Vesper | Archivio
|
Vesper No. 1 Supervenice Autunno-inverno
2019 Cliccando su
"indice" è possibile accedere agli abstract dei contributi scarica il volume in accesso aperto >> ISSN 2704-7598 ISBN 978-88-229-0416-4 DOI
10.1400/283005 in
copertina: Armin Linke, M.O.S.E. – Consorzio Venezia Nuova, ship maneuvering simulator, Venezia, 2007 |
Venezia è nota, la sua identità è
così conosciuta da essere considerata scontata, sintetizzabile come un
logo e ripetibile: la città mostra il proprio volto lasciando nello
sfondo la propria struttura. Oro e fango qui si mescolano dando corpo a un documento
multiforme. Concreto e immaginario, autentico e replicabile, minuto e
smisurato, potente e fragile si scambiano la scena, si mescolano guardando
Venezia come oggetto cangiante.
L’alter ego di quanto è noto e scontato è superlativo
ovvero supera canoni predeterminati, è l’impensabile condensato nel
prefisso di una lingua altra, poiché si palesa solo quando si esce da Venezia,
quando sollevandosi la si guarda da fuori. Così emergono dalla sua
immagine fissa azioni e progetti, modi e opere che trasportano la città
in un’altra dimensione, che la trasfigurano. Questo vento (super) lento
la traversa ma non la cambia: Venezia continua a offrire il suo volto noto allo
specchio che la riflette quotidianamente. Piegare quel vento per andare dentro
l’oggetto implica immergersi, almeno per il tempo di un racconto su
carta, nelle deviazioni, nelle contraddizioni di Supervenice. Venezia
è continuamente progettata, faticosamente “perseverata”, nata
fortunosamente in un luogo inabitabile contraddicendo le norme
dell’attuale idea di sostenibilità, già allora metteva in campo desideri
e paure. La città è fronteggiata da quel che resta della più grande
zona industriale d’Europa, a questa concreta traccia di modernità
novecentesca si frappone un’ipertrofia bibliografica: una gigantesca
biblioteca ideale è stata costruita misurando la città più umorale,
lunatica dell’Occidente. Anche se Marco Polo la trovava noiosa, tanto da
non volerci tornare, la sua stabilità, come in un ambiente orientale,
dipende dallo scirocco e dalla luna. Questa sua indeterminazione primordiale la
rende il miglior laboratorio, impensabile in altri contesti, per mettere a
fuoco questioni cruciali per il futuro. Il contesto muta e con esso vacillano
certezze che riaprono la via della ricerca, del progetto: Supervenice è
scavare nel territorio più noto per estrarne genealogie anacroniche. Il super
alter ego di Venezia è una grande bolla che sospende il dato
temporale mentre lo spazio vacilla: quel che resta è solo progetto.
|
Vesper No. 2 Materia-autore Primavera-estate
2020 Cliccando su
"indice" è possibile accedere agli abstract dei contributi scarica il volume in accesso aperto >> ISSN 2704-7598 ISBN 978-88-229-0478-2 DOI
10.1400/283006 in
copertina: Olivo Barbieri, site
specific_LAS VEGAS 07, 2007 |
L’etimo della parola autore rinvia, con il verbo augere,
a un gesto creativo e di incremento. Autore è l’istanza che crea, che
accresce l’esistente. Nel 1967 Roland Barthes ne sancisce la morte in un
celebre testo per ribadire che la crisi è quella dell’autore come
soggettività individuale e nome condensatore di prestigio, già minato dalle
strategie desoggettivanti di automatismo, casualità e frammentazione delle
avanguardie storiche, così come dal gesto macchinico e di riproducibilità delle
seconde avanguardie.
A cinquant’anni da quella affermazione l’assenza di
autorialità sembra essere una griffe di successo. Le tensioni tra
l’anomia della materia, la norma che istituisce autorialità e
l’economia che rende possibile l’opera disegnano prospettive
discordanti. L’artista fa dell’autodistruzione della propria opera
la vera opera e ci si appella alla demolizione di architetture, d’autore
o meno, per riprogettare, o meglio per riaffermare il territorio.
L’intelligenza artificiale consolida le proprie logiche e la propria
progettualità smarcandosi progressivamente dall’ingegno umano. Lo spazio
della critica è sempre più evanescente, vi è però un’accezione di critica
che, più che “firma” individuale, è esplorazione e esplicitazione
di come il progetto fa teoria.
