Università Iuav di Venezia
SBD Archivio Progetti
Politecnico di Milano
Facoltà di Architettura Civile
Dipartimento di progettazione
dell’Architettura
COMUNICATO STAMPA
mostra
BRUNO MORASSUTTI architettura e
costruzione
1920 - 2008 opere e progetti
a
cura di
mostra
itinerante: Giulio Barazzetta, Roberto Dulio e Nicola Agazzi
mostra dei disegni d’archivio: Nicola Agazzi e Anna
Tonicello
21 ottobre
> 19 novembre 2010
Cotonificio Santa Marta
Dorsoduro 2196, Venezia
inaugurazione
21 ottobre
2010, ore
15.30
sala Gino Valle
sede
sala Gino
Valle
apertura lunedì - venerdì ore 10 > 18
sala Archivio
Progetti
apertura lunedì - venerdì ore 10 > 16
chiuso sabato
e festivi
16 novembre
Scuola di
Dottorato Iuav
Giornata
di studi
BRUNO MORASSUTTI 1920 - 2008 opere e progetti
Palazzo
Badoer, aula Tafuri
San
Polo 2468, Venezia
ore
14.30
La
figura e l'opera di Morassutti hanno acquisito negli ultimi anni un apprezzato
rilievo critico, imponendosi all'attenzione della cultura architettonica
contemporanea. La particolarità della sua formazione, gli esordi della carriera
professionale, le opere realizzate con Mangiarotti e Favini, le sue
architetture costruite e progettate dagli anni sessanta ad oggi e infine lo
stesso modo di condurre la progettazione sono i motivi di un interesse che ha
coinvolto architetti e ricercatori ad occuparsene.
Sulla
scorta delle produzioni del Dipartimento di Progettazione dell'Architettura del
Politecnico di Milano questa iniziativa su Bruno Morassutti è composta da una
mostra itinerante e da una pubblicazione che s’inseriscono nel quadro
delle attività di studio rivolte non solo al campo della divulgazione
dell’architettura, ma indirizzate alla critica e alle discipline dei
procedimenti di progetto e di costruzione. Il volume Bruno Morassutti
1920-2008 opere e progetti è uscito alla fine del 2009 per le edizioni
Mondadori Electa, raccoglie i punti di vista e gli studi, avviati assieme a
Bruno Morassutti attorno all’ordinamento dell’archivio, i testi e
le schede delle opere di Giulio Barazzetta, Roberto Dulio, Nicola Agazzi,
Claudio Camponogara, Elena Demartini, Federico Ferrari, Adriana Filieri,
Roberta Martinis, Stefano Poli, Augusto Rossari, Francesco Scullica.
L’Archivio
Progetti dello Iuav di Venezia partecipa all’iniziativa del DPA conferendo
i materiali del fondo Morassutti e collaborando alla realizzazione, così come
gli eredi di Bruno Morassutti e gli architetti Mario Memoli e Gabriella
Benevento.
La
mostra è costituita da due sezioni:
-
la prima sezione – nella sala espositiva ‘Gino
Valle’ è realizzata da testi, fotografie e disegni riprodotti e composti
in 40 pannelli di grande formato 110 x 110 cm. stampati con tecnica fotografica su
supporto rigido, completata da 5 disegni originali incorniciati e da 8 modelli
architettonici di studio in legno e cartone. 10 fotografie delle opere di Bruno
Morassutti di Giorgio Casali e dello studio di via Quadronno di Marco Introini
completano l’esposizione;
-
la seconda sezione – nella sala espositiva
‘Archivio Progetti’ presenta alcuni schizzi e disegni originali
dell’archivio di Bruno Morassutti, conservato presso Iuav, scelti per
illustrare i modi di lavoro dell’architetto.
La
mostra di Venezia fa seguito alla prima tappa espositiva, tenutasi dal 15 al 30
aprile 2010, presso lo spazio mostre del campus Bovisa del Politecnico di
Milano.
