dettaglio in una delle opere più celebri della storia dell’arte moderna, la cosiddetta Primavera di Sandro Botticelli, la tesi indaga la sua origine figurativa, la sua applicazione nella realtà fiorentina del tempo e cosa esso significhi e in che modo abbia nel tempo abbia assunto questi precisi e molteplici significati leggibili soltanto in un determinato contesto sociale, cioè storico e culturale. Il dettaglio è il motivo figurativo a fiammelle nella clamide del Mercurio presente all’estrema sinistra del dipinto.

La tesi è condotta con un taglio prettamente iconologico. Il primo capitolo è però dedicato a una ricognizione di carattere stilistico sul motivo a fiammelle che cerca la provenienza del suo modello rintracciandola nel motivo tschi arrivato coi tessuti importati nella Toscana del quattordicesimo secolo dall’estremo e medio oriente. Una volta vista la provenienza del motivo, viene detta la sua applicazione nei tessuti di manifattura toscana e soprattutto la sua evoluzione nelle opere pittoriche dagli inizi del Quattrocento in poi. Si dice di come decisivo nell’acquisizione nell’arte e nella maturazione stilistica del motivo sia stato il Beato Angelico e come poi abbia poi trovato l’adozione da parte di Botticelli e di artisti a lui coevi. Il secondo capitolo guarda a come il motivo a fiammelle si intrecci con le imprese proprie della famiglia de’ Medici e di come in questo modo abbia una sua particolare connotazione politica in riferimento alla famiglia reggente le sorti della Firenze di allora e di come il suo carattere di impresa si manifesti nella Firenze del tempo venendo adottato dalla consorteria medicea e in questo senso trovi una prima giustificazione la sua fortuna a partire dai primi anni ’80 per poi cadere in disuso assieme alle sorti dei Medici. Ma la fortuna di cui gode deriva anche dalla particolare connotazione filosofica dell’epoca. A questo si dedica il terzo capitolo che evidenzia i significati teologico cristiani, filosofico neoplatonici, mitologici e astrologici che motivano l’uso delle fiammelle in determinate opere d’arte e di come questi significati giungano nel contesto fiorentino del tempo attraverso una catena che trova capo nella cultura classica e viene trasmessa da figure chiave nella trasmissione del sapere quali Abū Ma’shar con la sua Grande introduzione all’astrologia, Giovanni Boccaccio e il suo Genealogia Deorum Gentilium, fino agli umanisti prossimi ai Medici quali Cristoforo Landino e Marsilio Ficino. In questo itinerario il dettaglio, così preciso nella sua minutezza e nella sua comparsa temporale che copre uno stretto arco storico che si esaurisce rapidamente ancor prima che inizi il Cinquecento, è capace di dirci la complessità di un’epoca storica per nulla risolta nelle sue apparentemente inestricabili antinomie quali il Rinascimento italiano.


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