Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Premio miglior tesi di laurea 2018

 

 

Gabriele Tessari

Vivere Nanawa: tra l’acqua e la città confine. Nanawa: living between water and border city

 

area tematica: architettura

relatore: Alberto Ferlenga

 

Il progetto per la città di Nanawa e il suo fiume Pilcomayo ha come obbiettivi generali l’elaborazione di alcune strategie “misurate” in grado di prevenire gli effetti negativi dovuti alla previsione di una grande esondazione attesa per la fine del secolo XXI.

La tesi elabora degli interventi sul lungo termine e tenta di rifondare un atteggiamento sicuramente non solo difensivo ma “collaborativo” con l’acqua, risorsa assoluta per il luogo e per la vita degli abitanti. Partendo da un presupposto il fiume e l’esondazione, l’acqua e la protezione dell’abitato in caso di piena, una condizione di convivenza possibile e reciprocità sostenibile. Una tesi che si interroga e tenta di elaborare un piano di strategie e misure in grado di ripristinare il rapporto dell’acqua con la crescita sostenibile nel caso specifico delle città costiere.

 

Nanawa come modello di analisi.

Oltre allo studio delle aree di intervento territoriale dal punto di vista geografico e topografico, associato ai fattori di rischio tra questi è certamente l’acqua in primis e la influenza che essa ha dal punto di vista socio demografico, le tradizioni, le attività produttive, il paesaggio, gli spazi comunitari, il rapporto tra aree pubbliche e private, le infrastrutture e il paesaggio. Si considerano in modo particolare ai due punti presenti nell’indagine condotta dal responsabile della ricerca Miryan Monzon Aguirre con la collabora zione di Lilian Benitez sollecitata dal collettivo AQUA ALTA: ”Identificare i problemi e i vantaggi tra la città e l’acqua. Coesistenza acqua –città, rischio resilienza. Offrire strategie di intervento come veicolo di uno sviluppo urbano sostenibile del distretto di Nanawa”.

Lo scenario che la tesi propone è la necessità di dare una risposta alla necessaria e vitale convivenza con i fattori di rischio delle aree inondabili, portandosi alla quota sicura di +65 slm, con la realizzazione delle infrastrutture che rispettano le condizioni naturali dei luoghi, indicando la costruzione di argini di terra.

La genesi del progetto ha inizio dopo una attenta ricerca di casi analoghi, proponendo un nuovo approccio di insediamento urbano, che vede protagonista assoluto l’acqua e le relazioni con essa. L’acqua è l’elemento compositivo per eccellenza è l’origine del progetto del sistema infrastrutturale come mezzo privilegiato per raggiungere Nanawa servendosi dei mezzi di navigazione sia per il trasporto pubblico che privato di persone o cose e per gli scambi commerciali. L’acqua attraverso i cicli vitali dei fiumi e i loro meandri ha suggerito anche la morfologia dei sistemi di difesa primari, generando le tre insule intese come macro-aree sicure. Ciò che si potrebbe immaginare come area non sicura qui viene negato in quanto la tesi ha il presupposto di escludere l’interpretazione del sistema di difesa come limite di ciò che sta dentro alle arginature dal sistema “fuori” alle arginature stesse. Il sistema argine non è limite fisico ma elemento sostenibile per la possibile “vita del luogo”. Un bordo dove queste aree coesisteranno alle diverse quote altimetriche tra i +59 slm e i +65 sml, qui troveranno luogo: le unità abitative, attività commerciali, i servizi per la collettività, quali farmacie, centri di salute, strutture dedicate all’ istruzione di diverso ordine e grado, lo sport, l’amministrazione pubblica, le attività agricole, l’allevamento, le aree umide, con la massima attenzione alla valorizzazione e la tutela del paesaggio e la biodiversità faunistica e arborea. Nel rispetto per l’ambiente si vuole indicare un sistema di mobilità lenta, con l’interruzione dell’autostrada che collega su gomma la municipalità.

Secondo Richard Sennett per la realizzazione di una città aperta bisogna puntare alla creazione di confini ambigui tra le diverse parti della città, generando forme incomplete negli edifici e pianificando universi narrativi incompiuti. Nel prendere in esame i confini ambigui Sennett cita il biologo Stephen Jay Gould e la sua distinzione nelle ecologie naturali tra due tipi di confini: limiti e bordi. Il limite è un confine dove le cose finiscono; il bordo è un confine dove diversi gruppi interagiscono. Sui bordi, gli organismi diventano addirittura maggiormente interattivi, proprio per l’incontro di diverse specie e condizioni fisiche: per esempio, - dove la sponda del lago incontra la terraferma si crea una zona attiva di scambio per gli organismi, che trovano nutrimento di altri organismi...