Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Premio miglior tesi di laurea 2017

 

 

 

Alma Ricci

Vestire 4.0: abiti nell'eterno presente

 

area tematica: moda

relatori: Mario Lupano e Elda Danese

 

Questa tesi si pone come obiettivo quello di riflettere sul destino della progettazione, in particolar modo quella di abiti, in relazione/reazione al nostro tempo. Se l’era dell’accesso totale ha un rovescio della medaglia che avevamo sottovalutato, e se i social network alimentano l’ansia di un costante “qui ed ora” senza direzione e priorità, frammentato e distratto, la sensazione è quella di un illusorio presente continuo che sembra sfuggirci di mano. Il progetto di moda in questo disorientamento che sfoca passato e futuro nell’iper-connessione, abbandona l’idea di rompere stagione dopo stagione con quello che era stato progettato prima e predilige una modalità di cambiamento costituito da discrete variazioni costanti che si concentra sul ridare significato ad esperienze precedenti. Ora che la distanza tra gestalt e zeitgeist è drammatica, è saltato il paradigma che lega l’estetica alla proiezione del tempo. Viviamo come in un eterno presente. Principalmente in questo risiede il superamento della modernità. Le forme sensibili e le loro rappresentazioni nello spazio solido non realizzano più un’idea di futuro e sembrano sempre le stesse. Repliche spesso immutate e svuotate di senso nel turbine della rivoluzione delle tecnologie digitali e dell’informazione condivisa in un remix totale che stravolge il sistema dei rapporti sociali e il mondo in cui si sono messi in relazione le cose e i luoghi. Tutto cambia in maniera molto veloce e l’innovazione si realizza negli spazi immateriali della rete piuttosto che nello spazio fisico. Mutano soprattutto i modi di sperimentare e di diffondere l’informazione e la conoscenza in un vortice di cambiamento accelerato dove gli strumenti e i materiali delle sinapsi virtuali coinvolgono le attività e gli i modi di vita ad essi legati mentre gli spazi e gli oggetti più tradizionali e non connessi tendono a restare inerti uguali a sé stessi, a replicarsi e cambiare con lentezza. Invece di criticare la tendenza propria della moda (contemporanea) a tornare indietro nel tempo con moto oscillatorio, a cercare nel suo stesso passato gli abiti del presente, questa tesi riflette sulle possibilità e sulle modalità di re-significazione degli abiti quando per re-significare non si intende solamente costruire nuove narrative attraverso operazioni massicce di styling. Riflettendo sulla (antica) pratica del remix, come manipolazione indipendente di tracce differenti in un unico nuovo progetto, Vestire 4.0 si chiede come cambiano/cambieranno le forme dell’abito. Diventa un dispositivo teorico per la ricerca iniziata con il progetto “sequenza#8” realizzato in occasione del laboratorio finale del corso di laurea magistrale di Design della Moda e presentato a Fashion at Iuav, luglio 2016. Partendo dal concetto di sequenza come possibilità di presentazione e narrazione di abiti, il progetto, parla di otto personaggi degli inizi del Novecento protagonisti di foto di famiglia. Ri-racconta i loro abiti eterni attraverso un’evoluzione, in sequenza, di un unico cartamodello in quello successivo. Il procedimento è regolato da scelte costanti rispetto a proporzioni, struttura, materiali e lavorazioni dei capi che potrebbero fondersi l’uno nell’altro all’infinito se la selezione dei personaggi fosse tale, ma che in questo caso inizia e si conclude con lo studio della camicia analizzando pezzi classici del guardaroba. Gli abiti di sequenza#8, o, più in generale gli abiti dell’eterno presente, possono ancora produrre innovazione con il progetto? Sono adatti, in altri termini, ad esprimere visioni di futuro? E come queste visioni possono e potranno produrre senso nell’era della tecnologia 4.0?