Esplorare il
groviglio: un cammino lungo il fiume Piave. Dis-guida Venezia-Sappada
autori: Amerigo Ambrosi,
Maddalena Venturini
relatori: João Gabriel Candeias Dias Soares, Maria Chiara Tosi
Questo lavoro mostra i risultati di un percorso di esplorazione lungo
il fiume Piave, che tenta di avvicinarsi ad un modo diverso di guardare e
rappresentare un fiume. Proponiamo di non limitare il fiume alla sua sezione
liquida, ma di guardarlo come un insieme di materiali complessi ed eterogenei,
che estendono i propri sistemi di relazione. È un lavoro che si muove tra
diverse scale e che si nutre di storie raccontate dagli altri, che hanno
contaminato il nostro sguardo e di volta in volta spostato il nostro punto di
vista. In questo processo di esplorazione e ri-descrizione abbiamo cercato di
cogliere e restituire una serie di connessioni, attraverso una mappatura degli
attori, sia umani che non umani, che agiscono in alcune aree del fiume,
prendendosene cura.
Camminare ci ha permesso di considerare la forza di un punto di vista
strettamente soggettivo: gli occhi sono sulle gambe di chi cammina. Si tratta di
un modo di spostarsi e di guardare che ha delle coordinate ed è quindi
localizzato da una direzione, una distanza, punti di vista e sensazioni, che
introducono diverse dimensioni attraverso cui facciamo esperienza di un luogo. Il
nostro sguardo diventa uno sguardo che interpreta, escludendo la possibilità di
un'unica lettura del mondo. Camminare è un discorso cumulativo: ci ha permesso
di considerare il fiume come un insieme di frammenti. Camminare è una strategia
che mostra cose che solo in alcune situazioni si rivelano, è uno strumento di
rilevazione: aiuta a cogliere dei gradi in più, che non sono singoli episodi
isolati, ma indici di sistemi la cui consistenza è mobile. Infine, il tentativo
di descrivere un territorio camminando ci ha spinti ad assumere tempi e ritmi
diversi, lasciandoci lo spazio necessario per coglierne la complessità.
Per questo motivo il nostro racconto del fiume si presenta in forma di
guida non convenzionale, non tanto con lo scopo di spingere a replicare
un'esperienza, quanto più di invitare a tendere nuove figure di filo, per
indagare la complessità di un territorio attraverso nuove letture che
considerino il fiume come unico racconto a più voci e non come una serie di episodi
scollegati. Partire per un cammino come quello raccontato in questa dis-guida,
non vuol dire costruire un itinerario a priori, ma al contrario costruirlo
passo dopo passo. Di ritorno, avendo allargato le nostre prospettive con nuovi
materiali e incontri, proviamo a restituire alcune considerazioni che lungo il
percorso hanno preso forma e ci hanno aiutato a conoscere ciò che per noi non
aveva ancora un nome. Quando abbiamo camminato il corpo è diventato contatore e
registro, entrando in un contatto fisico con persone e luoghi senza la
mediazione di un dispositivo altro dai nostri corpi. In questa logica abbiamo
raccontato ciò che ai nostri occhi risulta essere analisi e allo stesso tempo
progetto. Proprio per questo motivo il territorio che abbiamo attraversato si
identifica per noi con il fiume, un accumulo di storie che si allarga oltre la
sezione liquida, ma che rimane una storia continuamente attraversata dall'acqua.
Abbiamo cercato di descrivere il fiume attraverso le azioni che lo coinvolgono
e che in alcuni casi lo proiettano nel futuro, cercando di comprendere come
possano essere d'aiuto per descrivere il fiume le pratiche di cura. Pratiche,
in cui il conflitto non è assente, ma che diventa materiale per immaginare
nuovi spazi per vivere assieme. Abbiamo deciso di concludere il nostro percorso
mostrando quelli che per noi sono degli scenari tendenziali riferiti ai
conflitti che insistono su alcuni dei luoghi che abbiamo attraversato. Questi
scenari sono riferiti sia al conflitto generato dall'assenza di cura delle
istituzioni sia dalla difficoltà di mettere in rete le pratiche di cura operate
dalle singole persone e dalle associazioni. Per rappresentare questi scenari
proponiamo tre immagini di un futuro distopico in cui la cura è assente e che
pongono la domanda “How soon is now?”.