Tavoli di discussione

Tavoli di discussione

Riforma dello statuto

Piano Strategico

 

 

11 ottobre 2016

 

elenco dei partecipanti
(docenti, personale dirigente e tecnico-amministrativo, studenti)

Giuseppe Piperata, Maela Bortoluzzi, Micol Roversi Monaco, Agostino Cappelli, Margherita Vanore, Salvatore Russo, Alessandra Ferrighi, Matelda Reho, Giancarlo Roverato, Mauro Marzo, Emilio Meroi, Renato Bocchi, Cesare Benedetti, Stefania Giorgi, Alessandro D’Este, Teresita Scalco, Anna Maria Cremonese, Sergio Pascolo, Benno Albrecht, Claudia Faraone, Viviana Ferrario, Paolo Garbolino.

 

presenzia il tavolo

il rettore, Alberto Ferlenga

 

moderatore: Francesca Gelli

reporting: Alessandro Caputo

 

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presentazione del rettore

La riforma dello statuto e il Piano Strategico sono frutto di quasi un anno di lavoro, in cui si è operato in condizioni non facili, cercando di aumentare l’attrattività di questa scuola.

Alcuni dati: nella maggioranza dei settori dell’offerta formativa, in fase di prescrizione si sono superati i posti disponibili. In architettura, rispetto all’anno scorso, non si sono perse iscrizioni. Sono aumentate di un terzo le iscrizioni ai master, triplicando così il gettito rispetto all’anno precedente.

Altri dati “immateriali”: vi è stata la ripresa di legami con istituzioni locali, con la stampa, ci siamo rimettendo in linea rispetto a quanto fatto nel passato. Alcuni esempi: l’aggiudicazione del bando FSE, l’azione congiunta delle università venete, con il ricollocamento del Veneto nel Piano nazionale industria 4.0 - frutto dell’azione dell’università e non del Comune, di Confindustria o della Regione  -  a dimostrazione del ruolo dell’università. Le università di configurano come centri di competenza da trasferire alle industrie e il VEGA sarà al centro di questo trasferimento.

Tutte queste situazioni dipendono dalla presenza di Iuav su alcuni tavoli, da tempo non presidiati.

 

Uno dei temi di discussione è stato: in che modo riusciamo, in questa condizione mutata delle relazioni - ad esempio, di apertura di più convenzioni - che la macchina risponda senza sprechi? Questa necessità di aumentare il ritmo ha comportato una maggiore pressione dal punto di vista lavorativo.

Le risposte che abbiamo cercato di dare: riforma dello statuto come strumento tecnico da mettere in relazione con la visione strategica che Iuav si darà attraverso il piano strategico.

Sono disponibili due bozze che costituiscono la raccolta delle considerazione dei lavori dei tavoli attivati l’anno scorso, e delle commissioni insediate.

Come integrare tutto questo?

Le prossime tappe prevedono l’attivazione di tutti i momenti di discussione nei luoghi che hanno istituzionalmente il compito di discutere rispetto al futuro della scuola.

 

Lo statuto si basa sull’idea di non stravolgere lo statuto attuale, la sua struttura generale e la natura della scuola, di non puntare sulle scuole speciali perché questo implicherebbe una legge ad hoc. La scelta, con una battuta, è puntare ad una scuola speciale dentro l’ordinario. Iuav è speciale per una serie di condizioni, perché siamo bravi - ma spetta ad altri a dirlo; siamo speciali, anche, perché “piccoli”.

La legge Gelmini offriva una possibilità di ridiscutere la governance dell’ateneo; la commissione incaricata ha verificato le possibilità che c’erano e le ha selezionate.

Una valutazione è che la presenza di tre dipartimenti porta elementi di frammentazione, in una scuola piccola come la nostra.

La preoccupazione rispetto alla tripartizione è che attenua le specificità della scuola. E quello che dovremmo fare da adesso in poi è usare al massimo le caratteristiche di questa scuola: sia la dimensione, sia i temi sia la loro interrelazione e farne un luogo molto speciale. Dobbiamo essere, pertanto, veloci, flessibili, costruire degli ambiti riconoscibili all’esterno.

