#13
I “gemelli” di Milano
a cura di
Serena Maffioletti



L’Istituto Universitario di Architettura di Venezia e la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, così come le due città che ospitano queste Scuole, hanno fin dal dopoguerra alimentato strette relazioni attraverso i docenti, gli studenti, le ricerche, le idee. Con gli scatti di Giorgio Casali ricordiamo la vitalità di questo dialogo: un omaggio ai due edifici “gemelli”, la Torre Velasca e il Grattacielo Pirelli, che hanno interpretato due diverse idee di città e rappresentato due itinerari essenziali del dibattito architettonico italiano, simboli della città lombarda per le loro maestose visioni, oggi sullo sfondo di altre idee urbane.



1951-1958. Torre Velasca
BBPR, strutture in c.a. ing. Arturo Danusso

Ernesto N. Rogers: «[La tradizione] perde ogni valore qualora venga svuotata dell’intensa vitalità che le deriva dalla sua nozione di moto. Prendere e portare oltre, dunque: continuità nel dialettico scambio di rapporti, conto aperto, senza alcuna possibilità di cristallizzazione di un qualsiasi bilancio consuntivo. Due forze essenziali compongono la tradizione: una è il verticale, permanente radicarsi dei fenomeni ai luoghi, la loro ragione oggettiva di consistenza; la seconda è il circolare, dinamico connettersi di un fenomeno all’altro, tramite il mutevole scambio intellettuale fra gli uomini. La tradizione è il miele pregnante che le api elaborano cogliendo il succo dai diversi fiori».
Ernesto N. Rogers, Le responsabilità verso la tradizione, in “Casabella continuità”, 202, agosto-settembre 1954.

«La Torre cerca di fondersi per continuità materiale all’ambiente, si sforza di presentare il suo volume con la stessa solidità muraria delle case che costituiscono il tessuto prevalente della città, per cui essa veramente ci appare come l’esplosione di un magma compatto che improvvisamente in un punto abbia elevato con un getto verticale la materia di cui è composto. La singolarità è dunque nel fatto esplosivo, in cui una materia tutto coerente per ragioni interne si dilata senza alterare la compatta densità di se stessa».
Giuseppe Samonà, Il grattacielo più discusso d’Europa. La Torre Velasca, in “L’Architettura”, 40, febbraio 1959



1956-1961. Grattacielo Pirelli
Studio Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli
Studio Ingg. Giuseppe Valtolina, Egidio Dall’Orto
Partecipazione alle determinazioni progettuali ing. Pier Luigi Nervi, prof. Arturo Danusso

Gio Ponti: «Queste idee, che vedo realizzarsi e perfezionarsi attraverso l’opera comune, sono le une dei principii di architettura, e le altre degli svolgimenti dell’architettura moderna.
Sono: la forma finita, cioè la composizione, contro il ritmo senza fine per ripetizione di elementi; l’essenzialità, cioè la costruzione portata all’essenziale (qui la collaborazione dei miei amici è stata tenace e preziosa all’estremo) contro ogni esteticismo di marca o tradizionale o modernistica; l’invenzione strutturale, nelle meravigliose possibilità di quest’epoca che non hanno precedenti, contro ogni routine strutturale (scuola dell’immaginazione e dello sforzo, contro la scuola d’un mestiere puramente imitato e adottato); la rappresentatività, antico attributo dell’architettura, contro l’inespressività dell’architettura a elementi ripetuti; l’espressività che caratterizza la costruzione (in quella comprensione popolare, che genera quell’amor popolare, dove è la sua finale affermazione), contro una pura e semplice sostanzialità tecnica; la illusività, che deve trasporre la costruzione su un piano poetico, senza di che essa non diviene architettura. E, venendo agli svolgimenti, l’aspetto luminoso notturno, il nuovo secondo aspetto dell’architettura dal quale essa non deve più prescindere. E su un piano concettuale, l’onore al lavoro, e l’aggiornamento tecnico più spinto e appalesato, come affermazione dei valori morali, intellettuali e scientifici della nostra civiltà, in rapporto alla sua formazione sociale (e qui il pieno consentimento, senza mai una riluttanza, della Società Pirelli è stato di un valore eccezionale di partecipazione). Infine, su un piano tecnico-storico, la incorruttibilità dei materiali, attributo esclusivo e rivelazione della tecnica d’oggi, contro l’invecchiamento, vecchia essenza di un’architettura più naturale che tecnica. Infine, sul piano urbanistico-pratico lo sviluppo in altezza, a condizione di cedere spazio al traffico e al parcheggio, e sul piano urbanistico-sociale, i valori formativi-sociali dell’intraprendenza e della fantasia umana contro quelli addormentatori ed a volte brutali nella ripetizione, che suscitano tante istintive proteste».
Gio Ponti, ’Espressione’ dell’edificio Pirelli in costruzione a Milano, in “Domus”, 316, marzo 1956.

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Torre Velasca

I “gemelli” di Milano

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Grattacielo Pirelli

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Torre Velasca

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Grattacielo Pirelli

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Torre Velasca

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Grattacielo Pirelli

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Torre Velasca

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Grattacielo Pirelli

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Torre Velasca

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Grattacielo Pirelli

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Torre Velasca

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Torre Velasca

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Grattacielo Pirelli

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