AD Mortem
Piccoli interventi sul fine vita nei centri
residenziali per i malati terminali
autore: Daniele Costa
relatore: Emanuele Arielli
Il progetto di tesi parte dall’esigenza di voler approfondire la tematica delle cure palliative e del fine vita. La ricerca ha avuto inizio nel 2016, attraverso la richiesta di un gruppo di studentesse del Master Death Studies & the end of life diretto dalla Professoressa Ines Testoni, le quali proponevano lo sviluppo di un progetto visivo da inserire nella loro presentazione finale del Master.
Il lavoro di
ricerca intende riflettere sulla preparazione alla morte data ai malati
terminali nelle strutture residenziali, lavorando a stretto a contatto con
l’equipe e raccogliendo la visione attiva degli stessi operatori.
L’idea
si sviluppa partendo dalle modalità di avvicinamento alla morte, dove
l’equipe è impegnata in prima persona, con un forte trasporto emozionale
e personale. L’accompagnamento alla morte corrisponde ad un percorso
verso un nulla non conosciuto, un vuoto che attende il malato preso in cura;
questo vuoto è rappresentato dalla morte e viene elaborato a livello mentale
dal paziente che in molti casi non è a conoscenza del proprio decorso clinico.
In questo
percorso gli operatori hanno il ruolo
fondamentale di dare significato al segmento finale di vita che attende il
malato, facendo vivere con dignità e nel pieno rispetto della persona gli
ultimi giorni di vita, in modo tale da creare una consapevolezza diversa nei
confronti della morte, restituendo il valore naturale che essa porta con sé.
La ricerca
vuole indirizzare lo sguardo nei confronti dell’equipe, elaborando e
cercando di cogliere il loro rapporto e il loro modo di vivere gli ultimi
giorni che rimangono ai malati in cura.
Il progetto
presentato in fase di sviluppo: parte dalla ricerca personale maturata in
questi anni che si focalizza sulla conoscenza
del corpo umano in due direzioni di introspezione personale. Da una parte
con approfondimenti medico-scientifici, ovvero soffermandosi sul funzionamento
interno del corpo umano, dall’altra in relazione al vissuto e alle
narrazioni di singoli individui di volta in volta coinvolti, lavorando su
aspetti della vita dello stesso ma riflessi nella narrazione di una storia
collettiva.
La tesi si
divide in due parti di analisi: nella prima parte si affronta la tematica della
morte e un avvicinamento conoscitivo nei confronti delle cure palliative e
Hospice, con un approccio più teorico. La seconda parte, invece, riguarda il
lavoro progettuale che prende avvio e si svolge nell’Hospice Casa di Gelsi di Treviso.
Il lavoro di
ricerca prevede uno sviluppo temporale di circa un anno, con l’intento di
indagare l’attuale percezione della morte attraverso la preparazione e
l’accompagnamento al fine vita che viene data ai malati terminali negli
Hospice. Attraverso le storie che emergeranno dai racconti dell’equipe e
dei pazienti, si proverà a circoscrivere quel vuoto non rappresentabile che è
la morte.
Il perimetro
di questo irrappresentabile verrà tracciato dalla ricostruzione del quotidiano
lavoro svolto dall’equipe. Il lavoro prevede lo sviluppo di alcune fase
di ricerca: la somministrazione di un questionario anonimo, la raccolta del
materiale di ricerca, come il calco sonoro e riprese degli ambienti vuoti;
l’individuazione dei soggetti dell’equipe più coinvolti con
intervista singola, in forma di dialogo, agli operatori ed infine
l’affiancamento lavorativo che seguirà l’operatore durante il suo
turno di lavoro, in un dialogo osservativo e di presa del reale.
Il progetto
di ricerca prevede la realizzazione di
un video che accompagni un’esigenza osservativa con
l’inserimento di un punto di vista personale artistico.
La cinepresa
cercherà di raccogliere il contatto paziente-operatore e le modalità di
elaborazione di questo contatto, provando a far risaltare come le cure
palliative, lo stare accanto fino all’ultimo momento, ritraggano una
possibilità di rappresentazione dell’irrappresentabile, il colmare il
vuoto che la morte genera.