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Progetto fuxiCO: Il fuxico brasiliano come strumento femminista per il design sociale

autrice: Mariah Majolo

relatrice: Alessandra Vaccari, Débora Russi Frasquete

 

 

Fuxico è una parola di origine africana, del dialetto yorubá, che vuole dire “toppa”, “imbastitura con ago e filo”, ma che nella cultura popolare brasiliana è usata per nominare sia una forma di artigianato tessile che un gruppo di donne pettegole. Portando questa idea al campo del design sociale e analizzando l’invito fatto da Daniela Rosner per ridefinire il design come reattivo e responsabile attraverso il concetto di Critical Fabulations, il mio pensare agli incontri per fare fuxico, e al fuxico stesso, come uno strumento femminista in questa tesi, mi ha fatto assimilare la eredità storica del presente delle donne e ha favorito la elaborazione di un progetto creativo che funziona come un contro discorso agli stereotipi di genere inerenti alla parola che dà nome alla tecnica.

È da questo contesto che nasce il mio progetto, il progetto fuxiCO, che ha come proposta stimolare l’appropriazione del passato biografico e autobiografico delle donne partecipanti in modo tale da creare una potenziale rete comunitaria che mira l’auto-conoscenza ed empowerment femminile di gruppo, elaborando la ambiguità interpretativa del fuxico nella cultura brasiliana come uno strumento metodologico e di ricerca. Il progetto è stato sviluppato a partire da incontri di gruppo per “fare fuxico” online, causa Covid-19, e in presenza con diverse donne che abitano in Italia e all’estero. Ogni incontro è stato elaborato attorno ad un tema legato al movimento femminista, come l’assedio, l’aborto, la xenofobia e tanti altri, in modo da incentivare non solo la produzione manuale ma anche la discussione e lo scambio di idee ed esperienze personali tra le persone presenti. 

Hanno partecipato al progetto quasi 55 donne, la maggior parte di nazionalità brasiliana, ma non solo, ci sono anche marocchine, africane, cinesi e italiane, così come donne transgenere e persone non binarie. Durante gli incontri, per praticità analitica e metodologica, ho deciso di suddividere il nostro tempo in due parti, per poi unirle: materiale, dove ho insegnato come fare un fuxico tessile, lavorando il lato artigianale del termine, e immateriale, dove ho lavorato il significato di fuxico per riferirsi a conversazioni intime fra le donne creando gruppi di dialogo.

In ognuno di questi incontro per fare fuxico ho sempre puntato ad una nuova visione degli elementi materiali e immateriali che la tecnica produce, dando un orizzonte alternativo non solo alla maniera in cui il fuxico viene inteso, ma anche al suo valore e significato sociale in relazione al genere. In altre parole, nel mio lavoro, la tecnica brasiliana è stata analizzata e sviluppata come un fulcro per capire, da diverse angolazioni teoriche e progettuali, il rapporto tra il sociale e l’individuale nella vita delle partecipanti. Questo mi ha fatto notare, soprattutto, che il nesso tra questi due punti consiste in un movimento di confluenza tra ciò che sperimentiamo e ciò che siamo, e che tale legame può essere molto utile alla creazione, per mezzo del design sociale, di uno spazio comunitario femminile per la comunicazione e l’interazione sociale fra le donne.

Sottolineo, infine, che il lavoro fatto con questo progetto non si fermerà al concludere del mio percorso accademico. Non solo perché io, con immenso piacere, ho accettato l’invito del Consolato Onorario del Brasile a Venezia per sviluppare futuramente il progetto fuxiCO con i loro appoggio, ma anche perché il progetto è già in via di implementazione in due comuni qui nel Veneto, a Marcon, in collaborazione con la Associazione Culturale italo-brasiliana Amazonas e a Vedelago in collaborazione con il Comune e il Centro Donna. Pertanto, così come ci dice il racconto nativo brasiliano del popolo yanomami, la fine è un inizio.