In
coincidenza con la mostra, in collaborazione con la Scuola di Dottorato, verrà
organizzata una giornata di studio focalizzata sugli aspetti caratterizzanti l’opera
di Bruno Morassutti in due sezioni, una coordinata da Roberto Dulio, con
interventi di Roberta Martinis e Carmen Diez Medina sugli esordi - il viaggio
in America, il Masieri Memorial, le collaborazioni con Carlo Scarpa - una da
Giulio Barazzetta con interventi di Tullia Iori sulla costruzione, Enrico
Morteo sul modo moderno delle scale del progetto e Ali Filippini sul disegno
industriale e sugli allestimenti.
Bruno Morassutti
biografia
Bruno Morassutti è un architetto veneto che ha
vissuto e lavorato a Milano. La sua attività e le sue opere si riflettono bene
in questo enunciato se si aggiunge che il suo contributo all’architettura
italiana è fortemente segnato dall’incontro con Frank Lloyd Wright e
l’architettura americana della fine degli anni quaranta.
Veneti sono la nascita a Padova, gli anni della
scuola a Venezia, l’insegnamento di
Giuseppe Samonà, l’incontro con Carlo Scarpa. C’è la laurea
nel novembre del 1946 nell’I.U.A.V. in rinnovamento, lo stesso anno di
Masieri, Gellner, Valle. Ci sono due anni di collaborazione nello studio del fratello
Giovanni ingegnere a Padova, formatosi a nel Werkbund degli anni ’30 di
Holzmeister, Hoffmann e Behrens. C’è poi la consapevolezza dei limiti
della formazione accademica e la forte tensione a conoscere direttamente
l’esperienza dell’architettura praticandola con Wright a Taliesin.
Una voglia di conoscere esplosa nel clima di apertura dell’immediato dopo
guerra, a Venezia con Scarpa che proprio allora si rivolge definitivamente a
Wright in un rapporto poetico testimoniato da molti suoi progetti, unita
all’aspirazione verso un’America sconosciuta prima della guerra in
Italia. Quest’incontro per Morassutti nel 1949 a Taliesin in Wisconsin
e in Arizona fino all’anno dopo. La vita comunitaria, la vicinanza
quotidiana con il maestro e i suoi lavori, l’incontro con altri maestri
invitati come Perret e anche l’incontro con le architetture di Mies van
der Rohe a Chicago e con Neutra in California, introducono un itinerario
americano che Morassutti compie letteralmente sulla strada. Di questo viaggio
rimangono le diapositive delle architetture che Morassutti mostra a Milano al
Politecnico e a Venezia a illustrare l’opera del maestro, immagini che
Scarpa usò per le sue lezioni su Wright.
L’esperienza americana conclude la sua
formazione di Morassutti e apre l’attività di Bruno Morassutti con la sua
prima opera, una casa di vacanze per la famiglia a Iesolo, che egli stesso
descrive come necessità “di mettere in pratica un insegnamento”.
Una “usonian house” in riva all’Adriatico orientata alla
prefabbricazione con elementi della costruzione semplici, tipizzati e
ripetibili ma raffinati nel disegno e nella scelta dei materiali, che
definiscono ambienti e spazi aperti in modo netto e integrato.
Con l’esposizione di una sedia e di un tavolo
in tondino di ferro nella sezione curata da Scarpa alla Triennale del ’47
avviene l’innesto nell’ambiente milanese, che prosegue dopo il
periodo americano nello studio BBPR con l’incontro con Angelo Mangiarotti
con cui apre nel 1954 lo studio comune che durerà sino al 1960.
Un’attività intensa e molteplice riconosciuta immediatamente dalla
critica, che fonde in una sintesi difficilmente separabile gli apporti
individuali, le diverse formazioni filtrate dall’esperienza americana di
entrambi che risuona nella torre genovese, negli edifici per appartamenti
milanesi e nelle abitazioni unifamiliari di san Martino di Castrozza.
Architetture in cui sono rintracciabili meditazioni sulle esperienza di Wright,
di Mies e sull’architettura giapponese, piuttosto che sull’edilizia
rurale italiana e sulle geometrie d’impianto degli edifici ad aula o
delle ville venete.
Di quel periodo rimangono esemplari la chiesa di
Baranzate e la casa di appartamenti di via Quadronno. Entrambi edifici
sperimentali dei problemi e temi contemporanei; con un contributo originale e
specifico che supera la particolarità dell’opera come avanzamento del
lavoro di tutti, del patrimonio comune dell’architettura del proprio
tempo. L’uno sul versante della ricerca dei fondamenti, l’altro che
declina con lingua alta la ripetizione del suolo e l’articolazione
dell’abitazione borghese nell’edificio del condominio milanese.