 

L’attuale conformazione non offre queste garanzie: siamo più lenti di una scuola più grande per le moltiplicazioni decisionali che rallentano i processi decisionali; meno flessibili; vi è stato un effetto di moltiplicazione di corsi, totalmente dovuto, in alcuni casi, alla presenza di dipartimenti; una certa difficoltà a programmare le carriere ai fini delle necessità dell’Ateneo. La divisione interdipartimentale non aiuta, il rischio è che alcune scelte riguardino solo alcuni ambiti a scapito di altri, vengano privilegiate strategie di singoli dipartimenti e venga meno così la possibilità di lavorare nell’insieme. 

Il trattamento del problema dei ricercatori è stato, invece, affrontato come problema condiviso nell’insieme dell’Ateneo.

La preoccupazione maggiore è un effetto di offuscamento delle specificità delle nostre offerte. La battaglia da fare, oltre a trovare la formula organizzativa migliore, è quella di alzare decisamente il livello, la qualità, il metodo dell’offerta didattica, rendendo riconoscibili i nostri percorsi.

Mettere assieme punti di vista diversi su alcuni grandi temi (es. l’ambiente) e su questo costruire un’offerta molto specifica.

Finora è stato fatto il contrario: abbiamo diviso i dipartimenti su base spesso incomprensibile, generando delle situazioni in cui a posteriori abbiamo dato nomi incomprensibili e creando difficoltà e incertezze a chi doveva iscriversi. Abbiamo reso irriconoscibili i nostri percorsi.

 

Sono previsti 4 tavoli, se necessario ne faremo ancora, che si concluderanno con un evento assembleare in cui si prenderanno delle scelte.

Il piano strategico ha individuato 20 passaggi importanti che insistono su quello che già c’è, con l’intento di potenziarlo, con la capacità di monitorarlo continuamente e prendere una decisione finale, in senato e in assemblea. Parallelamente quello che è stato fatto con il gruppo di lavoro è stato un’operazione di sgrossatura rispetto ad alcune ipotesi compatibili o meno con la nostra situazione e proponendo gli scenari possibili.

 

 

Dopo l’intervento del rettore, il tavolo prosegue attraverso una discussione facilitata da Francesca Gelli, attraverso l’approfondimento delle principali questioni segnalate dai partecipanti utilizzando post-it dedicati. Ai partecipanti è stato chiesto di riportare su post-it le osservazioni sul piano strategico, osservazioni sullo statuto e osservazioni su questioni trasversali. Una volta raccolti tutti i post, questi sono stati riorganizzati sulla base di cluster tematici, e discussi.

 

 

Tema della semplificazione

 

moderatore

Un primo tema emergente è quello legato alla semplificazione, inteso sia come problema sia come risorsa. La semplificazione viene interpretata come domanda, esigenza, sia come fotografia di uno stato esistente problematico che corrisponde a troppi passaggi decisionali; è abbinata alla razionalizzazione, alla chiarezza e alla esplicitazione delle tempistiche.

 

Benedetti rappresentante degli studenti

La chiarezza rimanda al tema della trasparenza. È importante sollevare il tema rappresentanza degli studenti nei corsi di studio, alla luce della lettura della bozza di statuto. I rappresentanti hanno fatto una esperienza oramai triennale in queste istituzioni, anche a seguito delle procedure richieste della valutazione, che hanno consentito di arrivare ad un livello capillare di rappresentanza. Nello statuto, nella parte relativa ai corsi di studio, non viene menzionata la figura dei rappresentanti degli studenti. La proposta è aprire una riflessione su come possono essere designati i rappresentanti degli studenti. La domanda di trasparenza è legata al fatto che molto spesso non si trova traccia dei momenti di discussione nelle sessioni in cui vengono coinvolti gli studenti.

 

Albrecht docente

Se è vero ciò che è contenuto nel piano strategico «noi vinciamo se siamo una nave piccola e snella», lo stesso deve riferirsi a tutto il sistema decisionale, dove mi sembra che ci siano troppi passaggi concatenati. Mi sembra ci sia una preoccupazione che non vale rispetto ai controlli democratici e che in una comunità così piccola possano essere visti in maniera diversa. Mi sembra che nella proposta ci sia molta burocrazia e che decida molto il Senato Accademico.

