Art Handling:
Un'opera d'arte dietro l'opera d'arte. Oltre la critica istituzionale
autore: Lorenzo Bussi
relatrice: Angela Giovanna
Vettese
Art Handling:
un’opera d’arte dietro l’opera d’arte. Oltre la critica
istituzionale è una
ricerca teorico-critica che prende in esame i principali aspetti e le
principali tematiche insite nel progetto sperimentale High-Visibility Men
(Performance Documentation), un progetto non autorizzato iniziato nel 2017
e presentato per mezzo del nome collettivo Art Builders Group, che consiste
nella presentazione delle fasi di allestimento e disallestimento delle
installazioni Hyundai Commission, presso la Tate Modern di Londra, come
documentazione di una performance. Il progetto prende le mosse da un
presupposto generale che è quello di vedere le istituzioni dell’arte,
oltre che come dei luoghi di incontro tra pubblico e opere, come dei luoghi di
lavoro dove i momenti di sciopero e protesta, sia recenti che passati, fuori da
musei e manifestazioni d’arte contemporanea sono eventi che mettono in
luce la gerarchia e la disparità economico-sociale presente nelle istituzioni
dell’arte e, più in generale, nel suo sistema. High-Visibility Men (performance documentation)
intende
porre lo sguardo su quello che il sociologo Howard S. Becker chiama
“personale di supporto”, in modo particolare sul personale che
costituisce la logistica dell’arte, gli art handler, figure il cui
lavoro è spesso nascosto dietro alla facciata istituzionale e al nome
dell’artista inteso nel moderno sistema delle arti come l’autore
per eccellenza dell’opera. Il progetto sposta quindi lo guardo dagli
eventi che vengono a crearsi attorno alle opere monumentali che hanno luogo
ogni anno nella Turbine Hall della Tate Modern per concentrarsi sugli eventi di
preparazione e rimozione delle installazioni nello e dallo spazio espositivo,
con l’obiettivo di riconoscere e riportare, per mezzo di una
documentazione video, l’attività degli art handler come evento
artistico. L’elaborato di tesi parte da un focus introduttivo sul progetto
per poi suddividersi in tre capitoli ognuno dei quali è ripartito in
diversi paragrafi. Il primo capitolo, di carattere storico-filosofico, parte da
una panoramica generale sulla moderna concezione dell’arte e sul problema
di definire la nozione di «arte» analizzando come, pur in assenza di una
definizione esaustiva, le opere vengono ad esistere come tali per mezzo di
persone che operano all’interno di una pseudoistituzione: il mondo
dell’arte. Il secondo capitolo, di carattere più sociologico, parte da
una breve analisi del cambiamento di reputazione della figura
dell’artista tra il vecchio e il nuovo sistema dell’arte per andare
a porre l’attenzione sull’attività artistica e la produzione di
opere d’arte intesa come frutto di un’azione collettiva. Il
discorso viene poi orientato all’analisi della produzione di opere su
larga scala e alle questioni economiche ad esse correlate, facendo soprattutto
riferimento alle installazioni monumentali della Tate Modern per arrivare a
focalizzarsi sull’art handling, sulla sua artisticità e sulla
figura e condizione sociale dell’art handler. Il terzo capitolo,
di carattere critico-artistico, prende in esame l’idea di svelamento che
caratterizza la pratica della critica istituzionale con un focus sulla
mostra “Michael Asher: Installation”. Il discorso prosegue
analizzando la relazione tra la critica e la sua istituzionalizzazione facendo
riferimento a pratiche che uniscono arte e impegno politico. L’ultimo
paragrafo, inteso anche come parte conclusiva, sottolinea la continua
importanza di un approccio critico e un grado di resistenza nei confronti delle
istituzioni artistiche, non per allontanarsi da esse rifiutandole, ma come
strategia per superare i loro standard mettendo in luce, attraverso una pratica
artistica intesa come motivo di sensibilizzazione, le criticità che ancora oggi
caratterizzano il mondo dell’arte il quale risulta essere, sia per sua
natura che per questioni inerenti all’attuale sistema economico,
gerarchico e poco etico.