Il binomio materia-autore intende marcare queste tensioni e
contraddizioni: in questa locuzione la parola autore interroga il
permanere di quella prestigiosa soggettività proprio nel momento in cui le
retoriche della “materia come autore” promettono altre forme di
autorialità.
|
Vesper No. 3 Nella selva Autunno-inverno
2020 Cliccando su
"indice" è possibile accedere agli abstract dei contributi scarica il volume in accesso aperto >> ISSN 2704-7598 ISBN 978-88-229-0533-8 DOI 10.1400/283007 in
copertina: Guido
Guidi, Sardegna_Orani 07-2011 |
La
selva torna sia come immagine, capace di riassumere i caratteri dei luoghi e le
modalità di attraversamento degli stessi, sia come realtà: l’avanzata dei
boschi in alcuni territori e la presenza di aree selvagge e selvatiche in
città sono fatti concreti e in continua espansione.
I
due piani di lettura della selva, quello che la assume come figurazione per
interpretare il reale e quello che la analizza come spazio evidente, chiedono
la codifica di strumenti e modi per abitare questo luogo ignoto.
Il
ritorno della selva segna il ritorno di un nuovo senso
dell’“arcaico”, di una ennesima commistione tra
l’architettura e la terra, un connubio consapevole del conflitto tra
ragione e perturbante, tra avventura e comfort, tra memorie di città e
modalità di vita proprie del bosco. Il termine “selva” connota
precise e concrete realtà e molteplici immaginari ma indica anche la possibile
traiettoria del tempo futuro quanto il rivolgimento verso un passato
lontanissimo: è una freccia la cui direzione stabilisce i connotati di un
nuovo possibile contrat naturel.
|
Vesper No. 4 Esili e esodi Primavera-estate
2021 Cliccando su
"indice" è possibile accedere agli abstract dei contributi ISSN 2704-7598 ISBN 978-88-229-0635-9 in copertina: Stefano Graziani, Ceruleo che varia dal blu profondo fino all’azzurro, quasi sempre passando attraverso tonalità di verde, Trieste, 2013 |
Due movimenti, forse antitetici, interessano lo spazio. Singoli individui si autoescludono, escono dalla propria terra (exilium, exsul, ex-solum), si ritirano in altra condizione, depongono il potere da dentro, evitano il potere che frena. L’esilio può essere una scelta individuale ma anche una costrizione che investe, per sommatoria, un grande numero. Al contempo popoli, animali, organismi vegetali sono in esodo, si muovono, scappano, migrano, mutando il disegno e il senso del territorio e delle geografie.
Tre figure prendono corpo da questi moti: lo spazio del viaggio e le tracce dell’attraversamento, la meta o semplicemente il luogo dell’arrivo e infine l’immagine della casa, della città o della “patria” abbandonata. Queste figure accomunano i due movimenti: certo nell’esilio il viaggio può essere istantaneo, può durare il tempo di una decisione, di un rifiuto, della stesura di un testo, del chiudere una porta, mentre nell’esodo il cammino può rivelarsi la meta stessa, in fuga è possibile fermarsi doverosamente, forzatamente, per scelta.
Esili ed esodi si sedimentano nella storia, trovano a volte spazio nella cronaca con aggiornati accenti, mentre si reitera la necessità di uno sguardo posto alla giusta distanza, silenziosamente si posano le pietre di altre città e si rinnova il teorema della mescolanza. I due movimenti ci raccontano forse le storie di nuove e ripetute genesi.
|
Vesper No. 5 Moby Dick: avventure e
scoperte Autunno-inverno
2021 Cliccando su
"indice" è possibile accedere agli abstract dei contributi ISSN 2704-7598 ISBN 978-88-229-0714-1 in copertina: Alberto Sinigaglia, Untitled, 2010 |
Il
racconto di Melville è evocato per indicare, ricordare e mettere al centro la
“ricerca di frontiera”, modalità d’indagine letteralmente
posizionata alle estremità delle conoscenze, al confine di ciò che si sa.
Compito di ogni ricerca è superare il già noto, il già dato, ma oltre le vie mainstream
lavorare al limite implica affrontare questioni controverse, difficili da
dirimere con metodologie assodate, chiede quindi “la mossa del
cavallo”, presuppone sperimentazioni anche nel fare. Ancora, la ricerca
di frontiera è tesa a confutare paradigmi dominanti, opera con un elevato grado
di incertezza e di fallimento.
contatti
t +39 041 257 1542