Maria Chiara Tosi – ricerche in corso
L’attività di ricerca si situa tra l’indagine dei caratteri e delle trasformazioni del territorio contemporaneo (e dell’area veneta in particolare), accompagnata da una riflessione sugli strumenti e le tecniche di indagine, ed una riflessione sul campo del sapere urbanistico.
Di fatto l’attività di ricerca si è svolta lungo alcuni filoni, che tra di loro si compenetrano, si richiamano e si condizionano:
- lo spazio del welfare in
Europa
- sul paesaggio
- la riflessione
sull’urbanistica come campo di saperi e pratiche in continua
ridefinizione;
- l’indagine e
sperimentazione progettuale sui rapporti tra infrastrutture e insediamenti;
- l’indagine dei
caratteri e delle trasformazioni del territorio contemporaneo (dall’area veneta a contesti
italiani ed europei, dalle forme fisiche a quelle economiche);
- la riflessione sugli
strumenti e le tecniche di analisi legata anche ad una riflessione sul
rapporto tra «sapere esperto» e «sapere dell’esperienza»;
- la riflessione sul
ruolo svolto dagli immaginari, e da quello urbanistico in particolare, nella
costruzione del territorio. Detto diversamente partendo dal territorio contemporaneo ho provato a
rintracciarne alcune radici nell’immaginario.
lo spazio del welfare
in Europa
Dal 2006 ho iniziato ad occuparmi della dimensione fisica delle
politiche di welfare state. Il tema della ricerca è nato dalla constatazione
della scarsa attenzione dedicata agli spazi di socializzazione e di vita
collettiva nei progetti e processi di pianificazione urbanistica, la scarsa
attenzione posta verso quell'insieme di spazi, servizi ed attrezzature che
dovrebbero garantire comfort, qualità e sicurezza alla città, dando forma
concreta alle politiche del welfare state.
Nel settembre 2008 su questo tema ho presentato un progetto
nell’ambito del programma UE Cultura 2007-2013 di cui Iuav è coordinatore
ed i co-organiser sono Francia, Spagna, Norvegia e Germania. Il progetto è in
corso di valutazione.
Dal 2007 sono responsabile di un assegno di ricerca Iuav dedicato al
medesimo tema (assegnista R. Baiocco).
Le prime riflessioni su questo tema si sono depositate in una raccolta
di saggi e articoli "Lo Spazio del welfare in Europa", in corso di
pubblicazione sulla rivista "Urbanistica".
sul paesaggio
Dal 2008 sono responsabile scientifico di una Convenzione tra Università
Iuav di Venezia e Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo per
l’attivazione di un Osservatorio sul territorio del Delta del Po.
Nell’ambito di questa convenzione ho svolto le seguenti attività:
- Call for ideas: Una nuova generazione di idee: giornate di ascolto e
interazione sul territorio, l'ambiente e il paesaggio.
L'ipotesi è di lanciare una sorta di "call for ideas" alla
società locale del Delta, di sollecitarla ad avanzare ipotesi ed idee circa il
proprio futuro.
- Scuola Estiva: Scenari per il Delta del Po
Si tratta di una scuola estiva della durata di due settimane con sede a
Porto Viro, al quale partecipano 30 studenti circa, in maggior parte iscritti
alle lauree magistrali dell'Università IUAV, ma aperta anche a studenti
provenienti da università straniere.
- "Delta Lanscapes: Comparisons"
Un seminario che si pone alcuni obiettivi:
- di descrivere la situazione di altre aree deltizie mediterranee con lo
scopo di costruire uno sfondo sul quale collocare lo specifico caso italiano;
- di presentare ipotesi interpretative sul territorio del Delta;
Le riflessioni sin qui svolte si sono depositate in un paper presentato
nel febbraio 2009 alla XII conferenza della Soicetà Italiana degli Urbanisti
intitolato "Osservatòri del paesaggio come strumenti di conoscenza e
accompagnamento delle trasformazioni. Il caso del Delta del Po".
di cosa parliamo
quando parliamo di urbanistica
Negli anni più recenti, tenendo sullo sfondo l’attività didattica
e professionale, ho avviato una riflessione sul campo del sapere e della
pratica urbanistica.
