Atlante
dell’architettura italiana degli anni ‘50 e ‘60:
figure,
forme, tecniche costruttive
mostra a cura di Luka
Skansi fotografie e grafica Federico Padovani cotonificio sala espositiva “Gino Valle” 4 > 21 giugno
2013 ore 9 > 19 da lunedì a venerdì inaugurazione: martedì 4 giugno |
unità di ricerca
Arte del costruire – Baukunst
www.iuav.it/artecostruire
Nell’ambito della ricerca
“La concezione strutturale. Ingegneria e architettura in Italia negli anni ’50 e ‘60”
PRIN 2008
Università Iuav di Venezia
Politecnico di Torino
Politecnico di Milano
Università La Sapienza di Roma
Università degli Studi di Udine
L’Atlante
a cura di Marco
Pogacnik e Luka Skansi
con Francesca
Mattei
L’Atlante è
un database che raccoglie le schede di
oltre 500 edifici realizzati o progettati negli anni ’50 e ’60.
È il risultato di uno spoglio – ancora in corso di implementazione
– delle riviste di architettura e di ingegneria pubblicate in Italia dal
1945 al 1970.
Lo spoglio
– fondamentale per poter ricostruire una mappatura esaustiva degli
edifici realizzati e dei progetti pubblicati sulle principali pubblicazioni di
settore – è stato necessario per ampliare le nostre conoscenze
sull’architettura italiana di quegli anni aldilà di quanto offerto dalla
corrente manualistica sul tema.
Il database
Uno dei
principali obiettivi di questo lavoro è stato quello di “costruire”
uno strumento di lavoro. Più che
cercare di chiudere – attraverso un percorso analitico – un
capitolo tematico o storico, l’obiettivo è stato quello di inventare un
dispositivo flessibile e aperto, che potesse servire da base per future
ricerche, nello spirito collaborativo della ricerca PRIN 2008 di cui questo
lavoro è parte integrante.
L’Atlante è
costituito da schede, con voci e descrizioni che offrono le informazioni
essenziali sull’edificio documentato. Le informazioni relative ad autori,
dati cronologici, bibliografici, tipologici e geografici sono state integrate
da voci che indicano la tipologia strutturale e il sistema costruttivo
dell’architettura; le schede sono poi arricchite da una descrizione
strutturale dell’edificio, redatta utilizzando direttamente le fonti
secondarie (servizi sulle riviste, schede di pubblicazioni o manuali coevi).
Le schede sono
completate da alcune immagini storiche, dalla georeferenzializzazione
dell’edificio e, in alcuni casi, da un servizio fotografico che documenta
lo stato di fatto attuale.
Le schede
compongono il database. Il grande vantaggio di questo tipo di catalogazione è
la possibilità di costruire una griglia terminologica in base alla quale
incrociare dati e creare nuove e inedite genealogie. Temi, autori, tecniche,
modelli e figure architettoniche, committenze, imprese di costruzioni, possono
essere incrociate per ottenere percorsi di ricerca, individuare continuità e
discontinuità nel contesto storico.
Si tratta dunque
di uno strumento aperto e non di un
prodotto concluso.
Le possibilità di
implementare dati nel tempo, ampliare le informazioni sugli edifici e sui
protagonisti, inserire nuove voci, sono state condizioni essenziali per la
scelta del database come strumento di ricerca e come veicolo della sua
divulgazione.
Infine, l’Atlante in forma di database si
considera come strumento didattico prezioso e innovativo: gli edifici non
vengono chiusi all’interno di limitate e restrittive gabbie cronologiche
e stilistiche, ma si aprono a contesti ben più larghi e aperti, nel quale gli
studenti sono chiamati ad una comprensione più complessa delle scelte
strutturali, degli elementi architettonici, e dei protagonisti esaminati in un
quadro storico aperto.
La gestione nel
corso del tempo del database è garantita dalla sua integrazione
all’interno del sistema bibliotecario di Ateneo.
Il progetto di ricerca
Questo lavoro
nasce nel quadro della ricerca dal titolo “La concezione
strutturale”.
Si tratta di un
progetto di ricerca finanziato con i fondi PRIN 2008, che vede lo Iuav –
ed in particolare l’area di ricerca "Arte del costruire"–
collaborare con il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano,
l’Università La Sapienza di Roma e l’Università degli Studi di
Udine, con i rispettivi referenti scientifici i proff. Carlo Olmo, Alessandro
De Magistris, arch. Paolo Desideri, ing. Stefano Sorace. Trattandosi di un progetto di ricerca multidisciplinare
(Scienza e Tecnica delle Costruzioni, Storia dell’Architettura,
Composizione architettonica, Tecnologia dell’Architettura, Archivistica),
l’Unità di ricerca allo Iuav, coordinata dal prof. Marco Pogacnik, ha
lavorato in collaborazione con le altre Unità coinvolte nel progetto.
