Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

Premio miglior tesi di laurea 2017

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Elisabetta Berlaffa, Francesca Braggion, Tida Demba

Geometrie incomplete.

Riqualificazione della Certosa di Vigodarzere

 

area tematica: architettura

relatori: Margherita Vanore, Mario Piana

 

 

Il complesso degli edifici della Certosa nacque a Vigodarzere nel XVI secolo, innestandosi in una posizione strategica: circondata da un’ansa del fiume Brenta, in una condizione di isolamento nella campagna che ancora oggi la caratterizza.  

La Certosa oggi si trova in stato di abbandono e forte degrado, nonostante il suo notevole pregio storico e artistico.  Progettata dall’architetto padovano Andrea Moroni, fu abitata dai monaci dal 1534 al 1768, quando entrò in possesso della famiglia De Zigno. Il nuovo proprietario, manomettendo l’impianto originario, trasformò la struttura in villa di campagna. Nel corso del Novecento divenne proprietà dei conti Passi. Oggi molte sezioni della costruzione stanno cedendo e solo una parte continua a essere utilizzata come azienda agricola. 

L’obiettivo del progetto è salvare la Certosa dandole una nuova destinazione d’uso.

Si è pensato ad una funzione in grado di guardare alla storia del complesso, al patrimonio architettonico esistente, all’insieme paesaggistico, ma che sia rivolta verso il futuro e i processi sperimentali d’avanguardia: un Centro per la Sperimentazione Agraria, legato all’Università di Padova.   

 

Il progetto prende il via da una considerazione legata al contesto e al paesaggio circostante: il fiume è da sempre un prezioso protettore per la Certosa perché la separa dal territorio urbanizzato e le consente di rimanere isolata in un paesaggio ancora non contaminato. In vista di un discreto afflusso di persone però, dovuto alle attività culturali previste dal nuovo progetto, è necessario un contatto immediato con la sponda destra del Brenta, reso possibile dalla realizzazione di un nuovo ponte per la sola mobilità lenta. Inoltre trovandosi in un possibile tratto navigabile del fiume, il progetto immagina un punto di ormeggio considerando che i tour turistici in battello, già attivi da Venezia a Padova, potrebbero avere come nuovo punto di sosta la Certosa.

 

La realizzazione del Centro per la Sperimentazione Agraria prevede la riqualificazione degli antichi spazi della Certosa anche attraverso l’integrazione di volumetrie nuove. I nuovi elementi progettuali si inseriscono nella preesistenza in modo da valorizzarla e tutelarla ma allo stesso tempo rimanendo ben riconoscibili e inseriti nella propria epoca grazie all’utilizzo dei materiali come il legno e lo zinco.

Il complesso antico risulta costruito sulla base di regole compositive e logiche proporzionali che vedono gli edifici svilupparsi attorno a chiostri o cortili, ognuno con le proprie caratteristiche in base alla funzione cui erano destinati. L’idea di base del progetto è di ampliare e integrare il complesso seguendo questa logica delle corti.

 

L’azione principale consiste nel completare il Chiostro Maggiore, che oggi appare incompleto nell’assenza di due lati, con un nuovo edificio ospitante i laboratori di ricerca.  Dalle mappe storiche emerge che il progetto d’impianto originario prevedeva la costruzione anche dei due bracci del chiostro mancanti. È ancora dubbio, tuttavia, se le fondazioni dell’intero chiostro esistano effettivamente. Da questa indeterminatezza archeologica deriva la decisione di posizionare i nuovi edifici destinati ai laboratori esternamente rispetto alla fascia in cui potrebbero trovarsi le antiche fondazioni. Si realizza così un giardino unitario: un moderno hortus conclusus.

A ovest invece viene realizzato il Giardino degli Orti: una corte parzialmente chiusa tra il braccio delle antiche celle e un nuovo edificio che ospita la serra della sperimentazione agraria.  L’estensione di questa corte-giardino riprende la dimensione del Chiostro Centrale che viene specchiata in diagonale.

Nella antica corte del forno si realizza un nuovo volume che ospita una serra con funzione di nursery per le piante, ripristinando il volume dell’antico granaio demolito nell’ottocento.

Nella parte antica del complesso invece sono collocate le funzioni legate alle ricezione, alla formazione e alla parte produttiva.