Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Premio miglior tesi di laurea 2017

 

 

 

Antonia Treccagnoli

Appunti per un cinema etnografico. Linguaggi ed esperienze orientaliste in Rossellini e Pasolini

 

area tematica: arti visive

relatore: Carmelo Marabello

 

Il lavoro di tesi magistrale si pone come un’indagine sulle problematicità relative alla rappresentazione del concetto di alterità in alcune opere della filmografia di Roberto Rossellini e Pier Paolo Pasolini, due registi (e non solo) fondamentali della storia del cinema internazionale.

 

Utilizzando un metodo induttivo e considerando l’“oggetto film” come luogo materiale e al tempo stesso teorico, si è cercato di leggere delle modalità rappresentative messe in atto dagli autori tramite strumenti attinti da diversi campi del sapere quali la semiotica, gli studi post-coloniali, la psicologia affianco ad una lente propriamente cinematografica.

 

Il titolo della tesi è da considerarsi come una dichiarazione programmatica, che sottolinea l’approccio di ricerca, per appunti, mutuando il termine da alcuni film di Pier Paolo Pasolini. Una prassi che procede per frammenti e forme aperte di produzione non ambisce a giungere a soluzioni e risposte definitive, ancor più per la peculiare conformazione di questi film (ad esempio: film di preparazione a successive opere che non avranno realizzazione, lungometraggi composti da parti in stile documentario e altre di fiction, film in forma di appello e serie televisive), per il loro carattere marginale, all’interno del corpus di opere più conosciuto dei due registi e per l’impossibilità ontologica di studiare in toto una produzione cinematografica sul tema.

 

Lo sguardo è stato quindi rivolto a delle opere “storicizzate”, cercando di cogliere le analoghe problematicità che i due autori sembrano condividere nel restituire il visibile (la realtà, le persone, gli sguardi) di ciò che incontrano nei paesi del Terzo Mondo, location dei film analizzati, che sono per lo più l’India, l’Africa (Uganda e Tanzania), Palestina, lo Yemen.

 

Le opere trattate di Rossellini (India Matri Bhumi, un film di fiction per episodi e L’India vista da Roberto Rossellini, una serie tv, edita in italiano e in francese) precedono di circa cinque/dieci anni le opere di Pasolini: Sopralluoghi in Palestina (1965), Appunti per un film sull’India (1968), Appunti per un’Orestiade africana (1970), Le mura di Sana’a (1971). Rossellini ha un evidente intento educativo, Pasolini parte con una certa idea di film, ma finisce per avere del materiale che racconta tutt’altro.

 

Ad ogni modo, la distanza di tempo che intercorre tra i viaggi degli autori e i loro commenti alle immagini innesca un meccanismo per cui i registi, più che autenticare la visione, più che lasciare che il visivo si mostri con la sua forza, rendono evidente quanto la loro presenza sia un filtro troppo spesso tra il racconto del reale e il reale stesso. Gli autori prendono parola al posto dell’altro che viene silenziato: per autenticare quanto rivelano le immagini, autenticano se stessi diventando quasi uno spettacolo, proprio come dice Rossellini in una puntata della serie televisiva in cui le immagini mostrano un incantatore di serpenti nella sua affascinante esibizione, l’autore dice: “Il vero spettacolo lì ero io!”.

 

Se i panni di antropologo vengono indossati da registi, è chiaro che il discorso etnografico assume molto più i caratteri di una finzione che di racconto veritiero ed imparziale. I film etnografici di questi due autori saranno ricordati non per un grande valore antropologico degli stessi, ma per l’importanza dei due autori in generale, che in questo modo, lasciano ancora più aperta la questione della rappresentabilità dell’altro, lì dove il cinema come linguaggio universale si conferma essere l’unico mezzo dove ogni racconto è possibile.