I fiori sono recisi, eppure non appassiscono è un libro che testimonia una ricerca visiva e ne restituisce, già dal titolo, la doppia natura metodologica e strutturale.

La prima parte del lavoro, I fiori sono recisi, è un libro a fisarmonica di circa 11 metri e riguarda un viaggio attraverso il genere della natura morta: un atlante di immagini di autori lontani nello spazio, nel tempo e nelle intenzioni, che si combinano attraverso relazioni logiche e analogiche o secondo legami imprevisti, irrazionali, intuitivi, accidentali, fragili, personali.

Nel saggio visivo si affrontano diverse tematiche: la costruzione dell’apparato scenografico e la mutazione del segno degli oggetti quando entrano nello spazio della rappresentazione; il prolungamento dell’estenuazione gestuale che rende gli oggetti immobili e in posa; il valore che la natura morta assume in quanto dispositivo di rallentamento, riattivatore di una sensibilità che spesso si disperde nel quotidiano; la natura morta come spa -zio libero di sperimentazione, espressione del rapporto intimo e personale dell’autore con gli oggetti.

La seconda parte del lavoro, eppure non appassiscono, è una sequenza cinematografica di fotografie che ritagliano i movimenti di alcuni frutti in un tempo specifico definito dal consumarsi di una candela. Il carpe diem e il memento mori insiti nella costruzione della natura morta sono qui interrotti: l’installazione realizza una simultaneità di attimi eternamente diversi.