 

Garbolino docente

È importante la semplificazione e riduzione del numero dei corsi di studio. Attualmente questo assetto è stato dovuto a divisioni di tipo interdipartimentale creando una immagine confusa e poco chiara. È necessaria una riduzione dei corsi di studio valutando se ci sono delle specificità scientifiche e se queste specificità possono essere rappresentate da curricula all’interno di un’unica laurea triennale e specialistica. La divisione più critica è quella di arti e teatro.

Una unificazione di teatro e arti visive, separando il curriculum moda che ha problematiche e metodiche di insegnamento diverse, potrebbe creare una massa critica che diventa anche attraente per gli studenti. Al tempo, la divisione fu dovuta anche a differenze scientifiche su come dovesse essere insegnato teatro, ma facendo un corso più aperto al teatro contemporaneo potremmo attirare un maggiore numero di studenti e coprire il numero di posti per teatro. Teatro e arti visive potrebbero essere una cartina di tornasole rispetto agli obiettivi di riduzione e semplificazione.

 

Rettore

Il corso di teatro è andato peggio di tutti, 12 iscritti, ma paradossalmente è l’unico corso finanziato.

 

moderatore

La riduzione del numero dei corsi di studio è prevista tra i 20 punti che costituiscono le azioni del Piano Strategico?

 

Rettore

Nel Piano Strategico non c’è un riferimento sulla riorganizzazione dei corsi di laurea, ma c’è un capitolo sulla sostenibilità dell’offerta didattica che, al momento, non è sostenibile.

 

 

Tema della sostenibilità

 

moderatore

Il tema della sostenibilità emerge come punto di attenzione in termini di luogo sostenibile, di sostenibilità dei corsi di studio, della necessità di affiancare al piano strategico un piano della sostenibilità economica. 

 

Reho docente

Riflessione sullo Iuav sostenibile. Contrariamente a Ca’ Foscari, dal punto di vista della sostenibilità siamo poco visibili. C’è un punto anche dello statuto in cui c’è stata una modifica, un passaggio in cui ci si riferisce alla sostenibilità con una frase più blanda; è invece importante che ci sia una Carta della Sostenibilità che coinvolga tutte le componenti dell’Ateneo e azioni che possano essere ricomprese all’interno di eventi dedicati (es. Evento sul tema dell’acqua). 

Altra questione è la sostenibilità dei corsi di studio che si presenta come controversa: da una parte vogliamo mantenere la diversità, delle nicchie, dall’altra vogliamo la sostenibilità. Dobbiamo inventarci delle formule diverse per portare più studenti: titoli congiunti; giocare la partita, che è strategica, dei geometri che cercano di raggiungere il titolo degli 8 anni. È necessario usare tutte le risorse dell’Ateneo, cercare delle formule che ci mettano più in rete con altri Atenei per ragionare in termini di sostenibilità. Su alcuni corsi di studio ci sono state delle duplicazioni. Il ragionamento sulla sostenibilità è connesso con quello della richiesta di specificità.

 

Rettore

La differenza è valore. Sulla sostenibilità, noi spesso non facciamo conoscere quello che facciamo (es. progetti di cogenerazione) e che spesso è all’avanguardia.

Sulle laurea professionalizzanti, sarà una grande partita e riguarda numeri molto elevati. L’indicazione da parte della CRUI è di costruire questi corsi, che non sono trienni, prescindendo dai dipartimenti.

 

D’Este area infrastrutture

È imprescindibile ragionare di piano strategico senza parlare del piano della sostenibilità economica. Bisogna sapere quelle che sono le risorse, cercare il modo affinché queste risorse creino le condizioni affinché il piano strategico possa prendere vita.

La mia preoccupazione è che le differenze, i particolarismi potrebbero impedire la condivisione delle risorse, soprattutto in una situazione di risorse scarse. Nel merito dei punti del Piano Strategico sono tutti molto condivisibili, ma bisogna fare i conti con una quadro economico certo.