Una riflessione volta da un lato ad esplorare l’attività
urbanistica nel suo farsi, tornando a parlare di chi e come vi partecipa, non
considerando i piani dei prodotti finiti, oggetti pronti per l’uso, ma
«scatole nere» da aprire per raccontarne la storia, il processo di produzione:
mostrandone i nodi, le controversie, le aporie, le questioni aperte, la
progressiva definizione di idee e risultati.
Questo perché mi è sembrata prevalente la tendenza a descrivere e
discutere non l’urbanistica che si fa, la pratica, ma l’urbanistica
già compiuta (a partire dalla quale si tende ad individuare le leggi secondo
cui si sarebbe fatta), ritenendo invece utile parlare di quali azioni compie
concretamente un urbanista nello svolgere il suo mestiere, di cosa e come si
comporta effettivamente oggi durante un processo di piano: parlare
dell’»urbanista in azione» più che delle qualità del suo prodotto.
Un primo esito di questa riflessione è un saggio «Urbanistica in azione:
il processo di redazione del Piano Strutturale Comunale di Ferrara», in Critica della Razionalità Urbanistica
n. 16, 2005.
Dall’altro lato la riflessione si è rivolta ad indagare il
processo di continua ridefinizione cui è sottoposta l’urbanistica. Ho
fatto questo nel tentativo di chiarire i modi in cui oggi l’urbanistica
interpreta i temi rilevanti posti dalla contemporaneità ed i cambiamenti che ne
derivano alla città ed al territorio riconoscendo, forse, la specificità con
cui essa se ne occupa rispetto ad altri «campi del sapere e della pratica» ed
evidenziando come sovente l’indebolimento della sua capacità di
interpretazione sia conseguenza della perdita della capacità di accumulare al
proprio interno gli avanzamenti prodotti ai margini. e di come per continuare
ad affrontare questa situazione in modo adeguato sia necessario continuare nel
processo di ricerca di contatti e relazioni con altri campi del sapere, nel
rapporto di interazione conflittuale con essi.
Un primo esito di questa riflessione si è depositato in un libro, Di cosa parliamo quando parliamo di
urbanistica, in corso di pubblicazione presso la casa editrice Meltemi, ed
in un saggio «Di cosa parliamo quando parliamo di urbanistica: resoconto di un
seminario e di un ciclo di conferenze», in corso di pubblicazione sul n. 17
della rivista Critica della Razionalità
Urbanistica.
infrastrutture e
insediamenti
Un terzo campo di ricerca cui mi sono dedicata è relativo al rapporto
tra infrastrutture e insediamenti. In particolare tra infrastrutture stradali e
insediamenti caratterizzati da fenomeni di dispersione.
Tre sono state le occasioni per riflettere su questo tema:
- la ricerca Infrastrutture per
la mobilità e costruzione del territorio metropolitano, (PRIN 2007-2008
coord. nazionale B. Secchi)
- la ricerca INFRA Architettura del territorio e
infrastrutture nei paesaggi della nuova urbanizzazione Murst 40% 1999/2003
(coord. naz. A. Isola, responsabile scientifico unità di Venezia, G. Lombardi),
coordinatrice del gruppo di lavoro,
nell’ambito della quale ho curato la redazione del 1° e del 2° rapporto
«Infrastrutture e dispersione insediativa nel territorio tra Padova e Mestre»,
giugno 2000 e giugno 2001; le voci «Attraversare/Permeare in A. Isola (a cura
di) Manuale, Marsilio, Venezia 2003;
«Tempo/Processo», in Atlante, in A.
Isola (a cura di), Marsilio, Venezia 2003; ho curato la pubblicazione di: Tra Mestre e Padova. Un progetto di strada,
Otto Editore, Torino 2003; ho organizzato «Reticoli di strade», una settimana
di attività tra cui un seminario internazionale, un workshop di progettazione e
una tavola rotonda con gli attori locali.
- un precedente lavoro svolto per la ricerca, RETURB - Grandi reti e
trasformazioni urbane in Italia ricerca nazionale Murst 40% 1995-96 (coord.
A. Clementi, responsabile unità Venezia B. Secchi). nell’ambito della
quale ho pubblicato il saggio «Infrastrutture nel Veneto tra metamorfosi e
discontinuità», in A. Clementi (a cura di) Infrastrutture
e progetti di territorio, Palombi, Roma 1999.