Dai primi anni sessanta Morassutti prosegue da solo
la propria pratica coltivando gli stessi temi a voler precisare una ricerca
personale, che si connota interamente sul piano del progetto di architettura.
Così la casa di Termini di Sorrento riporta
l’abrì souverain di Baranzate verso versanti domestici che non perdono
chiarezza classicista in ricordi usoniani. Così la struttura per la fabbrica
Aperol, disegnata assieme a Aldo Favini in uno studio della forma strutturale
naturale, riporta la campata ripetuta nella prefabbricazione industriale alla
ieratica esemplarità dell’aula. Così il condominio di via Fallopio a
Padova declina le esperienze milanesi in una cortina edilizia. Verso le
esperienze seguenti si fissano i progetti per l’edificio di Longarone e
per le Fontanelle a san Martino. A Longarone l’architettura della
fabbrica si articola attorno alla struttura prefabbricata in metallo e alla spazialità
del giunto fissando i suoi limiti nelle facciate ancora una volta opalescenti
in vetro resina ondulata. A san Martino viene resa concretamente architettonica
una ricerca di arte programmata condotta con Enzo Mari sulla ripetizione del
modulo e sulla sua variazione automatica, modulando quattordici abitazioni
unifamiliari in calcestruzzo e legno in un’unità d’abitazione che
trova la sua regola nel sito e nel paesaggio.
Proprio l’unità che scandisce l’insieme
nel sito è il principio del progetto del centro d’istruzione I.B.M. a
Novedrate che si inquadra nel paesaggio della Brianza. Al di sopra della
copertura a terrazza di un largo basamento di aule e laboratori, appoggiato a
un declivio di un parco, si alzano le torri dei corpi scale che reggono dodici
volumi a mensola delle stanze degli studenti. Con questo progetto inizia nel
1968 l’attività dello studio Morassutti & Associati Architetti,
(B.Morassutti, M.Memoli, G.Gussoni, G.Benevento) con l’unione con tre
architetti più giovani una milanese e due napoletani, che si conclude nel 1980
avendo prodotto una serie di progetti per la prefabbricazione residenziale fra
cui “Spazio 3”,
per la ricostruzione per la
Regione Friuli del 1977, e quello per la ricostruzione
dell’abitato di Castelnuovo di Conza del 1981, vincitore del concorso
bandito dal Giornale Nuovo di Montanelli.
Le chiese e i progetti di Bruno Morassutti degli anni
ottanta e novanta indicano una ricerca non interrotta sul tema degli edifici ad
aula, sui programmi liturgici e un contributo “fuori serie” ai temi
dello spazio aperto e del restauro. Così come i concorsi urbani per il comparto
Garibaldi Repubblica e per una Nuova Porta per Venezia mostrano il
rafforzamento di un interesse per l’architettura della città e la natura
strutturante dello spazio pubblico che porterà a maturazione assieme ad un
gruppo di giovani architetti europei nel progetto per il concorso per la Darsena di Porta Ticinese
a Milano del 2004.
Bruno Morassutti è morto il 4 settembre 2008 mentre
stavamo terminando insieme il lavoro per questa mostra, per il libro e per
l’ordinamento dell’archivio dello studio. La sorte ha voluto che il
progetto per la chiesa di Baranzate fosse stato appena consegnato agli uffici
del Comune per l’approvazione. La
firma del Parroco per la committenza assieme a quella di Bruno Morassutti per
gli autori sottoscrivono su questo atto la condivisione del progetto. Si chiude
così un duro lavoro cominciato qualche anno fa con l’apposizione del
vincolo e si inaugura la stagione dell’attuazione del restauro di
un’opera chiave dell’architettura contemporanea. Questa era una
della cose che stavano più a cuore a Bruno, preoccupato di non riuscire a
portare a termine un lavoro così importante per la comunità di Baranzate, per
riconsegnare a tutti un edificio nella sua integrità di una forma costruita per
l’uso collettivo.
Giulio Barazzetta
2005_2010
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archivioprogetti@iuav.it
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