 

Cremonese direttore generale

Il processo, però, è più complesso, per fare una valutazione delle risorse necessarie bisogna aver completamente chiarito nel dettaglio la scansione delle azioni. Partiamo da una situazione in cui abbiamo le informazioni economiche di massima, sappiamo qual è il nostro budget, si hanno delle informazioni che non sono particolarmente rosee. Tutte le azioni che riusciamo ad intraprendere sono grazie alle risorse che reperiamo esternamente e questo è molto evidente quest’anno. Una volta condivisi questi punti, sarebbe opportuno scansionarli da un punto di vista temporale e guarderei i punti del piano strategico volti a reperire fondi, non guardando solo ai costi, ma anche ai proventi, e ampliare le fonti di finanziamento.

 

moderatore

L’Ateneo pensa di dotarsi di uno strumento come il bilancio socio-ambientale o il bilancio socio-economico? Da un monitoraggio recente, emerge che le istituzioni che fanno uso di questi strumenti sono più competitivi nella ricerca di fondi comunitari e nel reperimento di risorse.

 

Cremonese direttore generale

È da qualche anno che si cerca di fare questa cosa. Pe fare queste cose ci vogliono professionalità specifiche; la persona in grado di farlo all’interno dell’Ateneo è impegnata, sul bilancio di ateneo e sul controllo di gestione, perché prioritari.

 

Albrecht docente

Per quanto riguarda il bilancio, abbiamo due possibilità: o aumentiamo il numero degli iscritti raggiungendo soglia dei 5000 oppure ci riduciamo, incluse le componenti amministrative e personale docente. Non abbiamo molte alternative.

 

Rettore

Tre sono gli elementi su cui possiamo lavorare:

1) aumentare attrattività compatibilmente con la presenza di spazi disponibili;

2) aumentare la parte della ricerca che incide nella parte premiale dell’FFO, ma non siamo ancora competitivi;

3) presenza del patrimonio immobiliare vasto e complesso che da una parte è un valore, dall’altro è un aggravio. Positivi tentativi di valorizzazione degli immobili attraverso delle mostre (es. introito di 40-50000 euro dall’affitto dello spazio di Ca’ Tron).

 

Reho docente

Passare da 4500 a 5000 studenti significherebbe ampliare il numero dei docenti. Il tema è quindi attrarre risorse per accrescere anche il corpo docenti.

 

Benedetti rappresentante degli studenti

Le entrate dalle tassazione studentesca non possono aumentare all’infinito.

 

moderatore

Richiamo l’attenzione sull’eventualità di aprire un tavolo che tratti in maniera approfondita la questione delle risorse, in termini sia finanziari, sia umani.

 

 

altri temi trattati

 

intervento

Necessità di inserire degli indicatori, ovvero dei target di riferimento, i punti di partenza, con quale metodo misuro il mio miglioramento. Ognuno di quei venti punti e i relativi obiettivi dovrà avere un set essenziale di indicatori.

 

 

Tema dell’internazionalizzazione

 

Pascolo docente

La questione dell’internazionalizzazione è importante sia sullo statuto sia sul piano strategico. Internazionalizzazione e attrattività vanno assieme. Ci sono molte facoltà che hanno stabilito nei loro piani di studio l’obbligo di frequentare semestri o anni interi all’estero (es. Università di Monaco), e hanno l’esigenza di trovare università per lo scambio. Per questo è fondamentale l’offerta in lingua inglese.

I canali di offerta per aumentare l’attrattività potrebbero essere: i corsi in lingua, i temi cornice (es. sui temi della modificazione del territorio) per creare le basi dell’interdisciplinarietà che metta insieme le discipline di pensiero, di elaborazione e rappresentazione. L’attrattività si può costruire aggregando le singole materie, per temi-cornice e per scopi, in modo che effettivamente le materie possano trovare delle sinergie.

 

Rettore

Siamo posizionati bene nell’internazionalizzazione sui programmi istituzionali, siamo posizionati peggio sul mercato libero, dove gli studenti sono pochissimi. L’intervento, quest’anno, è stato quello di costruire corsi trasversali su basi tematiche che ragionano attorno al tema dell’heritage, Made in Italy ecc. Non è tanto avere un corso in più in inglese, ma qualcosa che dia una possibilità in più dentro l’esistente. 

