Undergraduate and graduate programmes offered by the University iuav of Venice:

breve storia dell’Università Iuav di Venezia

 

La scuola superiore di architettura di Venezia (seconda in Italia, dopo quella di Roma) fu istituita nel dicembre del 1926 per iniziativa di Giovanni Bordiga, presidente dell’accademia di belle arti.

Nel 1926 la scuola contava 27 iscritti. Accanto a Bordiga, docente di geometria descrittiva, vi insegnavano Guido Cirilli (composizione), Guido Sullam (decorazione), Brenno del Giudice (architettura minore), Giuseppe Torres (restauro dei monumenti e architettura sacra), Augusto Sezanne (disegno ornamentale), Pietro Paoletti (storia dell’arte e dell’architettura). Nel 1929, a Bordiga succedette nella carica di direttore Cirilli che era stato professore di composizione dell’accademia di Venezia. Cirilli trasferì nella nuova scuola una mentalità ancora radicata nel mondo dell’accademia di belle arti, in cui l’architettura era intesa in funzione essenzialmente decorativa.

Il rinnovamento più che sui programmi avvenne attraverso il ricambio del corpo docente.

Nel 1933 Carlo Scarpa, dopo essere stato assistente di Cirilli, diventava professore incaricato di studio dal vero e decorazione.

Nel 1935, Duilio Torres prendeva la docenza di urbanistica. Infine nel 1936, Giuseppe Samonà era chiamato ad assumere la cattedra di disegno architettonico e rilievo dei monumenti, occupata in precedenza da Del Giudice.

 

Nel 1938 Samonà volle a suo fianco dapprima come assistente, poi come docente, Egle Trincanato, che si era laureata nella scuola veneziana.

Il progetto di Samonà prefigurava una rifondazione dell’insegnamento dell’architettura e contemporaneamente la ridefinizione della disciplina. Lo studente di architettura, futuro architetto impegnato nella ricostruzione del Paese, doveva formarsi su nuovi programmi e con nuovi insegnanti. Si deve, sosteneva Samonà nel 1948, porre le basi “per un edificare che meglio corrisponda alle esigenze umane”, superando gli “schemi astratti del razionalismo”, misurandosi sui problemi reali. La scelta delle persone che riuscì a far giungere a Venezia, anche attraverso un’abile politica interna di incarichi, risultò fondamentale: nel 1948 Luigi Piccinato (insegnamento di urbanistica in sostituzione di Duillio Torres), nel 1949 Franco Albini (insegnamento di architettura degli interni, arredamento e decorazione), Giovanni Astengo (insegnamento di urbanistica), Ignazio Gardella (insegnamento di elementi costruttivi) e Bruno Zevi (insegnamento di storia dell’arte e storia e stili dell’architettura), nel 1950 Saverio Muratori (insegnamento di caratteri distributivi degli edifici), nel 1954 Ludovico Belgioioso (insegnamento di architettura degli interni) e Giancarlo De Carlo (insegnamento di caratteri distributivi degli edifici).

Nel microcosmo dello Iuav Samonà riuscì a coinvolgere, seppure in maniera periodica, Ernesto Nathan Rogers, che dal 1952 organizzò i corsi estivi dei Ciam, in precedenza avviati a Londra. Condirettori di Samonà erano Albini e Gardella e le lezioni svolte sui temi progettuali specifici della città lagunare.

 

La “centralità” dell’Istituto nel panorama della cultura architettonica emergeva anche nei rapporti con le riviste. Condirettori di «Metron» erano Piccinato e Zevi, direttore di «Urbanistica» Astengo, direttore di “L’architettura cronache e storia” Zevi, mentre De Carlo fu fino al 1957 redattore di «Casabella-Continuità», diretta da Rogers.

Dopo sette anni di direzione, con orgoglio Samonà poteva affermare davanti ai colleghi che l’Istituto veneziano era il “più noto nell’Europa e nel mondo”.

Nel 1963, il trasferimento di Albini e Belgioioso a Milano, di Zevi e Piccinato a Roma segnava la conclusione di un ciclo. Agli occhi di Zevi l’esperienza veneziana si era esaurita ed emergeva l’esigenza di costituire altrove un nuovo e più incisivo modello veneziano, coinvolgendo possibilmente lo stesso Samonà. In realtà, l’idea di Zevi non decollò, mentre invece emerse, ancora una volta, la capacità di Samonà di reinventarsi.