Attraverso queste ricerche si è cercato di esplorare il legame tra il
disegno delle infrastrutture, le modificazioni del paesaggio e le forme
dell’insediamento, mettendo in luce in modi talvolta inediti, la
necessità, la pertinenza e l’urgenza di ricercare per le infrastrutture
stradali soluzioni nuove ai temi posti dal territorio. Detto diversamente, a
partire dal riconoscimento della necessità di «reinventare» il tema delle
infrastrutture si è cercato di ribaltare le tradizionali logiche settoriali
d’intervento per proporre atteggiamenti più consapevoli del ruolo che le
strade oggi svolgono nei territori caratterizzati da dispersione insediativa.
Nel 2004-2005, su incarico della Metropolitana Milanese S.p.A., ho
studiato il rapporto tra trasformazioni della città e costruzione delle linee
di metropolitana. Il lavoro di ricerca si è depositato in un libro: con G.
Lombardi, S. Munarin, C. Novak, Metropolitana
e Milano: trasformazioni della città e costruzione della rete della
metropolitana, Metropolitana Milanese, Milano 2005.
il territorio veneto
come campo di ricerca
L’indagine e la descrizione delle forme e dei processi di
trasformazione dai quali sono stati investiti la città e il territorio contemporanei,
avendo come campo e laboratorio principale d’indagine l’area
veneta, è un campo di riflessione che ho esplorato attraverso la collaborazione
a numerose ricerche, le principali delle quali sono:
ITATEN - Indagine sulle trasformazioni degli assetti del territorio nazionale, ricerca
nazionale Min. Lavori Pubblici
1994-1996 (coord. A. Clementi, G. Dematteis, P.C. Palermo) Nell’ambito di
questa ricerca ho curato e parzialmente redatto i seguenti rapporti: Rappresentazioni e descrizioni del territorio
veneto, Bologna 28-6-1994; Immagini
del Veneto, Napoli 10-3-1995; Immagini
e rappresentazioni del territorio veneto, Roma 6-7-1995, Caratteri e natura delle trasformazioni
territoriali nel Veneto, Venezia luglio 1997; infine ho pubblicato un
saggio sul libro a cura di A. Clementi, G. Dematteis, P.C. Palermo, Le forme del territorio italiano,
Laterza, Bari 1996);
La città a bassa
densità ricerca
IUAV 1992-93, coord. B. Secchi;
La costruzione della
città europea negli anni ’80. Il caso dell’area veneta, Cresme, 1991, coord. L. Bellicini;
Ipotesi
sull’area centrale veneta. La città diffusa ricerca IUAV, 1989-90 coord. prof. F.
Indovina.
Entro queste ricerche mi sono mossa con la volontà di indagare (e
dall’ipotesi che ci fossero) le regole, le razionalità seguite nel
processo di sviluppo di molti territori italiani contemporanei e con
l’ipotesi che anche la dispersione fosse solo apparentemente casuale e
come invece fossero presenti forme di razionalità minimali, regole insediative,
precise ragioni economiche e sociali alla base dello sviluppo decentrato,
endogeno di diversi territori italiani e come tutto ciò non si potesse
liquidare come «spreco», ma andasse inteso piuttosto come una particolare
risposte italiana, di una parte emergente della società italiana (contadina e
catto-comunista), alla crisi urbana ed un particolare modo di collocare
l’Italia nel processo globale di divisione del lavoro.
A ciò si è aggiunta l’ipotesi che considera la dispersione come
carattere di lungo periodo, e la situazione attuale frutto non tanto e solo di
dispersione per fuoriuscita dalle grandi città, ma di concentrazione relativa
di popolazione e attività a partire dalla dispersione delle famiglie e della
società contadina già insediata nel territorio. Mettendo in evidenza come molti
piccoli centri veneti siano stati sostanzialmente costruiti, «inventati», nel
corso dell’ultimo secolo o degli ultimi decenni. Una ricerca che ha
cercato di utilizzare diverse tecniche e strumenti riconoscendone i limiti;
mettendole alla prova attraverso precisi esercizi di lettura territoriale
tecnicamente pertinente. Non un elogio della storia né una ricerca delle
invarianti da tutelare, piuttosto la verifica di alcune ipotesi attraverso
l’utilizzo, la messa alla prova di alcuni strumenti, lo svolgimento di
alcune precise operazioni di ricerca. Operazioni che sono diventate anche,
ricorsivamente, ed entro la consapevolezza del carattere operativo della
disciplina, momenti di verifica di strumenti e tecniche, di pratiche di ricerca
tecnicamente pertinenti.
