The lost heritage.
La chiesa di San Geminiano in Piazza San
Marco a Venezia
autore: Marcin
Machal Dabrowski
relatori: Francesco Guerra, Paolo Vernier, Fabio D’Agnano
La tesi dal titolo The Lost Heritage è la ricostruzione storica di un edificio non più esistente ma di importanza storico-culturale.
Si tratta della Chiesa di San Geminiano in Piazza San Marco a Venezia, un capolavoro di architettura cinquecentesca del grande maestro Jacopo Sansovino.
La Chiesa è stata demolita nel 1807 per la
costruzione dell’odierna Ala Napoleonica.
Il lavoro vuole far rivivere delle immagini decisamente impossibili della
Chiesa e della Piazza, e come questa si presenterebbe oggi, se la Chiesa non
fosse mai stata demolita.
Oltre alla ricostruzione in sé c’è dietro uno studio delle opere d’arte contenute una volta all’interno della Chiesa, in parte andate perdute ma, fortunatamente, alcune sono ancora presenti e ricollocate nel territorio.
La ricerca delle opere d'arte è stata fatta in
base a diversi tesi scritti, tra cui quelli di Francesco Sansovino
e Cesare Zangirolami.
Si tratta di affreschi, statue e dipinti, tra cui quelli di Tintoretto,
Paolo Veronese e molti altri.
Una delle opere ritrovate è l’Altare Maggiore che oggi si trova nella
Chiesa di San Giovanni Battista appartenente all’Ordine dei Cavalieri di
Malta a Venezia.
I documenti conservati negli archivi dell’Ordine confermano
l’effettiva provenienza dell’Altare da San Geminiano.
Poi uno degli Altari Minori della Chiesa si trova nel Museo Nazionale di Villa
Pisani a Stra. Anche in questo caso esiste la
conferma dai documenti dell’archivio riguardo alla provenienza
dell’opera.
Ci sono poi due busti marmorei provenienti dalla demolita Chiesa –
Rappresentano Matteo Eletto, opera di Bartolomeo Bergamasco e Benedetto
Manzini, opera di Alessandro Vittoria. Sono collocati alla Galleria Giorgio
Franchetti alla Ca’ d’Oro.
Le portelle d’organo di Paolo Veronese si trovano nelle Gallerie Estensi
di Modena e rappresentano San Giovanni Battista, San Menna e Santi Geminiano e
Severo. Quest’ultimo dipinto oggi si presenta come uno unico ma in
origine erano due portelle separate che sono state unite.
Un altro dipinto rappresenta Sant’Elena, opera di Bernardino da Murano, e
si trova oggi nel deposito delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
La pala d’altare di Tintoretto che rappresenta Santa Caterina per diversi
anni ha fatto parte della collezione privata di David Bowie ed alla sua morte
nel 2016 è stata rivenduta all’asta e ora è esposta alla Casa di Ruben di
Anversa, in Belgio.
Tra le opere ritrovate, alcune sono state rilevate per essere poi inserite nel
modello virtuale della Chiesa. Tra queste ci sono: l’Altare Maggiore,
l’Altare Minore ed i due busti marmorei.
I rilievi sono consistiti in rilievi laser scanning e rilievi fotogrammetrici.
I dati sono poi stati elaborati per ottenere delle mesh poligonali degli oggetti.
È stato, inoltre, modellato tridimensionalmente l’interno della Chiesa e
parti delle Procuratie Nuove e Vecchie in base ai quadri e disegni di Antonio
Visentini.
Grazie alla ricostruzione virtuale dell’impianto e grazie a delle
animazioni ed immagini statiche è stato possibile visualizzare la demolita
Chiesa in maniera più veritiera possibile con tutti quegli elementi di cui
esistono delle informazioni confermate.
Due secoli fa non si era dati l’importanza di preservare un capolavoro di
architettura cinquecentesca di Sansovino, ma oggi,
con le moderne tecnologie, è stato possibile ricostruire digitalmente ciò che
non esiste più.
La ricostruzione, inoltre, non ha un fine solo a sé stessa ma potrebbe essere
ulteriormente ampliata e servire come esposizione museale. Si può ancora
sviluppare anche una realtà virtuale in modo da offrire agli ipotetici
visitatori di esplorare la Chiesa in maniera immersiva.
L’immagine finale è una provocazione, una provocazione di un ipotetico
pittore, come se fosse Canaletto nel 2019, che dipinge la Piazza con ancora la
Chiesa presente, proprio come una volta facevano i grandi pittori.