 

 

Tema della governance

 

moderatore

Il tema della governance è quella che ha aggregato il maggior numero di post-it. Il tema è stato espresso in termini di ruoli e competenze di singoli organi, del ruolo del Senato (alcuni lo discutono in termini di sovraccarico e centralismo), ruolo dei consigli dei corsi di studio, l’assetto dei comitati per la didattica e la ricerca, il ruolo dei Centri di ricerca, il Ruolo della conferenza di Ateneo (alcuni ritengono abbia un ruolo riduttivo), ruolo della Scuola di dottorato che appare isolata e autoreferenziale.

 

Vanore docente

Sulla questione del centralismo e sovraccarico del Senato. Quest’ultimo è mediato solo dai comitati per la didattica e la ricerca, gravati da molta attività istruttoria ma che sono separati dalla didattica e dalla ricerca e caricati di compiti che riguardano il reclutamento e altri aspetti che di solito erano affrontati in un consiglio di dipartimento.

Tra i comitati e il Senato manca una componente, che dovrebbe svolgere un ruolo intermedio. Per evitare una visione centralistica oligarchica bisognerebbe avere un consiglio in cui si discuta prima che le questioni entrino in senato.

La scuola di dottorato, guardando l’organigramma, sembra estrapolata dall’impianto, sarebbe più adeguata inserirla all’interno di un terzo livello di formazione e connessa alla ricerca.

Nel piano strategico la ricerca è messa in secondo piano, la ricerca non la si può svolgere nei clusterlab o con la ricerca individuale, ma dobbiamo pensare a delle forme di aggregazione diverse.

 

Scalco Archivio Progetti

Nello statuto riformato i centri interdipartimentali sembrano aboliti e proprio l’archivio progetti nasceva come progetto interdipartimentale.

L’art. 37 dello statuto è carente rispetto alle attività che si svolgono nell’archivio progetti. Le attività di pubblicazione, manifestazione, esposizione potrebbero essere occasione di attrazione ed essere luoghi per visiting professor strutturati per rendere fruibile il patrimonio che conserviamo.

Sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare, fare dei percorsi dal documento al monumento della nostra storia; l’archivio progetti può essere uno di questi spazi, e tutto questo potrebbe essere fonte di entrata economica (es. visite guidate, ospitare summer school).

 

Reho docente

Vi è spesso nello statuto un rinvio ai regolamenti che portano ad una semplificazione, ma è un voto a scatola chiusa. Nel rapporto tra regolamento e statuto sarebbe meglio incidere di più sullo statuto.

Sul processo decisionale non è comprensibile la reale portata, pertanto propongo di avere delli simulazione dei processi decisionali.

Dovendo parlare di ricerca, la scuola di dottorato sembra staccata da tutto il processo e l’impianto, mentre dovrebbe essere il cuore.

Rispetto al comitato della ricerca, mi domando, qual è il funzionamento dei cluster, delle unità di ricerca e comitati? Chi prima arriva prima alloggia? Come si formano nel tempo?

Sono tutte cose che vengono demandate al regolamento.

 

Benedetti studente

Per una questione di trasparenza, i consigli dei corsi di studio devono essere più strutturati e trasparenti. Questa base di trasparenza c’era nei consigli di dipartimento, quindi bisogna porsi la questione, se i dipartimenti verranno aboliti.

 

Bocchi docente

Condivido quasi totalmente la bozza del piano, ma ho più difficoltà a collegarla con lo statuto che sembra, lo dico in maniera “stupida e maliziosa”, un impianto molto renziano. Ci sono tantissimi tavoli e una sola sedia. Ho il dubbio che ci sia una tale e tanta fiducia nella spontaneità dei singoli consigli e comitati, nessuno deliberante, con una concentrazione sul senato accademico e rettore. Da lì che viene poi il dubbio sul centralismo. Finché abbiamo un buon rettore e Senato accademico tutto funziona, ma quando non sarà così….

Io sarei per restituire un minimo di istituzionalità a questi organi che stiamo andando a costituire. Che i consigli di corsi di laurea, i comitati per la ricerca abbiano una facoltà deliberante.