Una ricerca «morfologica» nel senso che cerca di descrivere i diversi
strati e temi riconoscendone gli elementi e le forme e che cerca di ridurre il
distacco della disciplina, delle sue teorie, dai fenomeni territoriali,
interrogandosi continuamente sugli strumenti e le tecniche, sulla loro
pertinenza, rilevanza e fertilità.
Mi sono occupata anche di un tema d’indagine solo apparentemente
laterale ai miei interessi: i processi decisionali nella formazione e
trasformazione del territorio, in particolare nel caso del polo universitario
di Chieti, collaborando alla ricerca: Il
processo decisionale negli investimenti in infrastrutture territoriali,
Cresme 1995, coord. L. Bellicini.
Occuparmi di questi temi, anche se in un contesto differente, mi ha consentito
di chiarire alcuni aspetti delle trasformazioni territoriali che spesso, solo
indirettamente, avevo analizzato.
dall’area veneta
all’habitat urbano europeo. Esercizi di comparazione e approfondimento
A partire dall’area veneta osservata come principale caso studio,
l’analisi si è allargata ad altri contesti attraverso la partecipazione
ad alcune ricerche:
After-Sprawl, ricerca internazionale coordinata
dall’arch. Xaveer de Geyter e finanziata dal governo delle Fiandre,
2001-2002. Comparazione tra l’area Veneta, le fiandre belghe, la randstad
Holland, l’area metropolitana londinese, la Ruhr, l’area
Zurigo-Basilea. La ricerca è stata esposta in una mostra ad Anversa ad aprile
2002 e pubblicata in: X. de Geeyter (ed), After
Sprawl, 010 Rotterdam, 2002, in cui compare un breve saggio mio e di S.
Munarin: «Veneto: inhabited territories».
Dispersione Europea, ricerca nazionale Murst 40%
2000-2001 (coord. B. Secchi).
The Transformation of
the Urban Habitat in Europe, 1993-1994 coord. prof. B. Secchi;
Atlante delle città
metropolitane italiane, SOLCO-Ministero delle Aree Urbane, 1992;
Inoltre, soprattutto, partecipando alla redazione di numerosi strumenti
urbanistici in diversi contesti italiani (Brescia,
Pesaro, Macerata, Casarano, Cadoneghe, Belluno, Ferrara) caratterizzati da
dispersione insediativa, dalla presenza di distretti industriali, e da città
che svolgono ruoli diversi.
Questa fase e queste attività mi hanno portato a riflettere
sull’idea, la possibilità e l’opportunità dell’analisi
comparativa, ad esempio, delle forme e processi della dispersione insediativa
in Italia e in Europa.
Ho cercato di fare questo costruendo una tipologia di situazioni di
dispersione insediativa, per arrivare a costruire un Atlante comparativo della
dispersione insediativa in Europa.
dall’allargamento
del campo esplorato, alla sovrapposizione di nuovi temi: strumenti e tecniche
della descrizione, indagine e progetto territoriale
Il lavoro sin qui svolto mi ha portato a riflettere sui modi, strumenti,
tecniche e presupposti dell’indagine, sul ruolo che svolge o le viene
attribuito entro il processo di definizione del progetto urbanistico sulle sue
forme di rappresentazione. L’interesse per le forme e il ruolo attribuito
alla descrizione e all’indagine entro la disciplina urbanistica si è
depositata principalmente nell’attività svolta per i Piani Urbanistici
cui ho collaborato e nella partecipazione alla ricerca:
Nuove forme di
urbanizzazione: questioni di rappresentazione, ricerca IUAV 1998, (coord. B. Secchi).
Nel corso dell’attività professionale ho avuto modo di utilizzare,
applicare sul campo, differenti strumenti descrittivi e operazioni di ascolto
(analisi disaggregata e mappatura di dati statistici; analisi della stampa
locale; interviste a testimoni privilegiati, questionari, attività di
progettazione e analisi partecipata; ecc.) questo mi ha portato a riflettere su
queste diverse tecniche e strumenti, sulle possibilità e rischi che si corrono,
sulle loro radici.