La ricerca è
stata organizzata, per l’arco temporale compreso tra gli anni cinquanta e
sessanta, sulla base dell’analisi di opere esemplari nelle quali gli
aspetti costruttivi e strutturali sono stati determinanti per la definizione
della forma architettonica.
Gli anni ’50 e ‘60
Gli anni
‘50 e ‘60 rappresentano un passaggio eccezionale nella storia del
costruire.
È il momento in
cui la convergenza tra ingegneria e
architettura – così intensamente invocata da Sigfried Giedion in
Bauen in Frankreich – sembra potersi finalmente compiere e questo non
tanto grazie alla volontà di alcuni singoli pionieri, quanto piuttosto ad un
lavoro collettivo svolto nel campo della ricerca strutturale. Il lavoro degli
ingegneri diventa un punto di riferimento per tutti coloro che –
dall’uso di nuovi materiali e tecniche – si attendevano la nascita
di una nuova architettura.
I due decenni
analizzati rappresentano il momento più alto raggiunto dall’architettura
italiana nel corso del novecento. Si tratta degli anni della rinascita politica,
sociale ed economica dell’Italia dopo la catastrofe della guerra, gli
anni del cosiddetto boom economico. La ricerca ha indagato i rapporti tra
architettura e ingegneria e le modalità attraverso le quali innovazioni
materiali, nuovi procedimenti di cantiere e originali tecniche costruttive sono
stati assimilati e fusi in un nuovo linguaggio architettonico.
La nostra ricerca ha evidenziato, in modo particolare, la elevata
qualità rappresentata dalla produzione edilizia media, corrente, quella dalla
quale dipende il volto delle nostre città.
Ciò che rende particolarmente interessanti gli anni della ricostruzione
e della successiva crescita economica è l’affermarsi di una cultura condivisa del costruire cui
partecipano in uguale misura ingegneri e architetti, grandi imprese e
industrie. Il dato costruttivo e strutturale è elemento pregnante nella genesi
del progetto non solo per ingegneri quali Nervi o Morandi, ma anche per
architetti come Gardella, Libera o Castiglioni.
Si tratta di una architettura che non esibisce in alcun modo la tecnica
nei termini di una ingenua fede nel progresso, ma al contrario le opere
analizzate mettono in evidenza felicità inventiva e sapienza costruttiva,
attenzione per il contesto e cura nella scelta dei materiali, capacità critica
e aderenza alle esigenze funzionali.
Guardando questa architettura con i nostri occhi un po' cinici e ormai
privati di ogni afflato ideale, gli anni ‘50 e ‘60 ci appaiono come
un’epoca di grande vitalità intellettuale capace di illuminare il nostro
presente attraverso opere il cui valore è ancora ben lontano dall’essersi
esaurito.
Ripartendo dallo
studio dei singoli fenomeni, dei singoli edifici e dei singoli temi – che
l’Atlante cerca di riportare alla luce, in base ad una rinnovata lettura
–, ci è permesso di iniziare a ridisegnare il contesto, arricchire la sua
definizione, guardare gli edifici e i protagonisti da punti di vista inediti.
Solo raccolta e
vista nel suo insieme – come si vorrebbe dimostrare con questo Atlante
– e inserita nelle condizioni storiche e professionali, questa stagione
dell’architettura e dell’ingegneria italiana inizia a rivelare la
propria ricchezza, le proprie sfaccettature e la propria valenza storica, e
quindi anche storiografica. E l’architettura degli anni del dopoguerra
merita di essere esplorata nella sua totalità, poiché permette di rivelare
l’importanza storica di tematiche ed esperienze di ricerca solo parzialmente
valorizzate o insufficientemente approfondite nelle narrazioni a carattere
generale della storiografia recente.
La mostra
La mostra è stata
realizzata sulla base del materiale fotografico realizzato da Federico
Padovani, prodotto durante la campagna fotografica che ha avuto per oggetto un
centinaio di architetture documentate dall’Atlante. Le immagini
descrivono lo stato attuale degli edifici e ne rappresentano una scelta
esemplare, per contrasti, diversità e analogie.
Crowdsourcing e QRCode
È in fase
embrionale un progetto che prevede di espandere il bacino dei partecipanti al
progetto Atlante Iuav attraverso i principi del crowdsourcing. Si tratta di
diffondere, attraverso i canali istituzionali dell’università e quelli
innovativi dei social networks, le linee guida attraverso cui volontariamente i
soggetti interessati potranno contribuire alla raccolta dei contenuti che
arricchiranno l’Atlante.
Il principio di
condivisione e di rapido accesso alle informazioni viene sintetizzato mediante
l’uso di QRCode (Quick Response Codes, codici a risposta immediata). Sono
codici grafici binari (bianco/nero) che inquadrati con dispositivi smart,
mediante l’uso di programmi di decodifica, danno accesso a contenuti di
vario genere (in questo caso, alle rispettive tavole presenti sul sito
http://atlante.iuav.it).
Ringraziamo per il supporto e il lavoro compiuto
la dott.ssa Anna Casagrande e il webmaster Franco Maran