Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Premio miglior tesi di laurea 2017

 

 

Anna Giusti

Research by design an innovative planning approach in the northern outskirts of Brussels  rethinking the role of design into spatial planning process

 

area tematica: pianificazione

relatore: Francesco Musco

 

 

 

Presupposto di questo studio è una visione del design come indagine, dell’attività progettuale come pratica cognitiva. Tale considerazione è alla base del Research by Design, un approccio di ricerca progettuale attraverso il quale il design viene esplorato appunto come metodo di indagine. Il suo crescente utilizzo all’interno del processo di Pianificazione in alcuni paesi europei permette di avvalersi del Research by Design per affrontare i cosidetti wicked problem, problemi complessi e mal definiti della Pianificazione Territoriale. Per trattare questo tipo di sfide si inserisce infatti, nello spazio tra la pratica progettuale e l’esecuzione, una ricerca supportata dal progetto che non coincide con il tradizionale problem solving e che va oltre il carattere attuativo della Pianificazione regolativa.

 

L’interesse per il Research by Design nasce dall’esperienza personale di tirocinio svolta a Bruxelles, presso il Ruimte Vlaanderen, Dipartimento di Sviluppo Territoriale del Governo Fiammingo, durante la quale il Research by Design è stato utilizzato come metodo per esplorare il potenziale sviluppo territoriale di un’infrastruttura verde situata nella periferia nord dell’area metropolitana di Bruxelles. A partire dalla sperimentazione di questa metodologia, la tesi si propone di valutare se l’approccio di Research by Design, utilizzato in un contesto di governance territoriale, può essere un valido strumento per aiutare a comprendere meglio la natura di un problema attraverso l’esplorazione si soluzioni alternative e la formulazione di nuovi concetti, per affrontare i wicked problems della Pianificazione Territoriale. Inoltre ci si interroga sul contributo che il Research by Design può arrecare al processo deliberativo e su quali invece possano essere i suoi limiti. Nel primo capitolo (Learning) si offre una visione generale di oggi si sia arrivati a parlare di design all’interno di un ambito di ricerca attraverso l’apporto teorico di vari autori (Cross, Schön, Zeisel); di come nuova conoscenza nasca e si evolva durante lo stesso processo progettuale attraverso un’attitudine dialogica del progettista nei confronti dell’oggetto della sua ricerca; di come si instauri una continua dialettica tra problema e soluzione, tra indagine e proposta, attraverso valutazioni critiche, confronti e aggiustamenti.

 

Nel secondo capitolo (Approaching) viene presentato l’oggetto dell’attività progettuale e viene descritto il metodo applicato all’interno della pratica di pianificazione. La metodologia adottata coniuga l’approccio del Research by Design e dell’Utopian Thinking (N. Janssens) con i principi che caratterizzano l’approccio di pianificazione deliberativa adottato nel caso studio Making Space in Dalston (J & L Gibbons LLP muf architecture/art). In questo modo l’attività progettuale diventa non solo processo di indagine-esplorazione, di riorganizzazione critica della realtà, ma anche un processo per abbracciare il cambiamento a partire dalla valorizzazione dell’esistente e per rendere esplicita e condividere nuova conoscenza. Alla descrizione del metodo dal punto di vista teorico segue nel terzo capitolo (Testing) una ricostruzione completa di ogni fase dell’attività progettuale svolta, accompagnata dai relativi elaborati grafici.

 

La metodologia applicata, se utilizzata come fase intermedia volta a un miglior inquadramento di problematiche e questioni e non direttamente orientata all’implementazione, assicura uno spazio fertile di ricerca in cui preservare il valore aggiunto dell’attività progettuale. Inoltre dimostra di poter supportare la fase deliberativa in modo che siano poste in tempo utile una serie di questioni e linee guida per orientare il processo di pianificazione, fornendo gli strumenti per valutare la complessità del cambiamento e per favorire esperienze di apprendimento collettivo. In questo modo è possibile evitare una programmazione prematura e ottenere scelte e soluzioni finali migliori.