L’interesse per gli strumenti della descrizione mi ha portato
anche a risalire ad alcune radici di questi strumenti; al modo in cui sono
stati utilizzati ed interpretati nel corso della storia disciplinare. In
particolare ciò mi ha portato a rivolgere il mio interesse verso tre piani
redatti nella prima metà del secolo XX°: Amsterdam (1928-1935) New York
(1929-1933) e la Grande Londra (1945). Tre piani intesi anche come importanti
sforzi di messa a punto di un nuovo linguaggio, di nuovi strumenti e tecniche
di descrizione della città e del territorio. Tre piani che per qualche verso
possono essere considerati anche come manuali impliciti, sforzi di
codificazione di un sapere. Significativo nella scelta di questi tre piani è il
fatto che abbiano cercato di confrontarsi con l’interpretazione di territori
in mutamento, di ‘città che si fanno regioni’, di città e società
che si sparpagliano in territori sempre più vasti. Su questo tema ho tenuto
alcune lezioni e interventi a seminari:
«New York, Amsterdam e Londra: piani come manuali impliciti», lezione al
Dottorato di Urbanistica, giugno 1997;
«New York, Amsterdam e Londra e la circolazione delle idee a proposito
di dimensione regionale, concentrazione/dispersione e survey», intervento al
Seminario «Il piano di Amsterdam» organizzato allo IUAV da G. Ernesti, luglio
2000;
«Piani prototipici del XX° secolo», lezione al corso di Urbanistica A,
novembre 2000.
Nell’intersezione tra questi due campi di riflessione si colloca
un lavoro che ha avuto come oggetto «la ricerca urbanistica espressa nei piani
e nelle politiche urbanistiche negli anni recenti». L’ipotesi che
sottostà a questo lavoro è che una parte notevole dei più recenti temi
d’indagine, delle principali ipotesi interpretative, delle più diffuse
strategie cognitive, delle nuove relazioni con aree disciplinari esterne
all’urbanistica, degli stessi termini cui sempre più di frequente si
ricorre, si sono formati in quelle occasioni di piano e politiche.
In questo lavoro ho cercato allora di esplorare, a partire da documenti
di piano e di politiche pubblicati nelle principali riviste di urbanistica, i
temi e le questioni, le tecniche e gli strumenti, le parole e le categorie, le
ipotesi interpretative proposte, e di elaborarne una prima mappa. Ho presentato
questo paper «La domanda di ricerca nei
piani urbanistici« in occasione di un convegno organizzato a Roma dalla SIU
nel novembre 1998.
Negli anni più recenti ho iniziato ad interessarmi allo scenario come strumento e tecnica per
il progetto del territorio attraverso diverse iniziative:
- coordinando la ricerca: I
risvolti territoriali della fusione di Abano e Montegrotto: analisi delle reti
locali e scenari di sviluppo sostenibile della quale sono stata incaricata
assieme a Stefano Munarin, nel 1998 dal Dipartimento di Scienze Economiche
dell’Università di Padova e dalla Regione Veneto;
- partecipando alla ricerca: Scenari
per la città contemporanea IUAV 2000, coord. B. Secchi;
- partecipando alla ricerca: I
futuri della città: conoscenze di sfondo e scenari, Progetto strategico CNR
coord. E. Piroddi;
- organizzando nell’ambito del dottorato di urbanistica, il
seminario: «La costruzione di scenari per la città contemporanea: ipotesi e
casi studio», (al quale hanno partecipato: P. Bonavero, S. Bisciglia, A.
Lanzani, M. Mininni), dicembre 2000;
- organizzando il seminario «Back to the future. Scenari per il Veneto e
il territorio contemporaneo», (al quale hanno partecipato: L. Vettoretto, B.
Dolcetta, D. Patassini, G. Corò, A. Clementi, S. Boeri, B. De Meulder) luglio
2001.
- curando: Quaderno del Dottorato
in Urbanistica, n. 1, Venezia 2002.
