Premio miglior tesi di laurea 2018
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Paola
Naponelli La fragilità e la coesione. Il trattamento
del disagio insediativo nelle politiche per le aree marginali della regione
Marche area tematica: pianificazione relatore: Luciano Vettoretto |
Il
tema affrontato nel presente lavoro è quello della fragilità dei territori
marginali e delle politiche volte al contrasto dei fenomeni che li
caratterizzano, ovvero, disagio insediativo, spopolamento, abbandono.
Ho
scelto di approfondire questo argomento sia per la rilevanza che assume in
termini quantitativi sia per le conseguenze che si avrebbero nell’intero
territorio italiano se tali fenomeni non venissero adeguatamente contrastati.
Lo
spopolamento dei territori fragili e il costante processo di invecchiamento ne
mettono a rischio l’identità e l’unicità, relegandoli spesso a
luoghi dormitorio o a musei a cielo aperto. Ad essere danneggiata quindi
sarebbe proprio l’immagine dell’Italia, basata sull’esistenza
di territori come questi che sono custodi di enormi patrimoni ambientali,
paesaggistici, culturali e storici.
Servono
quindi politiche che operino in maniera multifunzionale: è necessario creare
nuovi posti di lavoro per i giovani, partendo da attività legate alle risorse
di cui già gli stessi territori dispongono, e contemporaneamente pensare alle
necessità di chi vi abita e quindi dotarli dei servizi essenziali. Non può
essere infatti trascurato che la rigenerazione dei territori fragili non può
basarsi solo sull’attivazione del turismo ma piuttosto deve trovare le
sue fondamenta su una rinnovata comunità che ritrova il senso del rimanere (e
del ritornare). Non va dimenticato inoltre che l’abbandono provoca
mancanza di manutenzione e quindi l’aggravarsi di rischi idrogeologici e
di perdita di valori ambientali, paesaggistici e culturali, e che con il
trasferimento delle popolazioni aumenterà la già forte pressione antropica nei
centri urbani.
Obiettivo
dello studio è stato quindi quello di analizzare l’entità del fenomeno su
scala nazionale, regionale e comunale, e valutare se a livello politico si
stiano attuando le giuste misure per ovviare a quanto scritto sopra. In
particolare ho tentato di comprendere l’adeguatezza dei processi che tali
politiche tracciano nell’attivazione dei percorsi di sviluppo e riattivazione
dei territori. A prescindere dalle potenziali risorse finanziarie messe in
campo sia dall’Unione Europea che dalla recente Legge nazionale
“Salva Borghi”, si è voluto analizzare quindi quali sono le fasi
fondamentali del processo per cogliere eventuali criticità.
Il
lavoro è suddiviso in quattro capitoli. Nel primo ho esaminato la Strategia
Nazionale Aree Interne (SNAI) rinnovata in seguito al Rapporto redatto dal prof.
Fabrizio Barca per valutare l’efficacia della politica di coesione della
UE.
Per
inquadrare la reale ampiezza del fenomeno si è fatto riferimento ai lavori
sulle aree interne del DPS e al rapporto Unioncamere Cresme 2014, studio che
viene effettuato con cadenza annuale e che fornisce dati analitici sul
“disagio insediativo”. Ho poi analizzato esempi di abbandoni e
riattivazioni, sia nazionali che internazionali.
Nel
secondo capitolo è stato fatto uno zoom sulla Regione Marche. Il metodo di
lavoro utilizzato è stato analogo a quello usato per il contesto nazionale:
analisi aree interne secondo il DPS e i comuni del disagio insediativo secondo
il Rapporto Unioncamere-Cresme 2014. Sono stati analizzati i borghi a rischio
de-antropizzazione e fantasma. E’ stato trattato il tema del terremoto,
evento che ha colpito duramente la Regione nel 2016 e che ha interessato
territori già fragili e classificabili come aree interne, valutando sia le
risorse aggiuntive provenienti dai fondi dell’UE sia i progetti e gli
studi commissionati dalla Regione.
Si
è proseguito con l’analisi del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) e quindi
sulle attività dei Gruppi di Azione Locale (Gal) che attraverso bandi basati su
obiettivi prefissati garantiscono finanziamenti a sostegno dello sviluppo del
territorio.
Si
è proceduto, quindi, all’analisi dello strumento attuativo attraverso cui
la Regione gestisce i fondi strutturali europei (Piano Operativo Regionale),
FESR e FSE in particolare in relazione alle aree interne.
Si
è passati all’esame della Strategia regionale per le Aree Interne
approfondendo quella progetto pilota del Basso Appennino Pesarese e Anconetano.
Nel
terzo capitolo è stato selezionato un comune marchigiano (Smerillo)
caratterizzato da marginalità e disagio insediativo, localizzato
all’interno dell’area cratere sisma e candidato ad entrare a far
parte della SNAI.
Dopo
l’analisi del contesto territoriale, delle variabili demografiche ed
economiche c’è stato l’incontro con il sindaco e successivamente è
stato organizzato un tavolo di incontro con i cittadini.
Attraverso
le interviste ai cittadini è stato possibile tracciare le criticità (e le
potenzialità) riscontrate all’interno della comunità.
Nel
quarto ed ultimo capitolo si è ritenuto quindi fondamentale soffermarsi sulla
difficoltà di definire risorse, azioni e visioni in forma condivisa. I soggetti
locali hanno mostrano uno stato di acuta rassegnazione, optano per il silenzio,
le basi relazionali sono minime, l’identità si confronta non con le
potenzialità o il desiderio di cambiamento, ma piuttosto con un muto fatalismo.
Questa situazione è associata a “blocchi cognitivi”: non vi è la
curiosità di vedere come si agisce in altre situazioni simili, o di riflettere
sulle proprie risorse locali. È possibile una politica di sviluppo per questi
contesti che non sia quella dell’intervento esogeno di autorità? Oppure
l’unica strada possibile è l’estinzione del luogo? Su questa
domande è stata concretata l’attenzione, guardando, al contempo, Smerillo
e simili situazioni.