Gli anni successivi al 1963 furono dunque caratterizzati da un nuova fase di rinnovamento. Samonà fece spazio alla generazione dei trentenni. Tra il 1963 e il 1968 arrivarono Carlo Aymonino, Leonardo Benevolo, Manfredo Tafuri, Mario Manieri Elia, Guido Canella. Inoltre furono chiamati a svolgere attività didattica, dapprima come assistenti, poi come docenti, architetti laureati nello Iuav durante la gestione Samonà: Gino Valle, Valeriano Pastor, Gianugo Polesello, Fernanda Valle, Luciano Semerani, Costantino Dardi.

La direzione Samonà si concluse nel 1971. Due fatti, almeno, segnarono il superamento della politica di unità tra architettura e urbanistica perseguita dall’architetto siciliano. Nel 1970 si inaugurò il corso di laurea in urbanistica, artefice Giovanni Astengo. Si sanciva così la separazione tra l’architettura e una disciplina urbanistica divenuta sempre più scienza della gestione del territorio. Nel 1969, la pubblicazione del saggio Peruna critica dell’ideologia architettonica di Manfredo Tafuri procedeva di pari passo con il rinnovamento dell’istituto di storia dell’architettura, fondato a suo tempo da Zevi, e che aveva ora per finalità la critica all’ideologia del progetto. Dopo le storie operative di Zevi e Benevolo si gettavano così le basi per una storia dell’architettura svincolata da ogni rapporto con la progettazione architettonica.

 

Nel 1971, a Samonà seguì la direzione di Carlo Scarpa e dal 1974 al 1979 fu direttore Carlo Aymonino. Con Aymonino l’Istituto approntò un nuovo progetto strutturale di riforma dell’insegnamento, in seguito alla crisi emersa a cavallo degli anni settanta. Con la creazione dei dipartimenti nel 1976, sperimentati nell’Istituto in anticipo rispetto alle altre università italiane, la scuola si aggiornava e si forniva di quegli strumenti in grado di governare gli specialismi in cui si andava sempre più suddividendo la cultura architettonica.

Intanto la scuola si andava arricchendo di nuovi docenti: nel periodo fra l’inizio degli anni settanta e la metà degli anni ottanta, che videro anche le direzioni di Valeriano Pastor (1979-82) e di Paolo Ceccarelli (1982-91), venivano chiamati a insegnare architetti laureati nello Iuav (oltre a Massimo Cacciari e Franco Rella), mentre giungevano da Milano Aldo Rossi (dal 1975), Vittorio Gregotti (dal 1978), Bernardo Secchi, Francesco Tentori, Massimo Scolari, da Bologna Pierluigi Cervellati, da Roma Giorgio Ciucci, Edoardo Salzano; recentemente hanno scelto di insegnare allo Iuav il romano Franco Purini e il napoletano Francesco Venezia.

Iuav vede in pochi anni una crescita espondenziale degli studenti iscritti, fino a raggiungere il massimo di 12.000 all'inizio degli anni '90. Dal 1993 Iuav, attraverso l'opera del rettore Marino Folin  si è impegnata ad attuare la riforma degli ordinamenti didattici delle facoltà di architettura. Dal 2001 Iuav non è più un istituto universitario ma una università degli studi, l'università Iuav di Venezia, con tre facoltà: Architettura, Pianificazione del Territorio e Design e Arti.

Da novembre 2006 a novembre 2009 è stato rettore dell’ateneo Carlo Magnani.

Da novembre 2009 a settembre 2015 è stato rettore dell’ateneo Amerigo Restucci.

Da ottobre 2015 è rettore dell’ateneo Alberto Ferlenga.

 

Con lo Statuto emanato nel 2012, Iuav ha accolto le indicazioni della legge 240 sull’organizzazione dell’università ("legge Gelmini") e ha sostituito le facoltà con nuove strutture organizzative: i dipartimenti, centri di svolgimento delle attività di ricerca, didattiche e formative. Tre i dipartimenti attivati da Iuav: Architettura, costruzione e conservazione; Progettazione e pianificazione in ambienti complessi; Culture del progetto.

 

Nel 2018 Iuav è entrato in vigore un nuovo Statuto grazie al quale Iuav ha recuperato lo status di “scuola speciale” che lo definisce dalla sua fondazione e che offre la possibilità di riorganizzarsi al di fuori dei vincoli della legge Gelmini, garantendo semplificazione organizzativa e operatività gestionale.

Tra le novità più rilevanti l’attribuzione delle funzioni gestionali a un unico dipartimento, Culture del progetto.

 

 

(tratto da una ricerca di Paolo Nicoloso)