Premio miglior tesi di laurea 2016

Il binomio città-porto si pone come chiave di lettura per il caso di Ostenda, oggi porto memore di un fiorente passato commerciale e città vittima del turismo di massa estivo.

La ricerca storica sull’evoluzione urbana e lo studio delle sinergie della città contemporanea, hanno portato ad identificare nel porto l’ambito di maggiore potenzialità per lo sviluppo di un rilancio culturale, sociale ed economico. Uno spazio svuotato dalla crisi, oggi si presenta come una grande infrastruttura in sospensione: molte le proposte progettuali, ma poche le reali occasioni di vedere realizzata una strategia urbana in cui la città e il porto siano elementi complementari di un’unica entità.

Il porto energetico è forse il progetto più lungimirante che sia stato avviato nell’ultimo decennio all’interno degli spazi del porto. Da solo però, rischia di venire soffocato dall’urbanizzazione incontrollata che il mercato immobiliare cerca di far prevalere rispetto all’uso cosciente del suolo.

Lavorare negli spazi del porto presuppone strategie a scale differenti e uno sguardo al contesto che rompa il limite urbano; il paesaggio, declinato a diverse scale e costituito da elementi di diversa natura, rimane costantemente al centro della riflessione, guidando il progetto fino alla dimensione architettonica. Lo sfruttamento e la conversione delle infrastrutture esistenti attraverso un unico manufatto architettonico punta alla creazione di una nuova identità cittadina.