 

moderatore

Possiamo riassumere dicendo che è in atto un processo di de-istituzionalizzazione, che è chiara, e di re-istituzionalizzazione di altri organismi

 

Garbolino docente

Sulla geometria variabile, vedo nella proposta di statuto tutti organismi che istruiscono pratiche, anche i consigli di corsi di studio, per il consiglio di ricerca e per i livelli superiori. Non è una preoccupazione democratica, è un problema di funzionalità, perché ad esempio i centri di ricerca si possono istituire, non sono obbligatori, ma poi nel comitato per la ricerca, come rappresentanti, ci sono solo i direttori delegati dei centri di ricerca così come nel comitato per la didattica ci sono solo i direttori dei corsi di studio. Questo costituisce motivo di sospetto sulla possibilità di modificare i corsi di studio, perché tutti cercheranno di avere il proprio direttore dentro questo comitato anche se istruisce solamente. Forse qualcosa di più del semplice potere potrebbe essere dato istruttorio ai corsi di studio.

Quindi, da una parte sembrano organismi senza potere deliberante, che è solo del Senato, dove però la gente farà a spintoni per entrarci dentro.

C’è anche un problema di organizzazione amministrativa: vogliamo mantenere questa centralizzazione di supporto alla didattica? Io sarei per riportare una parte del potere deliberante ai consigli di corsi di studio e una struttura amministrativa di supporto, di prossimità.

 

D’Este area infrastrutture

Il piano avrà un impatto enorme sullo statuto, nel momento in cui cambiamo le strutture e i dipartimenti, ci domandiamo come l’organizzazione dovrà rispondere e dai tavoli deve uscire un’idea rispetto a come l’organizzazione dovrà essere definita, e non a caduta dopo che sono state definite le scelte a livello politico.  Sapere esattamente come siamo e dove vogliamo arrivare non è sufficiente se non diamo sostanza a un po’ di cose. E infine, sulle risorse, non è definire quante sono le risorse, ma come si condividono le risorse.

 

moderatore

Da queste ultime riflessioni pare emergere una necessità di approfondimento con un tavolo per meglio definire: quali sono i contesti di decisione; quali sono i contesti deliberazione e di istruttoria; la partecipazione e la composizione degli organi (chi siede e a che titolo), al ruolo della scuola di dottorato.

 

Cappelli docente, commissione statuto

Da luglio fino ad oggi sono state formulate in via informale richieste di osservazioni, che sono state valutate e inserite come correzioni: ad esempio nel comitato didattica ci sono tutti i coordinatori dei corsi di studio e nel comitato di ricerca ci sono tutti i coordinatori dei clusterlab e unità di ricerca.

Sull’assenza della partecipazione degli studenti in alcuni organi è stata pura disattenzione, anche se lo avevamo considerata implicita.

I consigli dei corsi di studio assumono un ruolo formale che oggi hanno i consigli di dipartimento quando si pronunciano sulla didattica.

Per giudicare lo statuto è indispensabile il piano strategico. Se ragioniamo in termini puramente formali di struttura di una struttura, bisogna essere consapevoli che la legge 240 stabilisce che l’unico organo deliberante è il consiglio di amministrazione. La legge 240 nasceva, infatti, in un momento in cui la situazione finanziaria era evanescente con grossa difficoltà di governance e sancisce due cose: l’unico organo deliberante è il Consiglio di amministrazione e decide sui fondi; il senato è un’assemblea di indirizzo.

Il nostro rettore avrebbe potuto lasciare tutto come stava, tanto l’organo deliberante è il Consiglio di amministrazione e aumentare il numero dei rappresentanti in Senato, ma rimane sempre un organo di indirizzo.

Lo statuto è un tentativo di dotare l’Ateneo di una governance democratica che coinvolga il più possibile le persone. Per dare più peso al senato accademico si è pensato di renderlo più fortemente responsabilizzato, ma non toglie un potere reale di delibera agli organi intermedi perché questo potere anche attualmente non c’è.

 

moderatore

Dal dibattito sembra emergere un’agenda della discussione e un altro tema che si aggiunge è: in che modo lo statuto, nella sua formulazione, rende efficace il piano strategico?

L’invito è prendere visione anche la nuova versione dello statuto.

