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Autonomia dei corpi mutanti: autoproduzione e spazio sociale nella Mutoid Waste Company

autrice: Giulia Ferrara

relatrice: Annalisa Sacchi

 

La tesi dal titolo Autonomia dei corpi mutanti: autoproduzione e spazio sociale nella Mutoid Waste Company focalizza la sua indagine attorno alle prassi che, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, hanno tematizzato la relazione tra organico e inorganico nell’ambito delle arti performative. Adottando un acuto sguardo trasversale alle discipline, l’autrice dipana con coerenza un discorso metodologicamente fondato sulla pratica della mutazione, intesa come logica di resistenza «politica», in cui la tecnologia non è impiegata come una forma di derealizzazione (retorica del cyberspazio), bensì come produzione di artefatti e mondi, «realtà» autonome. La prospettiva d’indagine, partendo da una riflessione sull’estetica cyberpunk e del corpo mutante, è dunque fondata su di un ampio orizzonte di temi che convergono in modo coerente e preciso nell’analisi delle pratiche della Mutoid Waste Company, in una costellazione di riferimenti che spaziano dalle arti visive al cinema, passando per il fumetto.

L’autrice si sofferma, in particolare, sulla pratica del recycle di materiali – perlopiù provenienti dallo scarto industriale – che dismessa la loro funzione d’uso (dunque pienamente afferente al circuito delle merci) accedono ad una seconda esistenza grazie alla tecnica dell’assemblaggio: tale pratica, oltre ad essere materia di un’arte, diviene vero e proprio concetto operativo, le cui declinazioni sono puntualmente enunciate lungo l’intero sviluppo della tesi. L’insieme delle riflessioni qui proposte, espresse con linguaggio chiaro e preciso, si sviluppa da una convinzione di fondo che sembra muovere l’autrice nel suo studio: l’arte – oltre l’espressione – è un modo di concepire e condurre la vita.

 

Enrico Pitozzi