Ciò che ho cercato di fare è stato da un lato chiarire il significato ed
il ruolo svolto dallo strumento dello scenario, le somiglianze o differenze con
altri strumenti di ‘previsione’, i modi in cui oggi viene utilizzato
in Europa, i limiti o le possibilità connesse al suo possibile uso attuale. Ma
dall’altro ho cercato anche di usare lo scenario per provare ad
interrogarmi sulle possibili modificazioni del territorio contemporaneo, ho
provato cioè a costruire scenari, a dire che cosa succederebbe in alcuni
territori (del Veneto in particolare) se alcune variabili fisiche, economiche o
sociali si comportassero in un modo piuttosto che in un altro, se alcune
tendenze attuali proseguissero o cambiassero corso.
dal territorio
contemporaneo a una riflessione sulle sue radici, sull’immaginario
urbanistico
L’interesse per il territorio contemporaneo, e in particolare per
i fenomeni di dispersione insediativa mi ha sollecitato a rintracciarne alcune
radici, ad indagare il ruolo svolto da piani e progetti, dall’immaginario
urbanistico nella costruzione di questo territorio.
Ho fatto questo principalmente nella tesi di dottorato:
Immagini progettuali
per la bassa densità: il suburbio nord-americano, Roma-Pescara 1993-1996,
scegliendo un caso paradigmatico, il suburbio nord-americano. Da un lato
ho analizzato il posto che il territorio non urbano, l’abitare in questo
territorio, abitarci in una casa propria e isolata nel verde, abitarci con la
propria famiglia continuando a lavorare in città, ha occupato e ancora occupa
nell’immaginario collettivo della società americana.
Questa analisi è stata condotta osservando l’influenza che il mito
della natura selvaggia, veicolato soprattutto dalla letteratura e
l’influenza che i sogni e gli ideali della classe media, veicolati da una
precisa forma spaziale e sociale, hanno svolto nella costruzione di una
rappresentazione persistente e condivisa dell’ambiente suburbano.
Dall’altro ho analizzato le diverse immagini progettuali prodotte
per questo territorio, quelle immagini che più di altre ne hanno influenzato la
sua costruzione. Le immagini selezionate sono state raggruppate in quattro
differenti insiemi.
Nel primo trova posto una successione di ‘esempi esemplari’,
mentre nel secondo l’attenzione è rivolta alla ‘folla
oscura’, agli autori collettivi partecipanti ad un’attività che
individualmente li trascende. Da un lato ho inteso lo sforzo di immaginazione
come prodotto di un’attività individuale, dall’altro come traccia
di un’attività collettiva.
Accanto agli ‘esempi esemplari’, ma separata da questi, ho
analizzato un’immagine progettuale di recente concettualizzazione, il
‘new urbanism’ della quale risulta difficile riconoscere il livello
di condivisione e di persistenza, mentre immediatamente riconoscibile appare il
processo di mitizzazione nel quale è stata coinvolta, facendola sembrare a
volte come un ‘atteggiamento scontato’.
A conclusione di questa rassegna di immagini, ho rivolto
l’attenzione a Broadacre city di F.L. Wright, uno ‘sforzo estremo
dell’immaginazione’: è questo il modo in cui Bronislaw Baczko ha
definito la rappresentazione utopica.
Prima della laurea ho collaborato ad alcune ricerche su temi diversi. In
particolare:
-nel corso del 1987 ho collaborato alla ricerca «Stato di avanzamento della legge 219/81 nell’area del cratere»
coordinata dalla prof. Ada Becchi e dedicata all’analisi dei progetti e
delle politiche di ricostruzione nell’Irpinia dopo terremoto. A partire
da una serie di rilievi e sopralluoghi, la raccolta di informazioni
quantitative e di interviste a testimoni privilegiati, ho analizzato il
processo di ricostruzione predisponendo un saggio poi pubblicato sulla rivista Archivio di Studi Urbani e Regionali.
-nel corso del 1989 ho collaborato alla ricerca «Lisbona Moderna» coordinata dal prof. F. Indovina. In relazione a
tale collaborazione e all’interno del programma «Erasmus» ho svolto
attività di ricerca presso la Facoltà di Architettura della Universidade
Tecnica di Lisbona predisponendo i materiali ed organizzando la mostra «Lisbona
Moderna», tenuta a Venezia e Lisbona nell’autunno dello stesso anno.