...altri due punti sul piano strategico: alcune osservazioni critiche; invito a pensare al futuro

 

Vanore docente

Nel piano strategico, la strategia non è riconoscibile, emergono delle azioni e degli obiettivi, ma non emerge il come le due cose siano tenute assieme da politiche mirate e come tutte queste azioni raggiungano un coordinamento degli obiettivi.  Gli obiettivi sembrano separati nei diversi ambiti.

Rispetto ai tre punti elencati dal rettore, le azioni separate non rendono conto di una visione d’insieme.

Ricerca in secondo piano, il piano non mette al centro una strategia sulla ricerca.

Sull’organizzazione amministrativa, non possiamo tenere da parte una riorganizzazione amministrativa, è un’azione da affiancare alle altre azioni.

L’invito è trovare il modo di concretizzare: i venti punti sono molto intrecciati, questa sinergia si deve concretizzare trovando gli strumenti, le procedure operative per raggiungerle.

 

Piperata docente, commissione statuto

Futuro! Un futuro di grande ottimismo, perché secondo me, nel rapporto tra statuto e piano strategico, il piano strategico è più importante dello statuto per la vita di un’università. Lo Iuav sta cercando di dotarsi di un piano strategico per la prima volta. I tempi di decisione sono lunghissimi e diversi rispetto alle altre istituzioni, dimostrato dal fatto che solo il presidente della Repubblica e il presidente della Corte Costituzionale (che sono organi di garanzia) hanno una durata dell’incarico superiore a quella del rettore che è un organo anche di amministrazione. Questo perché la legge sa benissimo che i tempi sono lunghissimi. L’unica cosa che la Gelmini aveva capito era forse questo: individuare nel rettore la figura utile per realizzare politiche universitarie.

Questo statuto tende a fornire quella benzina di cui un piano ha bisogno.

C’è il rischio di concentrazione di poteri? No, già la legge lo prevede.

Vi è soltanto la necessità di stabilire le regole del gioco e non si può fare nello statuto che non può essere appesantito, rimandiamo ai regolamenti, ma possiamo indicare dei principi sulle questioni principali.

 

Rettore

Questo è l’inizio di un percorso, ci saranno almeno altri tre tavoli che discuteranno per precisare sempre più le questioni.

Il piano strategico parte dalla considerazione che questa scuola ha bisogno di essere quello che è, tutto quello che noi pensiamo di fare è già al nostro interno. Partiamo da quello che siamo e che produciamo per valorizzarlo sempre di più. È un processo di riuso, riciclo di noi stessi.

 

Noi non abbiamo mai avuto un piano strategico, anche quando era obbligatorio. Questa bozza di piano, in termini di ciò che esiste e di quello che dovrebbe essere, insegue quello che noi siamo stati capaci di fare. È una scuola che cerca di sottolineare alcune sue specialità e cerca di far sì che diventino punti di forza. Venti punti collegabili a quello che è già esistente, mettere i tasselli a registro, i regolamenti ad esempio, è il lavoro che dovremmo fare.

 

L’ambito di discussione non è l’ambito di decisione. L’ambito di decisione, dalla Gelmini in poi, è il Consiglio di amministrazione, e in molte università è così, tutto il resto ha poteri di indirizzo. Su questo, in una scuola molto piccola i momenti di indirizzo possono diventare momenti di decisione e democrazia molto importanti. Il punto è: come possiamo attribuire la capacità attuale di indirizzo e di proposta a degli organismi come i consigli di corso di laurea o comitati della ricerca? Come possiamo trasferire lì questa capacità di indirizzo che sia molto più legato a quella che noi facciamo? Perché attualmente non è così. Attualmente non riusciamo a fare questo, riusciamo a mettere in campo tutta una serie di veti incrociati tali per cui l’attuale Senato non è un organo di discussione, ma un punto di mediazione, non ha attivato nessuno degli organismi e dei comitati per diventare un organo con maggior capacità di previsione, è semplicemente un passacarte in attesa di altre decisioni. In controtendenza con quello che attribuisce la Gelmini, il Senato deve ritrovare un potere di forte definizione strategica; questo potrebbe derivare dalle capacità di indirizzo che vengono da altre strutture: i comitati, i consigli ecc

 

Per Iuav essere speciali significa partire da quello che si fa e comporlo in modo diverso.